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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0183

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CUMA

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Clima e dei Colli Albani. E quando i Dori discesero
nel Peloponneso, già il meandro esisteva nel loro re-
pertorio artistico, e lo svilupparono in maniera straor-
dinaria, colà dove più intensamente si raccolsero e
scarse furono le relazioni con popoli marittimi. Ma
la grande prevalenza del meandro nella ceramica del
Dipylon e di Eleusi non è una ragione di anteriorità
rispetto a quella ceramica geometrica, che non fa così
larga parte al meandro ; anzi, al contrario, è per me
indizio di stasi della loro civiltà e, perciò, di sviluppo
relativamente tardo. La tradizione parla di discesa
dei Dori nel Peloponneso; quivi dobbiamo trovare le
origini dello stile geometrico, e specialmente nei punti
dove più era fiorita la civiltà degli Achei.

Ciò premesso, a me preme di assodare questo
punto: che la ceramica geometrica non si sviluppò
solo nell'Attica in origine, ma contemporaneamente
anche nel Peloponneso, e che l'una conserva un aspetto
più omogeneo, l'altra accoglie mólti elementi dello
stile miceneo e di quello geometrico delle isole.

Ma gli elementi dello stile geometrico sono mol-
teplici, e bisogna quindi esaminare almeno i principali
e studiarne la origine, avanti di dare per dimostrata
una tesi così ardita. I più caratteristici sono i circoli
con tangenti, le linee spezzate in serie, la croce gam-
mata, le diagonali, i triangoli a tutto colore opposti
al vertice, la linea ondulata, il rombo, la croce, la
scacchiera, la figura umana, e fra gli animali l'uc-
cello, il cavallo, il pesce, il serpe, il cervo. Ebbene,
questi elementi, di cui consta la decorazione dei vasi
geometrici del continente greco e delle isole dell'Egeo,
sono tutti, dico tutti indistintamente conosciuti, o nella
ceramica premicenea di Aphidna, di Argo, di Egina,
di Olimpia, o in quella micenea del continente e
delle isole. Si potrà discutere sul modo come questi
elementi sono espressi, specie per le figure di ani-
mali, o sul modo come sono associati : e allora si
entra nello esame stilistico, che non ha che fare con
la questione della preesistenza.

Quale è dunque il patrimonio speciale di elementi
decorativi, che i Dori avrebbero sviluppato in questa
arte industriale? Essi dunque non fecero se non assimi-
lale elementi che trovarono nei diversi paesi da loro
occupati, e il loro patrimonio è quindi più svariato
o meno a seconda della opportunità che essi ebbero,
presto o tardi, di ampliarlo, vivendo a contatto di popo-
Monumenti Antichi — Vol. XXII.

lazioni più evolute. Di fatti, nel suo complesso, la cera-
mica geometrica delle tombe di Tirinto, ed in generale
di tutta l'Argolide, dispone di un repertorio di motivi
più ricco in confronto della ceramica di Eleusi. Nè si
potrà fare questione di differenza cronologica, perchè
tanto l'una quanto l'altra hanno quelle oinochoai a
color nero, che sono ritenute fra i più antichi prodotti
della ceramica geometrica; anzi, se mai, la ceramica
di Eleusi è più recente di quella di Tirinto, per la
presenza dei vasi protocorinzii

Ma non tutti gli elementi decorativi da noi citati
derivarono dall'arte micenea del continente greco;
taluni di essi, e sono i più essenziali, esistevano nelle
isole Cicladi. Se esaminiamo alcuni frammenti rinve-
nuti a Micene e Tirinto dallo Schliemann e i vasi
delle tombe di Tirinto testé scoperte, troveremo, ad
esempio, la serie di ovoletti o di rombi con punto
centrale, che io non saprei separare dai simili ovo-
letti della ceramica micenea antica di Phylakopi (1).
E della stessa derivazione devono essere il quadrifoglio
e la serie di triangoli contigui con tratteggi interni
normali fra loro. Anzi a me pare che, a voler es-
sere obbiettivi, le reminiscenze della civiltà di Mi-
cene e di Tirinto sono così poche e lontane, che quasi
potremmo escluderle. Ora noi non dobbiamo dimenti-
care quello che più volte notammo, studiando la ce-
ramica calcidese, dove è troppo evidente una risurre-
zione di elementi che appartengono al più antico stile
geometrico di Phylakopi. A quelli già menzionati,
come a dire il pesce, 1' uccello che si ciba, la testa
di serpe, dobbiamo necessariamente unire la figura
dell' uomo sui vasi geometrici del continente, la quale,
a voler essere coerenti, dobbiamo ammettere che sia
stata introdotta pure dalle isole. Difatti noi conosciamo
frammenti della stazione citata, riferibili a strati per
lo meno micenei, con figure umane, che non dob-
biamo tralasciare studiando quelle dei vasi geome-
trici greci (2). E nemmeno dovremo trascurare la croce

(') Phylakopi, p. 110, fig. 79; p. 112, flg. 82; tav. XV, 9,
10,11 passim. È discutibile, so questi ovoli sieno derivati dalla
testa di serpe {Phylakopi, tav. XVIII, 2, 11) o dall'occhio
(ved. l'occhio delle figure umane nel dipinto di Phylakopi,
tav. XXII).

(2) Phylakopi, tav. XIII, figg. 14, 17, 18. Si tenga presente
che la figura umana in questa forma schematica compare già
sulla ceramica di Kamares (Monum. aut. Lincei, VI, 1896,
tav. IX, fig. 10).

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