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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0190

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CUMA

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triangolare. Questa particolarità della copertura della
fossa non è poi da credere che sia stata osservata una
sola volta; i vecchi scavatori attestano di averla ri-
levata anche in altri casi. Tale attestazione merita
fede, avendo io pure incontrato, durante lo scavo Gra-
nata nel fondo Correale, una grande pietra a forma
di prisma, rimossa dal posto originario, che gli sca-
vatori locali subito riconobbero essere stata il culmine
di una piramide di pietre sovrapposta ad una tomba
a fossa.

Devesi però notare che in altre necropoli della
Campania, come quella di Suessula, il cumulo di
pietre non ha una forma speciale, e che nella necro-
poli di Clima esso è formato con la intenzione di
dare una forma geometrica, architettonica, alla coper-
tura della tomba. Non è quindi da ritenere casuale
la somiglianza di questa piramide con le coperture
coniche delle camere sepolcrali di Thera, fatte pure
di scheggie di pietra (l) ; se non che quivi abbiamo
una struttura molto più complessa, che richiede una
perizia costruttiva assai più avanzata. E non è da
trascurare un altro confronto con certe rare coper-
ture di pozzetti come quella di una tomba veli-
terna e di un'altra laziale, dove l'urna a capanna
stava in una cavità formata da grosse pietre costi-
tuenti una volta conica (2).

Il riscontro con Tera deve essere però inteso nel
suo giusto signiricato, come molti altri confronti che
siamo per fare tra la civiltà di Clima e quella del-
l'Egeo. Il cumulo di pietre formanti un cono è senza
dubbio un ricordo della tholos micenea; se non che,
mentre a Tera esso conserva il carattere originale di
copertura ad una camera, a Clima invece la coper-
tura conica è sovrapposta alla fossa, che è il tipo di
tomba conosciuto e diffuso presso le popolazioni del-
l' Italia ed a Clima stessa, durante la prima età del
ferro, dove l'elemento ariano non arrivò ofu sopraffatto.
I Calcidesi, come da un complesso di fatti risulta,
fin dai primi tempi fecero opera di incivilimento, a

(') Theràische Gràber, pp. 98 sgg.

(a) Not. scavi, 1893, p. 199; Monum. ant, XV, 1905, co-
lonna 342. Questo sepolcro a incinerazione è contemporaneo
dei più antichi pozzetti laziali per il vasellame e la fibula.
Per il sepolcro laziale ved. Pinza, in Bull. d. commiss. arch.
comun. di Roma, XXVIII, 1900, p. 161, fig. 4. Pare che ad un
pozzetto di Allumiere del secolo XI fosse sovrapposto il tumulo
{Bull. Pai. XXXVI, 1910 p. 141).

cui corrispose un elemento etnico locale, che assimilò
la loro civiltà e che dopo qualche generazione gua-
dagnò la prevalenza nel proprio paese.

Sorprende nelle tombe cumane la grossezza di
quei cerchi con scarabeo di pastiglia, che erano sospesi
al collo. Il metallo adoperato era quasi sempre l'ar-
gento o una miscela di rame, argento e un po' di oro.
V è chi crede che questi cerchi, compresi gli scarabei,
venissero confezionati dai Greci stessi, che nel caso
presente sarebbero i Calcidesi ; altri li crede importati
dai Penici. La lavorazione greca degli scarabei la
escludo per mio convincimento; il tipo e la materia
di questi amuleti sono ciprioti senza dubbio. Non
devesi prendere come termine di confronto Naukratis,
perchè è ovvio pensare esser colà prevalente l'elemento
fenicio ed egizio. Ma quando siamo sul suolo greco
o su quello della Sicilia o su quello dell' Italia, non
possiamo ammettere che i Greci colonizzatori fabbri-
cassero un prodotto che è prettamente orientale. Ab-
biamo toccato con mano qual parte grandissima ebbe
il commercio ciprioto nello sviluppo della civiltà greca
durante il periodo dell'arte geometrica, e come i Cal-
cidesi fossero gli eredi, anzi i depositarli della indu-
dustria ceramica micenea ispirata e, direi quasi, fecon-
data mediante i rapporti commerciali con Cipro. Sap-
piamo pure che il commercio ciprioto fu esercitato
sulle coste della Toscana assai tempo innanzi allo
svolgimento della civiltà del ferro, e non possiamo
perciò escludere l'influenza ciprioto-fenicia sulle coste
dell'Italia all'arrivo dei Calcidesi. Io noto, che le ul-
time tombe indigene di Cuma hanno dato uno sca-
rabeo di pastiglia, un idoletto egizio, i quali erano
usati come pendaglieli o correnti di collana, e che
l'argento è molto raro. L'argento comincia ad abbon-
dare con l'arrivo dei coloni greci, ed io non esito a
credere che nei cerchi d'argento la manifattura del me-
tallo sia dovuta a questi. I Ciprioto-fenicii avrebbero
importato gli scarabei allo stesso modo che importa-
vano le collane di pasta vitrea. Se tale commercio di
importazione fosse fatto dai Fenici nell' Eubea o pro-
prio a Cuma, non saprei risolvere, ma propendo per
la seconda ipotesi. E parimenti su esemplari ciprioti
si lavorarono gli anelli ellittici (fig. 89), con grosso
disco d'ambra piano-convesso (').

{.') Perrot, Hist. de l'art, III, p. 205 (cerchio con scarabeo
 
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