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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0215

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CUMA

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curo indizio della presenza di questo nuovo elemento
etnico dominatore, che trapianta in Italia e fa rifiorire
i germi della civiltà micenea che aveva ereditata.

Oltre a ciò, gli Etruschi non sono soltanto i Tirreni
venuti in Italia; sono anche gl'indigeni, fra i quali
i potenti dominatori si cacciarono. Troppo si è trascu-
rato e si trascura nel problema etrusco il substrato
indigeno, formato dagli Ariani e dagl'Italici. I Tirreni
nel corso del secolo VII sviluppano molto l'architet-
tura sepolcrale, ma i tipi delle tombe preesistevano
tutti in Italia al loro arrivo. Essi non fanno che per-
fezionare, che concepire in una forma più grandiosa
questi tipi, con le risorse di una decorazione e di una
arte che trapiantarono dall'Oriente greco-asiatico a
misura che questa colà progrediva. I tumuli di Caere,
di Corneto, di Vulci, di Veio, dobbiamo andarli a
cercare in una fase primitiva nei circoli di Terni,
(inediti) ('), di Tolentino (2), di Vetulonia (3), i quali si
ricollegano ai cumuli del Barese (4) ed al muro cir-
colare delle fosse sull'acropoli di Micene (5), e delle
tombe di Hassarlik (6). È tutta una catena, i cui primi
anelli, semplici e rozzi, si perfezionano gradatamente
fino ad arrivare ai grandi e preziosi anelli, rappresen-
tati dalle citate tombe dell' Etruria. Parimenti le tombe
a camera, grandiose e complesse, o che siano incavate
nel monte, o che abbiano la volta costruita di pietre
aggettate, rappresentano uno sviluppo più grandioso
rispetto alla fossa primitiva con loculo, che, ampliato,

(') Uno solamente fu pubblicato in Not. scavi 1907 p. 625
fig. 24 e dipoi in un articolo di Verri-Lanzi, L'uomo primitivo
nella conca di Terni, in Bollelt. d. Soc. Geolog. ital. XXIX,
1910 p. 139. I circoli a cui alludo furono scoperti negli scavi
fatti all'Acciaieria dalla Direzione del Museo di Villa Giulia,
ancora inediti.

H Not. scavi, 1883 p. 329 e tav. XVI, 20.

(3) Falchi, Vetulonia pp. 76, 91, passim.

(*) latta in Bull. Pai. XXX, 1904 p. 32 sgg.

(5) Arch. Jahrbuch 1895 p. 123 sg.; Perrot, Hist. de Vart.,
VI, p. 583, fìg. 254.

(6) Journ. I/ell. St. Vili, 1887 p. 64 sgg. Entrano in questa
categoria le tombe a circolo di Samo (Boehlau, Aus. ion. uni
ital. Nekrop. p. 32, s.). Una evoluzione parallela a quella dei
tumuli etruschi rappresentano i tumuli di Sibari detti timponi
(Not. scavi 1879 tavv. V, VI; Comparetti, Laminette orfiche
p. 1 sgg.). Di questo genere di architettura sepolcrale discorre,
e Petersen in Róm. Mitt. 1899 p. 169 nota 1. Sull'architettura
sepolcrale tirrena ha scritto pure, ma con vedute diverse dalle
mie, il Pinza in Atti del Congr. intern. di Se. Storiche V
p. 377 sgg. I circoli di Golasecca (a sud del Lago Maggiore)
sono tardi, e non possono quindi competere per antichità con
quelli del Sud.

Monumenti Antichi — Vol. XXII.

diventerà la camera sepolcrale, rimanendo la fossa, in
molti casi, come pozzo di accesso ('). I Tirreni, col
potente sussidio della civiltà micenea, di cui, come le
popolazioni ioniche, erano gli eredi, recarono a questa
evoluzione il soffio dell'arte architettonica, dell'indu-
stria progredita, che prosperarono in misura stragrande
nei centri da essi occupati, a causa del benessere eco-
nomico.

*

La parentesi era necessaria per assodare questi
due punti, che ci servono a spiegare la civiltà cu-
mana del secolo VII. Il primo punto consiste nel ricono-
scere che il commercio calcidese sulle coste dell'Etruria,
con centro a Tarquinii, fu arrestato dalla prevalenza
sempre più crescente dell'elemento etrusco, che alla
fine del secolo ottavo era già padrone dell' Etruria.
Il secondo punto consiste nel riconoscere che gli Etru-
schi dell'età storica non sono i soli Tirreni, ma gl'in-
digeni, fra i quali questi si cacciarono da dominatori.
Per virtù di tale mescolanza, lungo la costa si svolse
una civiltà prevalentemente ionica, laddove, nelle re-
gioni interne, come i territorii falisco e capenate, si
svolse una civiltà prevalentemente indigena, che si svi-
luppò con ritardo, mantenendo un'impronta primitiva
fino ad epoca avanzata (2). E poiché esistevano fin da
tempi remotissimi, come si è visto, rapporti, anzi erasi

(') Il passaggio dalla fossa alla camera sepolcrale è dato
studiarlo nelle necropoli dei territorii falisco e capenate, in
gran parte inedite, ed in molte sepolture di Vulci. Presso queste
popolazioni interne l'architettura sepolcrale ci offre tutti gli
anelli di passaggio dalla fossa primitiva alla camera. Dapprima
s'incavò sopra uno dei lati lunghi una nicchietta a forno per
deporvi il vasellame; poi questa s'ingrandì al punto, che il ca-
davere fu deposto in essa, rimanendo la fossa come pozzo d'ac-
cesso. E da ultimo, con successivi ampliamenti, si ebbe la
camera con corridoio, il quale era indispensabile per accedere
al sepolcro. Di questo passaggio graduale resta la prova in
quelle camere con corridoio attraversato da una fossa, avanzo
della fossa primitiva. La necropoli capenate, di prossima pub-
blicazione, confermerà in ogni sua parte quanto ho esposto.
Sono utili a questo studio l'atlante del voi. IV dei Monum.
ant. Lincei, e l'opera dello Gsell, Vulci.

(a) Tale è il carattere di tutta la civiltà dei territori fa-
lisco e capenate, di cui la prima fece più rapidi ed anticipati
progressi rispetto alla secondn. L'abbondanza della ceramica
greca nelle tombe falische si desidera invano in quelle del ter-
ritorio capenate, il quale cominciò a sviluppare con ritardo la
sua civiltà anteriore ad ogni influenza etrusca e greca (necro-
poli Le Saliere) e che protrasse per tutto il secolo VII la fab-
brica dei vasi graffiti, continuandola, ma in minor proporzione,
e con motivi più complessi e variati, nel secolo VI, accanto ai
vasi geometrici dipinti di tipo indigeno ed al vasellame minuto

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