Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

DOI Artikel:
Gàbrici, Ettore: Cuma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0106

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
199

CDMA

200

colucci e della grotta di Pertosa; ed alletterebbe
quindi la ipotesi della sua origine nelle grotte stesse,
e del suo passaggio a Clima. Ma bisogna pur notare,
che nella grotta di Pertosa il meandro a ~l. è inciso
sopra una ciotola di tipo prettamente cumano, ossia
caratteristico della civiltà preellenica di Cuma, e che
in nessuno dei citati esempi delle due grotte il meandro
ha i tratteggi interni. Considerando che la vita dei
cavernicoli di Pertosa si protrasse certamente nella
fase della età del ferro, come hanno dimostrato gli
ulteriori scavi ancora inediti, ritengo che quel motivo
vi sia pervenuto da Cuma. Può darsi pure che, in
forza di nuove scoperte lungo la costa adriatica ed
a Taranto, si possa dimostrare essere il meandro con
tratteggi penetrato in Italia per quella stessa via che
servì di passaggio al meandro punteggiato delle grotte
(l'Adriatico e, forse, anche l'Jonio); ma escludo che
al meandro tratteggiato siasi pervenuti in Italia per
via di evoluzione, quando già lo troviamo, in una
forma non ancora ben definita, sulla ceramica dipinta
della Tessaglia, fin dal secondo periodo dell'età neo-
litica. Considerando poi, che esso avrà un grande svol-
gimento nella ceramica geometrica della Grecia con-
tinentale, è inverosimile il pronunziarsi per una ssa
origine indipendente in Italia, come da taluni si è
sospettato.

Il meandro tratteggiato si manifesta, e in una forma
anche più complessa, sulla primitiva ceramica dei Colli
Albani, sviluppandosi in lunghe e molteplici pieghe
ad angolo retto intorno al vaso, e formando la croce
meandrata che troviamo pure a Cuma granita sullo
scudetto di una fibula ('). Queste forme complesse del
meandro, specialmente la croce meandrata, sono più
tarde rispetto al meandro semplice, e pare che sieno
state sviluppate dall'arte decorativa della nostra pe-
nisola, così nella industria ceramica, come in quella
metallica. Nella ceramica geometrica del continente
greco il meandro e la croce gammata, non meandrata,
furono molto in uso; ma nelle sue forme più com-
plesse il meandro mantenne castigatezza di linee,
parsimonia ed omogeneità (*).

(') Il meandro dei Colli Laziali è comparso sopra un cine-,
rario del territorio di Veio (Not. scavi, 1910, p. 242).

(a) Sull'origine del meandro nell'Italia e nella Sicilia si
consulti: Orsi in Bull. Pai, XX 1894 p. 49 n. 15; XXIII 1897
p. 169 n. 1; Róm. Miti. XXIV 1909 p. 79. Patroni in Moti.

Col meandro a tratteggio non è da confondere il
meandro a più linee parallele, che troviamo nella più
antica ceramica d'impasto della Toscana meridionale
e che si sviluppa particolarmente sul vasellame delle
necropoli a incinerazione. Devesi però notare che i
cinerarii di Allumiere, come i vasi cumani e laziali
più antichi, conformemente ai cinerarii di Timmari
e di Terni, non hanno ancora il meandro, e che la
loro decorazione, molto sobria, consiste di linee paral-
lele, spezzate o ad angolo : segno cotesto che il meandro
penetrò alquanto tardi a Cuma stessa e nei Colli La-
ziali. Neil' Etruria meridionale esso è espresso con i
medesimi elementi delle linee parallele, e tale restò
sui cinerarii di Corneto ; ma credo che questo motivo
ornamentale sia penetrato colà contemporaneamente
cha a Cuma ad ai Colli Albani. Nella differenza di
esprimere il meandro trovo un'altra traccia dei legami
che avvincono tra loro i popoli indigeni dell'Italia;
difatti, il meandro tratteggiato si rinvenne a Cuma,
nei Colli Albani, a Terni, a Norcia, e in genere nei
paesi al di qua e al di là dell'Appennino umbro ;
laddove quello a linee parallele è proprio dell' Etruria
e del Bolognese.

In questo periodo di civiltà cumana inoltrata si
perfeziona sempre più la tecnica ceramica e si fis-
sano meglio le forme della ciotola, della tazza con
ansa bifora, dell'anforetta fina (1). Questi sono vasi
che si trovano in abbondanza nelle tombe dimane, e
la cui produzione passò dapprima ai Colli Albani,
estendendosi all'Etruria meridionale, dove li scopriamo,
a Corneto ed a Vulei, ecc., dipoi nelle più antiche
tombe del foro Romano e nel territorio Capenate.
Devesi notare, a questo proposito, che dalla Campania
al Lazio, alla Sabina, fino al territorio falisco, riscon-
trasi una identità nella produzione industriale, che
non saprei ascrivere a semplici rapporti commerciali ;

ant. Lincei Vili p. 493. Modestow, Introduction à Vhitt. rom.
p. 337 sgg., ivi la bibliografia. Boehlau, Zar Ornamentili der
Villanova Periode 1895.

(') Riconosco che la tazza con ansa ad anello poco svilup ■
pato compare per tempo fra i vasi dei pozzetti di Tolfa ed
Allumiere e dei Colli Albani ; ma ritengo che l'ansa bifora e
tutte le varietà di anse ed ornati delle tazze che troviamo nei
pozzetti di Corneto, in quelli dei Colli Albani o nei sepolcreti
di Roma, Leprignano, ecc., furono create a Cuma. Lo stesso
affermo per la ciotola. L'anforetta è poi un vaso prettamente
cumano, originato dall'olla biansata, come si è visto.
 
Annotationen