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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0087

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161

CUMA

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dello studioso sui rapporti di questa ceramica della
Grecia continentale con quella di Troia ('). Calcolando

10 spessore degli strati riferibili all'epoca di deca-
denza nella Tessaglia, e calcolando che le tombe di
Dimini e di Sesklo, rinvenute negli strati più recenti,
diedero qualche vaso della tarda età micenea, non
saremo molto lungi dal vero, facendo risalire intorno
al 2000 la invasione nella Tessaglia di questo popolo
con civiltà troiana.

Ma indipendentemente da ogni calcolo cronologico,

11 quale, allo stato delle scoperte, ha un valore assai
relativo, interessa molto agli studiosi della preistoria
italiana mettere questa decadenza di civiltà nella
Grecia in rapporto con alcuni fatti molto sintomatici,
che si constatarono in Italia e nella Sicilia. La vita
del villaggio neolitico di Molfetta, con un' industria
ceramica molto avanzata e con rito funebre pari a
quello delle Cicladi e della Grecia continentale, cessa
d' un tratto, e si continua, con forme e tecnica primi-
tive, nelle caverne del Pulo (2). Così pure la cera-
mica dipinta del primo periodo siculo cessa nelle sta-
zioni e necropoli del secondo periodo. Mi limito a
questi esempi, la cui evidenza è tale, che non è
lecito di esprimere dubbio di sorta. Se mai, dubbio può
sorgere sul parallelismo del 1° periodo siculo con la
civiltà manifestata dal villaggio di Molfetta, che si
crede di data più antica; ma per molte ragioni ri-
tengo quest'ultimo alquanto posteriore alla civiltà del
primo periodo siculo Di guisa che la degenerazione
dello industrie durante il secondo periodo della Sicilia
è per me contemporanea a quella manifestata dal Pulo
di Molfetta. Interrotti i rapporti commerciali che

(*) Per tutte queste varietà di anse che orano in uso nella
ceramica dell'età del bionzo a Dimini e Sesklo, ved. Tsountas,
op. cit., p. 267-270, figg. 182-185; p. 262, fig. 169; p. 264,
fig. 172; p. 263, fig. 171; p. 259, fig. 162, ecc.

(a) Mayer, Le stazioni preistor. di Molfetta, Bari, 1904;
Mosso, La necrop. neolit. di Molfetta, in Monum. ant. Lincei,
XX, 1910.

(3) Non e possibile qui riassumere le ragioni, per cui mi
son formato questo convincimento; principalissima è quella che
muove dal considerare che, se i neolitici della Sicilia, la quale
tanto si avanzò nel progresso per opera dei commerci con l'Egeo,
o non conobbero i riti funebri, o erano appena alle loro prime
manifestazioni, molto meno questi potevano esser così svilup-
pati presso i neolitici dell'Italia. La mancanza del metallo nel
villaggio di Molfetta non è ragione sufficiente per far risalire
quella stazione all'età neolitica. Tutto ciò sarà da me altrove
dimostrato.

Monumenti Antichi — Vol. XXII.

legavano le coste orientali della Sicilia e dell' Italia
con 1' Egeo, cessata, per effetto della invasione in
Grecia, la irradiazione della civiltà dai centri più
progrediti, cessarono pure gli effetti che si erano avuti
nei paesi d'Occidente. E notisi che le conseguenze
di tale sconvolgimento ebbero a risentirle anche quelle
regioni dell'Italia marittima, dove la civiltà neoli-
tica aveva assorbito in misura assai limitata gli ele-
menti importati dal commercio egeo e ciprioto. Nelle
grotte liguri, dove in conseguenza dei commerci era
arrivata la tecnica di decorare a colori e qualche pe-
culiare forma di vaso(J); nelle capanne del Vibrata,
dove in una tecnica ad incisione erano stati imitati
gli ornamenti dipinti su coppe della Tessaglia, delle
quali colà fu riprodotta fedelmente la forma (2) ; nel-
l'Italia media bagnata dal Tirreno e in quella del
nord, dove l'industria del rame aveva ricevuto im-
pulso per opera diretta od indiretta dai navigatori di
Cipro o dai Penici, estendendosi fino al Bresciano (3),
tutto d'un tratto questo molteplice manifestarsi di
una assai precoce evoluzione si arresta, e l'Italia con
la Sicilia ha un lungo periodo di decadenza, distinto
per una omogeneità e povertà di forme ed ornati, che
si ripete per lungo lasso di tempo, finché gli ultimi
sprazzi della civiltà micenea, e dipoi i primi contatti
coi navigatori greci delle isole dell' Egeo, non appor-
tarono un nuovo alito di vita all'Italia ed alla Si-
cilia stessa.

Il nuovo grande avvenimento, di cui constatiamo
gli effetti in tutta la nostra penisola, coincide con la

('J Accenno al vaso a clepsidra e ai pochi vasi dipinti, Bull.
Paletn., XVII, 1891, p. 91, tav. IX; Issel, Liguria preistor.,
p. 114, fig. 41; Bull. Paletti., XIX, 1893, tav. II fig. 19.

(a) Si può oramai dimostrare che le coppe a pareti alte e
sporgenti della valle del Vibrata, con incisioni a rombi, imi-
tano quasi fedelmente le simili di Dimini e di Sesklo, di quella
che lo Tsountas chiama « seconda età della pietra » ; se non che,
gli ornati di Dimini sono dipinti, quelli delle capanne del Vi-
brata sono incisi. Tsountas, Dimini e Sesklo, tav. VII, 1.

(3) Il fatto di maggior rilievo, determinato dalla presenza
dei navigatori ciprioti sulle coste della Sicilia occidentale e
della Sardegna, fu lo svolgimento della grande industria me-
tallica in Italia. Altrove dimostrerò che col crescere della tha-
lassocrazia di Creta durante l'età minoica media, i naviganti
di Cipro volsero le loro prore all'Occidente, e a quel tempo
rimonta il primo sfruttamento delle miniere di rame nella
Toscana e nella Liguria (Colini, in Bull. Paletn., XXVI, 1901,
pp. 115 sgg.1 per opera dei Ciprioti, i quali introdussero l'ascia
piatta in Italia. Il commercio ciprioto continuò sulle coste
della Toscana sino al fiorire della età del ferro, come vedremo.

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