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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0170

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327

COMA

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presentazione di animali sul riquadro del collo e
sulle spalle, di uno stile molto somigliante a questo.
Il leone che divora una cerva, e che mostra la bocca
aperta e le zanne, dà origine ad un motivo piuttosto
frequente nella cerchia dell'arte decorativa beotica (')•
Il modo com' è espressa la criniera trova riscontro in
un'anfora beotica di Thera (2) ; il particolare delle
zampe è ripetuto sopra un frammento del deposito di
Egina (3), sopra un grande vaso arcaico scoperto re-
centemente a Delos (4), su vasi di Thera (5) e su vasi
del continente greco geometrici e protoattici (6). Te-
nendo conto della debita distanza di tempo, grande
somiglianza con questa presenta la oinochoe Castel-
lani, specialmente pel disegno dei cavalli e pel leone
divorante il cervo, dove campeggia lo stesso stile.
Ma per quanto grande sia l'affinità dei due vasi, il
secondo tradisce una esecuzione più recente. La testa
di grifo è da mettere accanto a quella di leone in un
vasetto protocorinzio finissimo, alquanto posteriore

(*) Pel leone divorante una cerva su staffa di fibule beoticlie
ved. Boehlau Bòotische Vasen in Jahrbuch, III, 1888, p. 362;
donde Perrot, Hist. de l'art, VII, p. 251, fig. 118. Cfr. Colli-
gnon-Oouve, Vases du Musée d'Athènes, XIX, 462; Arch.
Anzeig., XXV, 1910, col. 57, fig. 9 (vaso di Egina).

(2) Pfuhl in Athen. Mitt., XXVIII, 1903, Beil. XXVIII, 4.

(3) Pallat, Vasefund aus Aegina, in Athen. Mitt., XXII,
1897, p. 266, fig. 1.

(*) Poulsen, Fragment d'un grand vase funéraire, in Mo-
numenti Piot, XVI, 1909, tav. IH.

(sj Dragendorff, Theràische Gràber, p. 49, fig. 159 ; p. 60,
fig. 209; pp. 212 e 213, figg. 419 e 420.

(") Ant. Vasen voti der Akropolis, tav. Vili, 278; Pernice,
Bruchstucke altatt. Vasen, in Athen. Mitt. XX, tav. Ili, fig. 2.

In questo frammento le ali delle Sfingi sono espresse con il
mezzo delle squame e dei punti, come si è visto per la criniera
dei leoni sulla oinochoe Stevens che illustriamo.

E infondato il dubbio di Miss Lorimer, che questa oinochoe
possa essere protoattica (Journ. Neil. St XXXII, 1912, p. 339
nota 60). Si oppone a tale giudizio in primo luogo lo stile
delle figure, proprio della ceramica geometrica delle isole, il
quale si tiene ben lontano da quella caratteristica goffaggine
dei vasi protoattici posteriori, non esclusa l'anfora di New Jork,
pubblicata nello stesso fascicolo alle tavv. X-XII. La oinochoe
cumana, come quella di Egina e i vasi di Tera e delle altre
isole rappresentali punto culminante di una industria primitiva,
ma originale, progredita gradatamente, e che sa fare uso discreto
degli elementi decorativi di cui dispone ; laddove i vasi pro-
toattici sono i tentativi avanzati della industria ceramica, che
erasi mantenuta quasi prettamente geometrica nell'Attica sino
alla fine del sec. Vili, venuta a contatto di quest'arte indu-
striale delle isole, da cui trae molti elementi che adopera senza
gusto né parsimonia. I precedenti dei vasi protoattici sono rap-
presentati dai vasi del Phaleron. Se ciò non bastasse, l'età
approssimativa di questo vaso sarebbe additata dalla sua associa-
zione con vasellame calcidese della seconda metà del sec. Vili.

rispetto alla ceramica geometrica che studiamo (l);
la figura del leone è trattata con maggiore disinvol-
tura, e, a guisa del cavallo, è gradiente.

Non posso mostrare alcuni frammenti di una oino-
choe a ventre quasi sferico, da me rinvenuti nello scavo
sull'acropoli di Clima e che stanno al Museo di Na-
poli. Quei frammenti appartengono al ventre del vaso
e la figura del cavaliere su di essi dipinta è dise-
gnata secondo lo stile del Dipylon (petto triangolare).
Altre oinochoai, che più risentono l'influenza dello
stile e della fabbrica prettamente cumana, sono deco-
rate di triangoli e losanghe con reticolato interno, del
serpe semplice o intrecciato (tav. XXXI, 2; L, 3), del
pesce (tav. XXXIV, 1 ; frammento descritto a col. 293) ;
in queste ultime la metà inferiore del ventre è spesso
percorsa in senso verticale da grandi raggi.

Cerchiamo di renderci conto della duplicità di
sagoma che si riscontra nella oinochoe cumana del
periodo avanzato. A nostro avviso non si tratta di
varietà casuale, stante che i più antichi esemplari
dimani, conosciuti finora, si attengono al tipo col ventre
tondeggiante. Tale è la sagoma della oinochoe micenea
del continente (2), che si continua nella ceramica geome-
trica di Corinto (3), di Eleusi (4), del Dipylon (5), della
Beozia (6). La oinochoe slanciata e a ventre conico
occupa invece una zona geografica diversa, poiché, ri-
salendo alla ceramica incisa dell'età del bronzo a
Cipro (7), si continua colà nella ceramica locale di
tipo miceneo (8) ed in quella del periodo greco-fenicio (9).
Trovasi pure nel vasellame geometrico di Delo (10) e

(') Smith, A protokorinthian lekythos, in Journ. of Hell.
Stud., XI, 1890, tav. I, 2; Walters, History of ancient pottery,
tav. XVII, n. 3.

(*) Furtwàngler-Loschcke, Myken. Vasen, tav. XXXVII,
n. 382.

(3) Amer. Journal of Arch., 1905, p. 411, tav. XII, fig. 3,
e tav. XV, fig. 3.

(*) Ephem. Arch., 1898, tav. IV, fig. 2, e tav. V, fig. 2.

(6) Briickner u. Pernice, Ein atlischer Friedhof ,ìn Athen.
Mitt, XVIII, 1893, tav. VIII, fig. 2, 5 e fig. 2, 8. Collignon-
Couve, Catalogue des vases peints du Musée d'Athènes tav. XIII,
244. Furtwàngler, Zwei Thongefàsse aus Athen in Athen.
Mitt. VI, 1881, tav. III.

(6) Arch. Jahrbuch, III, 1888, p. 248; X, 1895, p. 33;
Gazette archéol, 1888, p. 179, tav. 25.

(') Myres, Catalogue of the Cyprus Mus., tav. II, n. 294
(a bocca tonda).

(B) Exc.itations in Cyprus, p. 34, tomba 88.

(9) Myres, op. cit, tav. IV, n. 1039.

(10) Poulsen-Dugas, Vases archaiques de Délos, p. 363, fig. 21
e 365, fig. 20.
 
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