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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0296

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CUMA

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D'altronde, circa mezzo secolo d'influenza commerciale,
esercitata dai Calcidesi di Clima nell'Etruria marittima,
avanti la piena affermazione etnisca, nella seconda metà
del secolo ottavo, era più che sufficiente, affinchè i Cu-
mani introducessero colà il loro alfabeto.

Le ragioni addotte da un valentissimo archeologo,
per sostenere una origine dell'alfabeto etrusco indipen-
dente da quello di Clima (Karo, in Bull, di Paleln.,
XXX, 1904, p. 24 estr., e le osservazioni del De Sanctis,
St. d. Hom., I, p. 130, n. 1), sono fondate sull'alfabeto
etrusco già sviluppato, quando cioè quello introdotto
dai Cumani aveva, per opera degli Etruschi stessi in
continuo contatto con i paesi dell'Egeo, subito infil-
trazioni e cambiamenti. Deve avere molto valore per
noi l'alfabeto etrusco, ripetuto più volte sul vaso di
Formello, dove sono aggiunte in fine le lettere aspi-
rate introdotte nell'alfabeto greco. Esso contiene l'alfa-
beto primitivo etrusco, derivato dal calcidese, con
l'aggiunta posteriore delle aspirate. La stessa compo-
sizione costituisce la più sicura testimonianza della
sua formazione storica, a quel modo che sulla cera-
mica tarquiniese di tipo cumano la qualità e sintassi
degli ornati dimostrano l'alterazione avvenuta negli
elementi decorativi della industria ceramica calci-
dese (1).

Rispetto a Roma non esiterei ad accettare la
tradizione della sua dipendenza da Clima in fatto di
scrittura. Si è visto, che alla industria ceramica pri-
mitiva nel sepolcreto del Foro Romano si associa fin
dalla seconda metà del secolo ottavo la ceramica di
tipo calcidese, che potrà forse esservi stata introdotta
anche pel tramite dell'Etruria marittima; ciò non
esclude il fatto, che il primitivo popolo di Roma
risentì l'influenza, sia pure indiretta, della civiltà
cumana, nel tempo in cui l'Etruria marittima subiva
pur essa quella medesima influenza. Può quindi am-
mettersi, che la tradizione antichissima, nell'affermare
che Roma aveva ricevuto l'alfabeto da Clima, pigliasse
le mosse dal ricordo di quel tempo, assai remoto,
d'influenza cumana, sia pure indiretta, la quale, come
nell'Etruria stessa, precedette nel Lazio il periodo
d'influenza etnisca.

C) Il vaso di Formello, che è un'anforetta di bucchero
della prima metà del secolo settimo, è stato recentemente ac-
quistato pel Museo Nazionale di Villa Giulia.

Nei secoli settimo e sesto s'intensificarono i rap-
porti commerciali fra i centri marittimi dell'Occidente
e quelli del Mediterraneo orientale. Rodi vi ebbe
ima parte prevalente insieme a Corinto e all'Argo-
lide, ed estese le sue relazioni, fondando anche co-
lonie in Sicilia e nella Magna Grecia. Di questi com-
merci ebbe a giovarsi grandemente Clima; ed abbiamo
visto quale massa di terrecotte e vasi corinzii e rodii
abbia dato la Raccolta Cumana. Con la fondazione di
Messana, l'antica colonia calcidese aveva guadagnato
una posizione strategica di prim'ordine; ed essa stessa
non ostacolò ai Rodii la fondazione di Partenope, anzi
vi ebbe parte. Intanto cercava di allargare sempre più
la sua sfera d'influenza nei paesi interni degli Opici,
stringendo amicizia con essi (sepolcreti di S. Valentino
e S. Marzano).

Questo stato di calma apparente non poteva durare,
perchè gli antichi dominatori del Mar Tirreno, i Cal-
cidesi, ben riconoscevano contrario ai loro interessi lo
avanzarsi della potenza marittima degli Etruschi, i
quali sfruttavano unicamente a vantaggio loro il com-
mercio delle colonie ioniche dell'Asia Minore e del-
l'Egeo durante il secolo sesto. Clima e le colonie do-
riche della Sicilia ne eran tagliate fuori, e solo usufrui-
vano, in misura molto limitata, dei vantaggi della
importazione attica. La prepotente intolleranza degli
Etruschi per mare in questo secolo è provata dalla
alleanza loro coi Cartaginesi per combattere insieme
i Pocesi sulle coste della Corsica nel 537.

Fin dalla seconda metà del secolo sesto, la potenza
marittima di Cuma incominciava a declinare : e gli
Etruschi, profittando di questa debolezza, volsero le
mire alla conquista dei paesi interni, dove il loro
commercio già si esercitava da lunga pezza. Nella
tradizione è consacrato il ricordo della battaglia di
Aricia e dell'assedio di Cuma del 524. Gli Etruschi
sono respinti ; ma essi già frequentavano, da padroni,
i più importanti mercati della Campania, dove erano
prossimi ad insediarsi con le armi. Ed è rilevante il
fatto, che la spedizione in soccorso di Aricia si preferì
di farla da Cuma per mare (Dionys., VII, 6, 7).
Questa condizione politica durò negli ultimi anni del
secolo sesto e nel primo ventennio del quinto. Il mo-
nopolio del commercio attico stava allora nelle mani
delle fiorenti città etnische; è questa la ragione per
cui sono così rari, nelle necropoli siceliote ed italiote,
 
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