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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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CUMA

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plicitaoiente risoluta la difficoltà della propagazione
dello stile cuoiano nell' E travia, dovendosi a priori
escludere che esso abbia seguito la via del commercio
terrestre, non potendosi in tal caso spiegare conve-
nientemente lo hiatus tra la Campania e l'Etruria.
E. viceversa, la tesi di una propagazione per le vie
di mare acquista una grande verisimiglianza, per le
considerazioni seguenti.

I Calcidesi di Clima erano abilissimi navigatori,
ai quali era molto facile di estendersi fin sulle coste
della Toscana ed all'isola di Elba per il commercio
del rame. Già in età molto più remota di quella alla
quale ci riferiamo, erasi raccolta per questo commercio,
nelle pianure a nord di Civitavecchia una popolazione
numerosa, che abitò le alture poco distanti dal mare,
sulle quali fu poi fondata la città di Tarquinii, la
metropoli di tutta l'Etruria, come vogliono le fonti
antiche ('). E se la distribuzione geografica di un pro-
dotto industriale, in rapporto con la quantità, può re-
golare il criterio della produzione o del commercio
di esso prodotto industriale, la città di Tarquinii deve
andare in primo luogo fra le città dell' Etruria me-
ridionale che hanno dato ceramica di. tipo cuoiano.
Di fatti nè Caere nè Vulci, allo stato delle nostre co-
noscenze, fornirono tale ceramica in quantità così ab-
bondante come Tarquinii (2). E dato puro che l'aves-
sero fornita in altri tempi, e che fosse andata dispersa
senza indicazione di provenienza, quest'ultima città,
per la sua vicinanza al mare, per l'importanza e vetustà
delle sue necropoli estesissime, apparirebbe sempre per
noi come il centro di propagazione. (3) Talché Cuoia in
un primo momento, Tarquinii a breve distanza di tempo
diventarono i due grandi fari, che irradiarono la ci-
viltà dei Calcidesi nella Campania e nell' Etruria. A
misura che da essi ci allontaniamo, più fioca arriva
la loro luce e più prevale la civiltà indigena della
Italia. Ed il Lazio, che per lungo tempo fu privo del
benefizio di questa diretta influenza, almeno nelle

(') Dion. Hai., I, 1 ; Mailer, Die Etrusker, 1, pp. 73 e 354.

(2) Anche lo Gsell ritiene che Tarquinii abbia, in gene-
rale, preceduto Vulci nella via dei progressi industriali ( Vulci,
p. 448).

(s) Non credo che Caere possa competersi con Tarquinii
questo primato, perocché quella città ebbe uno sviluppo più
lento rispetto a Tarquinii, come dimostra la necropoli indigena
scoperta recentemente. Il massimo fiorire della civiltà di Caere
cade nei secoli VII e VI av. Cr.

Monumenti Antichi — Vol. XXII.

parti più remote dal mare, protrasse la sua civiltà
del ferro per un periodo di tempo assai più lungo al
paragone della Campania e dell' Etruria meridionale.

Ma l'influenza del commercio cuoiano sulle coste
dell' Etruria meridionale si fece essa sentire fin dai
primi teoipi dello stanziamento calcidese o ebbe
a manifestarsi in seguito? Questa indagine, che lo
studio dei fatti accertati ci permette di fare, importa
la soluzione del gravissimo problema cronologico ri-
guardante la precedenza della civiltà greca di Cuoia
rispetto a tutte le altre colonie dell'Occidente.

Una volta conosciuta la cronologia relativa della
ceramica geometrica di Cuoia, sarà facile di conoscere,
nella zona d'influenza cumana, quale rapporto abbiano
con la ceramica di Cuoia i prodotti ceramici geome-
trici delle varie necropoli dianzi studiate, e a quale
fase del suo svolgimento essi corrispondano.

Si è visto che la ceramica calcidese all' epoca
della fondazione della città comprendeva alcuni tipi
di vasi e alcuni motivi ornamentali, derivati diretta-
mente da una ceramica geometrica primitiva, che si
rinvennero in Grecia nella necropoli di Eleusi, a Co-
rinto ed altrove. Tale ceramica l'ha data scarsamente
soltanto Cuma in Italia, e nemmeno Siracusa. L'ary-
ballos a collo lungo con decorazione di grandi trian-
goli a reticolato, il vaso a bottiglia ansata, le grandi
lekythoi a collo lungo e larga base piatta, decorate
del grande meandro, il vaso a ciambella, o mancano
addirittura nel materiale ceramico studiato o si tro-
vano nelle loro ultime sopravvivenze della ceramica
italo-geometrica e corinzia. Suessula, che pur fu una
delle primissime città campane ad accogliere lo stile
geometrico nelle sue più caratteristiche manifestazioni,
ha dato una sola lekythos a ventre conico e base
piatta che è del genere corinzio, un solo aryballos a
collo lungo del tipo antichissimo, e neppure uno di
quelli finissimi derivati dal vaso a staffa miceneo. Nei
numerosi corredi delle tombe del Poro romano e del-
l'Esquilino, tale lekythos non è rappresentata nemmeno
da un esemplare. E così pure in tutta 1' Etruria, ecce-
zione fatta per Tarquinii, si cercherebbe invano un vaso
non dico di fabbrica ma almeno di imitazione da proto-
tipi cumani dello stile antichissimo. Tarquinii sol-
tanto ha il vaso a bottiglia, la lekythos a base larga
e piatta nei suoi prodotti d'imitazione. L'aryballos glo-
bulare pure lo ha dato in quattro esemplari, compreso

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