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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0195

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377

CUMA

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(alabastra) con zona di animali correnti, che proven-
gono da Nola. Sono prodotti figulini che abbiamo no-
tati a Suessula, a Capua, e che troveremo in Etruria.
Tornerò su questo punto più oltre.

Le necropoli della Valle del Sarno dissotterrate in
piccola parte in questi ultimi anni ed ancora ine-
dite attestano una più diretta e forse precoce in-
fluenza dei dimani nelle fertili pianure tra la peni-
sola sorrentina ed il Vesuvio. Di essa si sono trovate
tracce in una ceramica d'impasto, non tale, di certo,
da poter gareggiare, per antichità, con quella indigena
di Clima. Questa ceramica, benché d'impasto, è in-
filtrata di varii elementi, fra cui si distinguono bene
quelli della corrente cumana, sia per la bocca trifo-
gliata delle oinochoai, sia per la forma dello aryballos
colossale (2). Questo tipo di vaso ebbe egtial fortuna
nella ceramica figulina, assumendo le proporzioni dei
simili vasi d'impasto. In una tomba di S. Valen-
tino si raccolse un aryballos alto mm. 205, il quale
è decorato di semplici fasce e linee, e la zona delle
spalle include da una parte una serie di raggi, dal-
l'altra una triplice linea girata a tortiglione, terminante
io un grosso anello. Le proporzioni stesse del vaso,
la maniera speciale come gli ornati sono distribuiti,
la singolarità del tortiglione escludono senz'altro una
provenienza cumana (3).

Un altro vaso, proveniente da Striano, più che
classificarlo fra le oinochoai, sarei propenso a ritenerlo
come una evoluzione di questi grossi aryballoi, dei
quali conserva la foggia del ventre, avvenuta con lo
allungamento del collo sull'analogia delle oinochoai.
È alto mm. 215, e i suoi ornati consistono di linee
dritte o serpeggianti e di circoli concentrici (4).

Le coppe con incurvatura sotto al labbro o a labbro
rientrante hanno le stesse sagome dei vasi dimani e
la stessa semplicità di decorazione che si è osservata

(') Conosco un articoto del Patroni sul materiale ceramico
di tombe indigene scoperte nella Valle del Sarno (Bull. Pai.,
XXVII, 1901, p. 41), esistente presso privati. Furono poi ese-
guiti scavi a S. Marzano e S. Valentino dalla Direzione del
Museo di Napoli parecchi anni fa, e non ne fu pubblicata al-
cuna relazione all'infuori di un accenno nella Napoli nobi-
lissima, XIV, 1905, fase. I, p. 15.

O Patroni, in Bull. Pai, XXVH, 1901, tav. Ili, fig. 4
(da S. Valentino); tav. Ili, fig. 5, e tav. IV, fig. 1 (da S. Va-
lentino).

(3) Cabrici, Merci, cit., p. 89, fig. 25.

(4) Ibidem , p. 89, fig. 26.

a Suessula; ma la qualità dell'argilla rossastra, e so-
prattutto le proporzioni molto maggiori, come ho no-
tato per Suessula, rispetto ai simili vasi cumani, tra-
discono una lavorazione locale o, di certo, una pro-
venienza da altre fabbriche che non sia quella di
Clima (').

Finora ho citato monumenti di queste necropoli
della Valle del Sarno, che attestano una imitazione
da originali cumani tanto nella ceramica indigena di
impasto, quanto in quella figulina. Ma fra la suppel-
lettile delle tombe scavate a S. Marzano e S. Valen-
tino si osservano skyphoi geometrici finissimi con iu-
gubbiatura verdognola a pareti sottili, che sono senza
dubbio importati da Cuma. Badisi però, che essi appar-
tengono ad una specie di skyphoi, quelli a larghe fascie
bruno-nere con filetti biancastri e violacei (2), che si
rinvennero sempre in tombe a fossa dimane di età
molto avanzata, insieme con i primi prodotti d'im-
portazione corinzia. Difatti le tombe di S. Marzano
presentano accanto a questi vasi, veramente assai
scarsi, i prodotti corinzii, arrivati colà insieme con i
primi pel tramite di Cuma.

Questi ultimi vasi citati basterebbero a provare
l'importazione di ceramica greca tra le popolazioni
indigene della Campania per mezzo di Cuma, ai priu-
cipii almeno del secolo VII; ma un'influenza ed im-
portazione di data anche più antica attestano due
belle e grandi oinochoai, che mette conto di descri-
vere qui minutamente.

L'una proviene da S. Valentino ed è di forma
slanciata, con mirabile proporzione fra la lunghezza
del collo e l'ampiezza del ventre che si restringe con
leggiera curva (fig. 137). Lo strato d'argilla che ri-
veste la superfìcie è compatto e lucido, il colore bruno
abbastanza resistente. Sul collo: due serie di giri
lineari racchiudenti una zona, dove le linee verticali
limitano spazii rettangolari occupati da triangoli op-
posti al vertice a tutto colore. Sulle spalle: grandi
uncini a spirale in serie. Sul ventre: due larghe fasce
in alto e lunghi raggi che, partendo dal piede anu-
lare, si protendono per tutta la zona sottoposta. Al-
tezza mm. 335.

(') Cabrici, p. 90, figg. 27-29.

(a) Sono skyphoi della stessa fabbrica di quelli cumani,
pubblicali alla tav. LII, figg. 4 e 6.
 
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