Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

DOI Artikel:
Gàbrici, Ettore: Cuma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0229

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
445

COMA

446

Resta con ciò assodato, che a Tarquinii a Caere, a
Vulci ed in altri centri minori, durante il secolo Vili
si fecero strada due correnti commerciali, quella cal-
cidese che fu molto forte, e l'altra cipriota ed egea,
la quale, col prevalere delle colonie greche dell'Asia
Minore e delle isole adiacenti, guadagnò sempre mag-
gior consistenza, fino al punto che verso la fine del
secolo Vili la corrente cumana si era di molto inde-
bolita. L'influenza esercitata da questa duplice cor-
rente possiamo studiarla nella seconda metà del se-
colo Vili e nella prima metà del seguente nelle ne-
cropoli del territorio falisco, dove la ceramica dipinta
ed anche quella graffita adottano forme calcidesi, come
la oinochoe, lo skyphos, accanto a forme ioniche, come
l'anfora, e in cui le decorazioni dimane (il pesce,
l'uccello volante e tutta la numerosa serie di ornati
geometrici) sono usate accanto alle figure di mostri,
di fiere e di esseri immaginarii che l'arte ionica del-
l'Asia minore introduceva, pel tramite degli Etruschi,
su lamine metalliche sbalzate, sugli avorii e simili pro-
dotti. E nel territorio capenate accanto alla ceramica di-
pinta geometrica, dove trovasi spesso l'uccello, era spe-
cialmente sviluppata un'altra ceramica incisa, povera
di forme e di ornati, che invase le tombe del secolo VII,
e in cui, oltre le figure di animali, si ripete a sazietà
l'ornato di triangoli, di volute e di palmette non nelle
fogge propriamente cumane, bensì in quelle, più svi-
luppate, della ceramica ionica primitiva, quella cioè
delle isole.

Di tutto questo sviluppo industriale bisogna ri-
cercare le origini nell' Etruria marittima, ed in par-
ticolar modo a Tarquinii, la quale città giustamente
fu dagli antichi scrittori designata come metropoli del-
l' Etruria (1).

La fine del secolo Vili ed i principii del settimo
segnano un mutamento d'importanza capitale nella
storia politica della Grecia e dell'Italia. I Calcidesi
d'Eubea, venuti su quali rappresentanti dell'elemento
etnico insulare dopo la discesa dorica, avevano svi-
luppato i germi dell'arte micenea delle Cicladi in
ispecial modo, e fiorirono per influenza del commercio
ciprioto. Ristabiliti i rapporti fra le isole ed il con-
tinente, Corinto ed Argo erano destinate a continuare

(') Sull'argomento si consulti K. 0. Mailer, Die Etrusker2
I, p. 67, passim.

l'opera dei Calcidesi ; e così vediamo che l'industria
ceramica di questi vien trapiantata a Corinto, ad
Argo e ad Egina. Questo risultato è in perfetta ar-
monia con la tradizione storica, secondo la quale tra
Corinto e Calcide durarono rapporti cordiali nel tempo
della colonizzazione in Occidente e durante la guerra
accanita tra Calcide ed Eretria pel possesso della
pianura di Lelanto.

Questo è uno dei punti più solidamente accertati
dalla indagine archeologica, il quale conferma in modo
indiscutibile l'alta antichità dello stanziamento calci-
dese di Cuma rispetto a Siracusa. Questa colonia si-
celiota è una fondazione avvenuta nel periodo in cui
Corinto, nella seconda metà del secolo VIII, diven-
tava continuatrice della industria ceramica calcidese,
come attesta lo scarso vasellame di tipo calcidese
rinvenuto nella necropoli del Fusco.

Il passaggio della industria ceramica calcidese
in terraferma doveva necessariamente segnare una
decadenza per la città dell'Eubea; decadenza che
ebbe una forte ripercussione in Italia, dove Cuma
stessa comincia a dar segni di debolezza di fronte
all'invadenza dell'elemento indigeno, e nell'Etruria
comincia ad avere la concorrenza ostile degli Etruschi.

Questo complesso di fatti trova la sua spiegazione
nello indebolimento della potenza commerciale calci-
dese in Grecia e nel sorgere dell'elemento ionico nelle
isole egee e sulle coste dell'Asia Minore, col quale
va connessa la prevalenza degli Etruschi nell'Italia.
Forse non sarà bene accolta la mia ipotesi, secondo
la quale ai Calcidesi d'Eubea sarebbe stata contraria
l'affermazione dell'elemento ionico, pur essendo essi
considerati dagli storici come una popolazione ionica.

Sono indotto a pensare così, considerando l'av-
versione degli Etruschi per i dimani, la quale trova
riscontro nell'antagonismo che Mileto, in così stretti
rapporti con gli Etruschi, ebbe per Calcide, e nell'iso-
lamento di duna in Italia nei secoli VII e VI. Cuma
rimase sempre estranea al commercio ionico, e si
mantenne in rapporti commerciali solo con la Grecia
continentale. Quel che troviamo di ionico a Cuma
non è prodotto di una influenza diretta del commercio
marittimo, bensì di una influenza indiretta esercitata
dagli Etruschi per via del commercio terrestre.

La fine del secolo VIII segna dunque, così in
Grecia come in Italia, se non la decadenza, almeno il
 
Annotationen