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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0292

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CUMA

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di altre dell' Etruria meridionale, fra le quali ricor-
deremo quella di Caere, conosciuta col nome di Re-
gulini-Galassi (Martha. L'art élrusque, p. 147), ed una
cella del tumulo di monte Aguzzo presso Fornello,
ricostruita nel giardino del Museo Archeologico di
Firenze (lungh. m. 3,34, largh. 1,85, alt. mass. 2,05;
Milani, Il R. Museo Arch. dì Firenze, tav. CXXIII,
n. 1 testo a pp. 70 e 286). Non è di poca impor-
tanza il constatare, che simili costruzioni sepolcrali
ricorrono pure a Capua, la cittadella degli Etruschi
in Campania {Bull. Ardi. Nap., N. S. II, voi. 1854,
tav. XX, nn. 2, 3, 4).

Fio. 211.

Le tombe dimane di questo tipo o non hanno
dato suppellettile di sorta, perchè devastate dagli an-
tichi stessi, o hanno dato quella delle ultime deposi-
zioni, essendo state utilizzate dai Sanniti o dai Ro-
mani. Di fatti la poca ceramica raccolta nella tomba
del fondo Correale è del secolo terzo, al più della
fine del quarto, come lasciano argomentare le quattro
monetine di bronzo, se sono napoletane; ma non può
essere a nessun eosto contemporanea della iscrizione
arcaica scolpita in una delle pietre, come vedremo.

Dalle camere cosiffatte si passò, gradatamente, ridu-
cendone le misure, alle tombe denominate a schiena,
dove la copertura è costituita da più lastroni affron-
tati, con letti funebri o sarcofagi e con vani d'in-
gresso ora ad architrave ora arcuati. È assai raro il
caso di rinvenire una tomba a schiena, che non sia
devastata od utilizzata dagli antichi; e se qualche og-
getto del primitivo corredo si è riuscito a raccogliere,
esso non trovavasi al posto originario, ma o per terra

o in frammenti o fuori della tomba. La camera nu-
mero LXXII. che si può presumere essere del
primo terzo del secolo quinto (m. 3,06 X 2,63), aveva
tre sarcofagi, uno con scheletro e due con ceneri. Uno
dei pioventi del tetto era sfondato, e qua e là sul pa-
vimento erano dispersi i frammenti del cratere a co-
lonnette della tav. LXXXIV, n. 5, di stile severizzante.
Migliori indizii si trassero dalle camere CX e CXI.
sconvolte ed in parte demolite, poiché la prima dette
la bellissima kylix attica del secolo quinto, colla iscri
zione granita che esprime la sua appartenenza a Ssvó
cpavzog; l'altra, vasi a figure nere. Nessun dubbio re-

Fig. 212.

sta, quindi, che queste camere sepolcrali, di grandi
dimensioni e di una struttura molto più antica rispetto
alla grande maggioranza di tombe a schiena con tetto
a lastroni affrontati, sieno cominciate al tempo dei
vasi attici a figure nere, e sieno quindi dello stesso
periodo a cui appartengono le più antiche casse mo-
nolite e i cosiddetti tomboni etruschi.

Un altro indizio cronologico abbiamo da alcune
iscrizioni intagliate sulle facce interne dei blocchi di
tufo, adoperati per la costruzione di tali tombe. Si
conservano nella Raccolta Cumana le due lastre ta-
gliate da parallelepipedi di tombe, probabilmente a
camera, coi nomi di KgiTofiovXrjg (tìg. 211) e di Jrjfió-
XaQig (tìg. 212) (*), Nel 1887 il Sogliano ne pub-

(') Per la prima ved. Minervini in Bull. Arch. Napol,
N. S., 185S, pp. 49 sgg., tav. I; Roehl, Inscr. gr. antiquiss.,
n. 527; Roberts, Introductio», n. 176; Kaibel, Inscr. gr. Sic.
et It., n. 869. Per la seconda ved. Minervini, ibid.,p. 65, ta-
vola II; Roehl, ibid., n. 528; Roberts, ibid., n. 177; Kaibel.
ibid., n. 867.
 
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