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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0108

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CD MA

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che basta a rivelare V insufficienza e la inesattezza
di tale spiegazione. Questo preconcetto, associato al-
l'altro di voler tutto spiegare con la civiltà delle ter-
remare, ha fatto sì che si abbassasse l'età della ne-
cropoli indigena di Clima e di altre, essendo state
confinate fra le necropoli Iarde dell'età del ferro,
dove l'influeuza etnisca sarebbe riuscita a far adot-
tare 1' uso della inumazione, giusta la ipotesi che
combatto (').

Un altro grave preconcetto è quello di ritenere,
che la civiltà del Bolognese anticipi su quella della
Toscana. 11 materiale archeologico fornito dai sepol-
creti dell'età del ferro, scoperti a nord e ad est del-
l'Appennino etrusco è abbondantissimo, e da molti
decennii uomini veramente benemeriti della scienza,
quali il Gozzadini, il Pigorini, il Brizio, il Ghirar-
dini, si diedero con ogni amore a raccoglierlo ed illu-
strarlo. Alla vista degli infiniti ossuarii esposti nei
Musei di Este, di Bologna, di Pesaro, ecc., alla vista
del grande numero di vasi secondarli, di fibule, di
armille, di spilloni, ecc., si riceve l'impressione che
i popoli di quelle regioni ebbero una civiltà più svi-
luppata di quella di Timmari, di Tolfa, di Allumiere,
di Cuma, ecc. I sepolcreti più antichi, come quelli
di Villanova, Benacci (primo periodo), non fanno, nello
insieme delle loro tombe primitive, l'impressione di
quella remota antichità che si riceve osservando il
più antico materiale delle necropoli del versante occi-
dentale. Vi manca, in una parola, quel carattere di
schietta semplicità e di grossolana arcaicità, che si
osserva in ogni oggetto delle più antiche necropoli del
versante Tirreno; vi manca l'impronta di un'arte con
una decorazione originale ; vi manca ancor quella pri-
mitiva rudezza dei paesi occidentali, che è il segno
di una origine molto remota. Io credo che nel Bolognese
sieno state scoperte finora assai poche tracce dei primi-
tivi Arii, come quelli di Timmari; e penso che tutto
quello che noi conosciamo dei più antichi strati preclas-
sici di quella regione, sia relativamente più tardo in
paragone degli strati più antichi, esplorati nel versante

(') Con forti argomentazioni e con luminosa chiarezza di
vedute G. De Petra ammonisce, che l'indirizzo degli studi palet-
nologie! in Italia dev'essere modificato, e che bisogna attribuire
la sua vera importanza ad uno dei due fattori etnici i quali
concorsero a creare la civiltà dell'Italia, i Mediterranei, che
io chiamo indigeni (Atti della Società italiana per il pro-
gresso delle Scienze 1910, p. 593 sgg.).

occidentale. Lo spostamento dei commerci, avendo con-
centrato tutti gli interessi verso la Toscana e la Cam-
pania, recò di conseguenza che anche il Bolognese
rimanesse, con tutto il versante orientale d'Italia, nel
secondo posto in fatto di sviluppo civile. Gli Ariani
di colà ebbero quindi minori opportunità di assimi-
lare la civiltà che fioriva sulle rive del Tirreno, e
rimasero indietro nel cammino del progresso. Sicché
le loro necropoli, anche le più antiche, non possono
se non in minima parte competere con quelle del ver-
sante occidentale. Nella necropoli di Villanova, e nel-
l'altra Benacci del primo periodo, colpisce iu primo
luogo la quantità di metallo adoperata per gli oggetti
di bronzo, relativamente minore di quella delle necropoli
subappenniniche, ed una varietà grande di tipi di fibule,
comprendente anche quelli che si rinvengono nelle ne-
cropoli umbre, laziali e campane, solo al tempo del
geometrico e del corinzio italico. La fibula ad arco
rigonfio ha in genere una depressione nell'arco, propria
del periodo etrusco in Toscana ; la fibula a lunghissima
staffa non è conosciuta nelle più antiche necropoli del
versante Tirreno, e fa la sua apparizione a Clima nelle
tombe greche a fossa; le fibule con arco a sezioni di
ambra e lunga staffa cominciano, a Clima, solo con le
citate tombe ; quelle con rivestimento di grani o grossi
lobi di pastavitrea, sono contemporanee e posteriori alla
prima influenza greca ed etnisca. L'ascia di lama sot-
tilissima ed espansa non è conosciuta nelle più antiche
necropoli che stanno al sud della Toscana, nè in quelle
laziali e campane. Il rasoio ha ordinariamente la forma
lunata, e quasi circolare, che è tarda. L'ornato a
meandro, che fa la sua prima apparizione a Cuma, nel
Lazio, nella Toscana, donde passa al resto d'Italia,
è ovvio nella decorazione dei vasi, bronzi, fibule, in-
trecciato nei modi più vari e associato ad altri motivi
ornamentali. Per le esposte ragioni le necropoli del Bo-
lognese vengono messe quasi alla pari di quelle del
versante occidentale, dove la ceramica locale trovasi
associata a quella geometrica. L'assenza di ceramica
di tipo greco arcaico nel Bolognese dev'essere attri-
buita a mancanza di rapporti diretti con la Grecia,
in un periodo di tempo nel quale la Toscana stessa stava
sotto l'influenza degli Etruschi e non aveva ancora
assimilato la civiltà per trasmetterla ai paesi del nord.

Un'altra divergenza di vedute ho da esprimere
rispetto ad altre necropoli dell' Italia meridionale,
 
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