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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0176

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339

La coppa ad anse orizzontali e corpo carenato
ebbe una vita più lunga di quella ad orecchiette ver-
ticali, perchè, cominciata durante la fase più antica,
la troviamo perfezionata nelle kylikes finissime (tav.
XLIX, 5) accanto allo skyphos conico (tav. XL1X, 9).

Da queste osservazioni si deduce, che lo skyphos
conico ebbe un'origine e certo una evoluzione più
tarda rispetto alle altre due forme di coppa, perchè
si manifesta quando la ceramica calcidese già era
pervenuta al massimo suo fiore. Gli esemplari più
antichi recano una decorazione con elementi comuni
a quella delle lekythoi coniche, come a dire le lo-
sanghe in una o più serie (tomba Artiaco, fig. 58 e
tav. L, 1); ma poi prevale un tipo unico di decora-
zione a linee e fasce, semplicissima ed elegantissima
(tav. XLIX, 9), rappresentato da molti esemplari ad
Egina (').

La classificazione, da noi fatta, dei diversi tipi di
coppe calcidesi, è conforme alla evoluzione morfologica
della ceramica geometrica greca. Di fatti le tombe sub-
micenee di Salamina e quelle, quasi contemporanee, di
Creta (Kavousi, Courtes, Erganos) non diedero nessuna
delle tre suindicate coppe; le tombe di Tirinto e di
Corinto, classificate fra le più antiche del periodo
geometrico, non diedero lo skyphos conico, ma bensì
le altre due forme, le quali ebbero una grande for-
tuna in tutto lo sviluppo della ceramica geometrica
del continente greco e delle isole. Lo skyphos conico
è proprio del genere così detto protocorinzio dei Cal-
cidesi, di Egina, di Argo, che troviamo pure a Tera;
ma, pur ammettendo la sua origine tarda relativa-
mente alle altre due forme di coppa, non intendo
abbassarlo al livello cronologico che oggi si assegna
alla ceramica convenzionalmente detta protocorinzia.
Lo skyphos conico, benché raro, fa la sua apparizione
in tombe dimane, il cui complesso spetta ad un pe-
riodo ancora ben remoto della industria calcidese,
quando si confezionavano le oinochoai coi nastri (tomba
LVII), le quali stanno al medesimo livello cronolo-
gico delle ultime coppe con anse ad orecchietta
(tomba XX) e quando l'industria ceramica dei Calci-
desi era fortemente influenzata da quella di Cipro.

(') Pallat, Vasefund aus Aegina, in Athen. Mitt., XXII,
1897, p. 276, fig. 8.

340

Questa osservazione mi dà modo di esprimere il mio
parere intorno agli skyphoi di Eleusi, che da alcuni
sono stati sospinti al livello cronologico di tutta la
necropoli, ritenuto abbastanza alto; da altri, fra cui
il Eurtwiingler, sono fatti scendere al livello della ce-
ramica protocorinzia, che in generale è tenuto molto
basso ('). Farò osservare che, degli skyphoi editi dallo
Skias, l'uno (ivi. tav. II, fig-11) è simile a quello
della nostra tav. XLIX 9, associato ad un'anfora che,
per la figura dell'uccello che si ciba e di un motivo
a triangolo e volute, non può stare all'altezza crono-
logica di tutto il vasellame della necropoli, e deve
quindi scendere al livello del vasellame cumano con
influenza orientale, tanto che il Poulsen la crede di
fabbrica rodia. L'altro skyphos (tav. II, fig. 3) è a
fondo nero con decorazione bianca lineare, e trova una
perfetta corrispondenza in una coppa di Tera (tomba
Schiff, p. 31G, fig. 508); entrambi si devono mettere
accanto ai più antichi skyphoi calcidesi, e non v' è
dubbio che sono prodotti calcidesi o egiuetici o argo-
liei, portati ad Eleusi per commercio. La decorazione
stessa di quello a fondo nero (due triangoli opposti
in direzione verticale) richiama la ceramica premi-
cenea di Argo (2) e quella geometrica e micenea di
Phylakopi (:!) ; e non è casuale che la coppa di simile
fattura, scoperta a Tera, con ornato a croce, somigli
alla croce di un vaso premiceneo pure di Argo (4).
Questa corrispondenza potrebbe convalidare la tesi
della esportazione argiva di questo genere di skyphoi
così decorati, che furono scoperti allo Heraeum (r').

Al limite più basso della categoria di tombe, di
cui stiamo esaminando la ceramica, deve esser posta
la tomba contenente la oinochoe coi leoni e i cavalli
pascenti, il cui disegno dimostra un fare già ben pro-
gredito, come su certe anfore di Tera con elementi
orientalizzanti. Questa considerazione e l'esistenza, in
quella tomba, di una lekythos a ventre conico con zona
di quadrupedi (che non esiste nella collezione Stevens),
ci aiutano a dare il giusto valore cronologico alla fiasca
a ciambella della medesima tomba (tav. XXXIX, 2),
che ha il grande meandro simile a quello dei vasi

(') Poulsen, Dipylongraeber, p. 88.

(a) Bull. Corr. ìlellén., XXX, 1906, p. 28, fig. 48.

(3) Phylakopi, tav. VII fig. 1; XVIII, 12.

(*) Bull. Corr. Hellén., ibid., p. 27, fig. 44.

(s) Argive Heraeum, II, p. 132 (tipo 2 V).
 
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