Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

DOI Artikel:
Gàbrici, Ettore: Cuma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0074

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
135

formata in tutte da una laminetta discoidale, ricavata
col martellare l'estremità dell'arco, ripiegandola a
metà; di guisa che, in alcune ha la forma triangolare,
più o meno allungata, in altre è una mezza ellissi ta-
gliata longitudinalmente, in altre è proprio semicirco-
lare. Nei migliori e più grandi esemplari, uno dei quali
raggiunge la lunghezza di cm. 16, l'arco è tutto co-
perto di graniture a losanghe, giri lineari, linee oblique,
spezzate, a spina, e qualcuno ha incavi anulari otte-
nuti nella fusione (tavv. XIX, 3 ; XXI, 3). Questa
particolarità ravvicina le fibule di Cuma ai grandi
ripostigli dell' Italia centrale. Altro segno di remota
antichità è il trovare graffita la piastrina anteriore
della stalla (tavv. XX, 1 ; XXIV, 5). Questa può dirsi
la forma tipica della fibula di Cuma, la quale ebbe
uno sviluppo suo proprio, che si estende ai Colli Al-
bani, a Roma, e al territorio capenate; ma è rara
nelle necropoli di Roma, dove prevale un altro tipo per
ragioni cronologiche, e qualche esemplare si ebbe dalle
necropoli di Caracupa e di Satricum ('). La fibula
cumana ad arco ingrossato di dimensioni grandi è al-
quanto più tarda di alcuni esemplari che troviamo
nei ripostigli, specialmente a Piediluco (*) ; ed ha
grande affinità con la fibula ad arco semplice della
Sicilia, come dimostra qualche esemplare di Molino
della Badia (3). Essa non si deve considerare alla
stregua della fibula a corpo sottile, ora liscio ora torto
ora appiattito, di dimensioni piuttosto piccole e povera
di metallo, che trovasi nell' Italia centrale e setten-
trionale (es. Moncucco, Bismantova, Capriano, Casa-
lecchio, Firenze, Ancona, Terni, Roma, ecc.), e che
ebbe durata lunghissima. Non vedo affinità fra i due
tipi, poiché questo ultimo presenta una forte depres-
sione dell'arco fin dalle sue origini, che sono molto
remote, e dimostra essere una derivazione dalla fibula
ad arco di violino, che mantenne la sua caratteristica
speciale nell' Italia superiore fino ad epoca relativa-
mente tarda, e che non incontrò favore nè nella To-
scana meridionale, nè molto meno nell' Italia del sud.
La fibula di Cuma ha una curva più arrotondata e

(') Not. scavi, 1906, p. 31 (Caracupa) ; Monum. ant. Lincei,
XV, tav. XVI, 24, 25, 27; gli esemplari di Satricum sono inediti.

(a) Montelius, Civilisation,tnv. 123,13 (Piediluco); tav. 120,
fig. 2 (Goluzzo).

(3) Orsi, in Bull. Pai, XXXI 1905 p. 109, sg. figg. 13 e 14.

136

dimensioni grandi, e si sviluppò indipendentemente
dalla fibula di Tolta.

Un altro tipo di fibula che ebbe dilfusione a
Cuma è quello a due occhielli, di cui uno serve da
molla, donde si origina l'ago elastico, trattenuto alla
estremità da una staffa a canale (tav. XXIII, 1, 2, 5;
XXIV, 1, 3). Gli esemplari grandi che, come quelli
delle fibule di altro tipo, sono i più antichi, si trova-
rono alle Murge Baresi, a Ordona, a Matera, a Crichi,
a Torre del Mordillo, a Locri, ed in Sicilia a Cassi-
bile, a Pantalica, al Finocchito Sono esemplari
sporadici quelli del Lazio, di Bisenzio, di Vetulonia, e
questi ultimi per dippiù di piccole proporzioni (2).
Non vorrei essere franteso: io intendo riferirmi alla
fibula che ha il giro della molla largo come quello
dell'occhio e la staffa a canale. Conosciamo una si-
mile fibula con ampia molla e staffa diversa, che rap-
presenta una evoluzione parallela avvenuta in To-
scana. La fibula di cui parlo è prettamente meridio-
nale e di origine antichissima, come risulta dalla sua
abbondanza nelle necropoli della Sicilia (3° periodo).

Una terza categoria di fibule cumane si fonda sulla
particolarità dell'ago a spillone, saldato all'estremo
dell'arco che è opposto alla staffa. Fra queste fibule
si nota una grande varietà, ed è difficile trovare due
esemplari identici. La testa dello spillone o è pomel-
lata (tav. XXIII, 3), o è una laminetta discoidale
(tav. XXII, 3), o è cinta da striature, o è più com-
plessa ancora (rimando alle figure delle tav. XXII, 4,
XXIII, 4, 6 e XXIV, 2, 4). L'arco ora ha due occhielli
di giro eguale, ora ne ha uno (quello della molla)
molto più ampio, ora ha la forma di un rettangolo,
ora è a verga cilindrica, ora a verga quadrangolare,
ora ha la parte fra gli occhielli martellata. Queste
fibule hanno lo scudetto formato dall'estremità del-
l'arco girato a spira e laminato, ovvero questo è
molto ampio ed è saldato con bullette. Nel secondo
caso lo troviamo sempre decorato a sottilissime graffi-

(') Jatta in Bull. Pai., XXX, 1904, tav. VII 4 (Murge
Baresi); Angelucci, Ricerche preist. e stor. II, 34 (Ordona); Pa-
troni in Monum. ant. Lincei, Vili, 1898, col. 503 sgg., fìgg. 104-
106 (Matera) ; Bull. Pai. Vili, p. 92, tav. IV (Crichi); Not. scavi,
1888, tav. XV, fig. 7 (Torre del Mordillo); Bull. Pai. XXXVI,
1910, p. 51 (Locri Epizepb.); Monum. ant. Lincei, IX, 1899,
col. 75; fig. 26 (Pantalica); ibid. tav. XIII, 6, 7 (Cassibile);
Bull. Pai. XX 1894 tav. V 6 (Finoccbito).

(a) Monum. ant. Lincei, XV, tav XV, 1 (Esquilino); Falchi,
Vetulonia, tav. IV. 22.

CUMA
 
Annotationen