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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0287

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Il lebete di Londra (tav. LXXVII) non offrirebbe un'altra ancora, col n. d'inv. 3701; e finalmente il
nulla di speciale, se non vi si leggesse impressa la Museo di Villa Giulia acquistò recentemente due di
nota iscrizione, per la quale rinvio al Cat. Brit. Mus., tali anse provenienti da Perugia (guerriero stante di
n. 257 (alt. cm. 18, diam. cm. 35), che ne riporta fronte, fiancheggiato da due cavalli rivolti verso di
la bibliografia. Il coperchio, che forse non è suo, ma lui, e da due volatili ; sulla sprangherà superiore stanno
di un recipiente gemello (ved. Duhn, in Ann. Instit., posati due leoncini; nn. d'inv. 17387 e 17388).
1880, p. 343), è decorato di quattro figure maschili II luogo di produzione dev'essere quindi circoscritto
sull'orlo ed una nel centro : le prime, nude, di tipo all'Umbria o al Piceno ; e il carattere ionico, che si
arcaico, col petto di fronte e le gambe di profilo, ravvisa nelle figure, è la riprova che questi sono pro-
stanno in atteggiamento di corsa, agitando le braccia; dotti di arte etnisca trapiantata in quelle regioni,
l'altra è una figura stante, con le braccia protese; lo Non così pensava l'Helbig nel 1880; ma, a di-
stile è quello greco del secolo quinto. La necropoli stanza di più di un trentennio, le nuove scoperte hanno
di Capua restituì alla luce molti di questi lebeti; distinto cièche è greco da ciò che è etrusco a Cura a
ed uno dei più pregevoli è quello venduto alcuni e nella Campania. Anche la cista a cordoni si credette
anni fa a Parigi e che fu illustrato in Le Musée VI, che fosse stata introdotta dai Calcidesi nella nostra
1909 tav. dopo la pag. 258; ved. pure il cat. di vendita penisola Se così fosse, non dovremmo trovare a
Sambon-Canessa, 1910, tav. XI. Un lebete con graffiti Cuma questo vaso di bronzo come un'eccezione; ai
a fiori di loto appartiene alla raccolta Loeb (Sie- molti lebeti emisferici non possiamo contrapporre,
veking, Bronzen der Sammlung Loeb, tav. 35). riunendo il prodotto di tutti gli scavi, che tre ciste,

La grande anfora della Raccolta Cumana, edita alla una delle quali appartiene come vaso secondario ad

tav. LXXVI, 3 (alt. min. 535), fu studiata e pubblicata una sepoltura a fossa della seconda metà del secolo

dallo Helbig in Annali Instit. 1880 tav. W, fig. 2. Vili (Sep. LXIII, ved. col. 422), un'altra è quella

La sua forma è quella di certe grandi anfore etru- della sepoltura LXX, una terza è pubblicata alla

sche di creta, trovate a Cerveteri (Pottier, Vases an- figura 209 ed è della Raccolta Cumana (n. 86524).

tiques D 48, 54, 153) ed a Falerii (Montelius, Givi- Qualche altra potrà pure sfuggirmi ; ciò non iinpe-

lisation, II, tav. 325, 3); solo che questa di bronzo è disce però di affermare che la cista a cordoni è spo-

munita di due anse fuse a parte, rappresentanti un radica a Cuma, come a Nuceria, come a Capua, e

uomo che con le mani tocca due leoni rampanti. che il suo luogo di origine non è neppure da ricer-

Queste tre figure sono piatte, con rilievo da una sola care in Etruria. La cista, che a pareti lisce e graffite

faccia, ritoccate con graffiti in molte parti del corpo. sarà di poi così diffusa e modificata a Praeneste

L'uomo sta di fronte, coperto di corazza e schinieri ; (Gozzadini, Scavi Arnoaldi- Veli, p. 36), è un vaso

i leoni, pur tenendo il corpo rivolto a lui, volgono il proprio delle regioni del Bolognese. Nè questo giu-

capo indietro ; sono aggiunte come appendici, sul capo dizio si può contestare, adducendo che questo vaso

e dietro una della zampe inferiori dei leoni, quattro cilindrico ebbe la sua diffusione colà ed altrove verso

teste di volatile. La modellatura è infantile e scorretta, i secoli sesto e quinto. Se allora fu di moda in quelle

e da sola basterebbe a far escludere che questi bronzi regioni, la sua origine rimonta ad un'età molto più

fusi provengano da officine greche; così che il riscontro remota, conoscendosi ciste a cordoni degli strati bo-

coi vasi fittili dell'Etruria diventa anche più signi- lognesi riferibili almeno alla seconda metà del sec. VIII

ficativo. Ma in questi ultimi anni si sono scoperte, (Zannoni, Certosa di Bologna, pp. 233 sgg. ; Mon-

speeialmente nell' Umbria e nel Piceno, alcune simili telius, Civilisation, tav. 81, n. 8, Bologna, Benacci II).

anse, le quali hanno chiarito sempre più la difficoltà__

della provenienza di tali bronzi. Il Pernice, ne pub- ^ „ , . ... ,„„m ., .

v r (!) Intorno alla cista a cordoni sarà utile leggere il rias-

blicò due in Jahreshefte, 1904, p. 162, provenienti snnto ^e\\0 varje opinioni in Pauly-Vissowa, Realencycl s. v.

da Foligno; il Museo di Ancona ne possiede un'altra Cista, p. 2604, Sono fondamentali gli studi del Gozzadini

, . , L , ,. , (Scavi Arnoaldi Veli, p. 36 sgg.), dello Helbig (Ann. Instit.

di Belmonte Piceno (guerriero galeato che tiene pel lg80( ^ 24Q ggg^ fl l y Duhl) {ROm nitteilmgm 1887 pa-

capo due cavalli; uccelli, leoni); quello di Firenze gina 209 sgg.).

Monumenti Antichi — Vol. XXII.

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