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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0213

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413 CUMA

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lo più in una tecnica, che fu abbandonata per tempo Da tutte queste considerazioni emerge una conse-

nel versante tirreno, cioè a lamelle di piombo ('). guenza, che cioè alla fine del secolo nono e ai prin-

cipi dell'ottavo, quando i Calcidesi penetravano in
* * Campania, contemporaneamente o poco dopo, sulla

Lasciando, a chi ne abbia vaghezza, di seguire in costa meridionale della Toscana manifestavasi un'in-
tatto il suo svolgimento questa industria ceramica dustria ceramica nuova e una importazione di vasi
dell' Italia, a noi premo di conoscere come mai essa probabilmente fabbricati a Cipro o certo nelle isole
non abbia avuto il suo naturale sviluppo nel paese dell'Egeo. Questo risultato va di pieno accordo con ciò
di origine, cioè a Tarquinii. La risposta ci vien data che la nostra indagine scientifica è andata assodando
dalla necropoli stessa di Tarquinii. Risulta, dagli studi per le età di gran lunga anteriori, a cominciare da
(atti, che questa ceramica trovasi colà in tombe a quella eneolitica, in cui l'industria metallica si svi-
luppa sotto l'influenza cipriota. E se allora ebbe solo a
manifestarsi, nel secolo XI, con le tazze laminate e con
le fibule ad ogiva di Tolfa, si perfezionava sempre sotto
l'influenza della metallotecnica cipriota, che procedeva
parallelamente co:i quella delle isole nell'Egeo (')• Con-
tinuando questa influenza, si andò sviluppando l'indu-
stria del metallo laminato nell' Etruria meridionale,

Fig. 161. — (Territòrio Olisco). Fio. 1G2. - (Territorio falisco).

pozzo che rimontano alla seconda metà del secolo IX
ed ai principi dell'Vili. A queste tombe fanno se-
guito quelle a fossa, dove prevale un altro tipo di
ceramica dipinta, nella quale non esitiamo a ricono-
scere quasi tutte le forme di vasi della industria cal-
cidese (2). La medesima successione fu constatata a
Vulci (3), dove però i vasi di tipo calcidese sono, in
proporzione, meno abbondanti.

sarebbe necessario tener conto in uno studio completo, che mi
auguro sia fatto da qualcuno su questa classe di ceramiche
non ancora prese in esame. A me basta, per il mio scopo,
averne indicati il luogo di origine (Tarquinii) e quello dove
questa industria ebbe uno sviluppo grandissimo (territorio
falisco).

(') Montelius, Civilisation, tav. 81, 4.

(2) Tipica è la tomba tarquiniese degli scavi del 1904 (Not.
scavi, 1907, p. 339). La oinochoe di tipo cumano perviene già
degenerata alle prime tombe a camera di Tarquinii {Ann. Instit.,
1874, pp. 261 segg., e Monumenti, X, tavola Xc: tomba del
Guerriero).

(8) G«ell, Vulci, pp. 380 sgg.

che raggiunge un grado notevole di perfezione con le
coppe emisferiche e gli elmi cornetani, i cui tipi de-
rivano da originali egei. E come nella metallotecnica,
così nella industria ceramica, fin dalle origini si de-
termina una influenza cipriota, la quale si manifesta
in misura limitatissima, nel senso che determina la
forma di certi vasi speciali, come ad esempio lo askos.
A suo luogo notammo, che l'askos di Tolfa presuppone
un prototipo ciprioto, a differenza dell'askos cumano,
il quale si attiene più fedelmente al prototipo del-
l'askos miceneo, che è la brocca cicladica. In ordine
alla decorazione dei vasi, gli ossuarii di Tolfa ed Allu-

(') Studiando la oreficeria etrusca si ha occasione di sco-
prire numerosi rapporti con Cipro. L'ornato ad occhiali, ad
esempi'», è di derivazione cipriota. Si confrontino il pendaglio
di Canino (Studi e materiali I p. 277 fig; 44; II p. 138 fig. 130
tav. II, 3) e la fibula d'oro del Brit. Mus. (Marshall, Cat.
jewell. tav. XV n. 1373, e p. 129 fig. 32) con ori micenei di
Cipro (Excavat. in Cyprus tav. IX fig. 278, passim).
 
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