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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0162

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311

COMA

312

più diluita, or matta, or lucida, fino al punto da acco-
starsi talvolta alla vernice nera stralucida dei vasi
attici. L'ornamentazione del vaso è ordinariamente ad
un solo colore; ma per qualche piccolo accessorio,
come a dire i punti lungo il corpo del serpe o le
lineette trasversali sul corpo dei pesci o le rosette di
punti od altri accessorii, trovasi sovrapposto al bruno
un certo color grigiastro o giallognolo, che panni sia
la stessa sostanza adoperata per la ingubbiatura (ta-
vole XXXII, 2; XXXIV, 2; XLT, 1, 2; XLV, 2, 4;
L, 5). Altre volte, ma sui vasi più tardi, gli accessorii
sono di un colore denso rosso-cupo o rosso-cuoio
(tavv. XXXI, 2 ; XXXII, 1 ; LI, 5). Col tempo aumen-
tano le linee biancastre o pavonazze sovrapposte al
color bruno, e, pur continuando la produzione dei vasi
di argilla rossastra con color bruno nero, che talvolta
copre quasi tutta la superficie del vaso (tav. LIV),
vedonsi i caratteristici vasi di argilla giallo-verde o
giallo-crema molto compatta, che è un ben noto
contrassegno del piccolo vasellame corinzio.

Il repertorio delle forme di questi vasi che stiamo
studiando non è svariato. Le più comuni sono quella
della oinochoe a bocca trilobata o trifogliata, della
così detta lekythos a base piatta, ventre conico e collo
cilindrico, detta pure oinochoe da taluni, deH'aryballos
globare, che altri chiama lekythos, con varie peculia-
rità morfologiche, deH'aryballos a collo lungo, della
lekythos piriforme e cuoriforme, della coppa con anse
verticali od orizzontali, dello skyphos conico. Diversi
altri vasi andremo annoverando, i quali sono spora-
dici e non formano categorie come quelli finora
enunciati.

La oinochoe presenta tre varietà ben distinte:

a) a corpo tondeggiante, quasi ovale, per lo più
su stretta base, con collo proporzionatamente svilup-
pato (tavv. XXX; XXXI, 1 ; XXXII, 1, 3), che in al-
cuni esemplari, non certo fra i più antichi, è però lungo
in proporzione del ventre (tav. XXXI, 2). Questo tipo
di oinochoe richiama la sagoma delle oinochoai del Di-
pylon(');

(■) Perrot, Hist. de Vari, VII, fig. 40; Collignon-Couve,
Catalogne, tav. XIII, 236, 238, 242, 244; Wide, Geometrische
Vasen aus Griechenland, inArch. Jahrbuch, XIV, 1899, figg. 88-
91 ; Bruckner u. Pernice, Ein attischer Friedhof, in Athen.
Mitt., XVIII, 1893, tav. Vili, flg. 2 n. 5, 8; ecc.

b) a ventre conico, le cui pareti si restringono
con lieve rigonfiamento, facendo acquistare al recipiente
una forma slanciata (ved. a preferenza tavv. XXXII, 2 ;
XXXIV, 1; XXXV 2);

c) a ventre molto espanso e corpo tozzo, come
vediamo nella ceramica corinzia (tav. L 7).

La oinochoe è il vaso più grande nella ceramica
cumana antichissima, e nei molti esemplari che si
conoscono può studiarsi una decorazione lineare, dive-
nuta tradizionale e ripetuta con una certa monotonia.
Fascioline e grandi fasce girano attorno al ventre, ed
in alcuni esemplari questo è tutto dipinto di color
nero o piombino stralucido. Quasi sempre v' è la zona
riservata sulla spalla con la disposizione degli ornati
a metope, ed un'altra zona è riservata verso la metà
del collo, nella quale ricorrono con grande frequenza
i due triangoli ripieni ed opposti al vertice. Ma molti
esemplari conservano ancora il particolare del riquadro
orizzontale nella parte anteriore di questa zona riser-
vata, come nelle più antiche oinochoai di stile geo-
metrico (J). Sono ben poche le oinochoai cumane di
ottima lavorazione e a superficie ingnbbiata; spesso
mostrano il colore dell'argilla rossastra o grigiastra e
gli ornati di ima tinta opaca diluita. Ma indipenden-
temente da ogni caratteristica di forma, si osserva
che le oinochoai meglio lavorate ed ingubbiate si di-
stinguono dalle altre per la singolarità e varietà degli
ornati.

Non tanto nella oinochoe, quanto nella lekythos
a ventre conico e nello aryballos globare, la industria
ceramica cumana si appalesa in tutta la sua potenza
d'invenzione e di assimilazione. Chiamiamo lekythos
a ventre conico, con denominazione impropria, quel
vaso specialissimo, che sopra un ventre conico, a base
piatta e circolare, sviluppa un collo lungo e cilin-
drico a bocca trilobata e manico a nastro. Varie sono
le sue dimensioni. Gli esemplari più grandi sono alti
cm. 22 (tav. XXXVII, 3) e inni. 215 (tav. XXXVIII, 1
e XXXIX, 1); quelli di madia grandezza oscillano fra
cm. 14 e cm. 17, e ve ne ha di piccolissimi alti
cm. 9 o 10. Questo vaso ebbe una sua evoluzione, a
traverso la quale si può bene distinguere una fase di
massimo sviluppo ed un'altra di piena decadenza, rap-

(') Poulsen, Dipylongraeber, tav. If; Tiryas, Ergebnuse
der Ausgrabungen des Inslituts, I, tav. XIV, 8.
 
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