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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0356

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699

COMA

700

tersi che le dieci figure, distribuite in un modo così
couveuzionale, tutte in atteggiamento di maestosa
dignità e di calma, e la cui espressione è circoscritta
entro i limiti di ciascuna coppia, possano concorrere
ad un'unica e determinata azione, come sarebbe a dire
una scena della religione dei misteri? Il rapporto che
corre fra di esse è puramente ideologico, e l'unità della
rappresentazione deve ricercarsi solamente nei rapporti
che ciascuna figura o gruppo può avere con Demeter
e Kore. Vorrei quindi escludere la facile interpreta-
zione, a cui si presterebbe la figura di Herakles, cioè
a dire della iniziazione dell'eroe ai sacri misteri, sul-
l'analogia della pelike di Panticape (Purtwàngler-
Reichhold, tav. 70). Ma escluderei una tale esegesi
anche per la rappresentazione di questo vaso, non
potendosi ricavare, dal semplice atteggiamento con-
templativo delle figure secondarie, nessun fermo adden-
tellato per una tale interpretazione. Su quella pelike
non si vede altro se non la triade eleusinia, intorno
alla quale si aggruppano altre divinità affini e secon-
darie, tra cui anche Herakles, quale iniziato. Essa
piuttosto contribuisce non poco a ribadire per il vaso
cumano la identificazione di Herakles, contrapposto
anche ivi a Dionysos, e di fattezze giovanili. Ed è
chiaro che, avendo esso nel vaso cumano il porchetto
nella destra, la clava dovesse passargli nella mano
sinistra accanto al bakchos.

Sicché la liydria di Clima nella serie di figure ci pre-
senta non altro, se non le due maggiori divinità
dei sacri misteri di Eie usi, associate ad
altre divinità maschili e femminili, che
nell'Attica ebbero rapporti più o meno
diretti e parteciparono più o meno diret-
tamente al culto dei misteri ('). Non potrei,
come lio fatto per Herakles, aggiunger nulla di nuovo
a quello che si è scritto sulla interpretazione di tre
figure, le due della prima coppia e la dea seduta della
quinta, circa le quali rinvio al dotto studio dello
Svorouos, dove si troverà la rassegna delle varie opi-
nioni {Joura. intera, d'arcìi. numism., IV, 1901,
pp. 400 sgg.). Questi voleva dividere-la rappresenta-
zione in tre parti, di cui una anteriore, comprendente
le tre coppie centrali, sarebbe riferibile alle divinità

(') Cosi pensa pure lu Skias {Monum. Pwt, Vili, 1900-1901,
p. 33).

dell'Attica, e i gruppi esterni di sinistra e di destra
sarebbero relativi ai culti particolari di Agrae e di
Eleusi. In altri termini la principale dea dei misteri
sarebbe ripetuta tre volte sotto tre diversi aspetti,
corrispondenti ad una distinzione topografica. Ciò so-
steneva lo Svoronos nel 1901, quando gli studii sulla
religione dei misteri di Eleusi, ancor brancolavano nel
buio, fondati su certi pregiudizii che il Rizzo dileguò
in parte cou la sua forte indagine sul sarcofago di Torre
Nova e di monumenti affini (Ròm. Mitt., XXV, 1910,
pp. 89 sgg.). Ed avendo egli luminosamente dimostrato,
essere Iakchos il fanciullo con una o due faci, ripe-
tuto sul pinax di Eleusi {Ephem. arch. 1901, tav. I),
e su altri monumenti, cade così indirettamente la tri-
partizione proposta dallo Svoronos per la hydria cumana,
e si conferma sempre più l'ipotesi di un contenuto ge-
nerico della rappresentazione sul vaso cumano ('). Resta
come dicevo, dubbia la identificazione di tre sole
figure. Quelle della prima coppia molto probabilmente
sono Rhea o Ge od Hekate ed Artemis; la dea estrema
di destra ammetto che sia Aphrodite. Pausania ricorda
il tempio di Artemis Propylaia e quello di Artemis
Agrotera ad Eleusi (Paus. I, 38, 6 ; 19, 7). Per alcune
di queste divinità, come per Triptolemos e Dionysos,
abbiamo testimonianze classiche ed epigrafiche, atte-
stanti la loro associazione alle divinità e riti di Eleusi.
Come prova indiretta ricorderò, che Dionysos mystes
era venerato a Tegea in un tempio che stava accanto
a quello di Demeter (Paus. Vili, 54, 4). Pausania
menziona un vaóc e una statua di Triptolemos che
stavano nello Eleusinion ad Atene (Paus. I, 14, 1-3;
cfr. Svoronos, op., cit., pp. 409 sgg.), ed ha molto va-
lore per la nostra tesi il frammento d'iscrizione ante-
riore al secolo di Pericle, donde apprendiamo che il
giorno 21 boedromion, in cui aveva luogo la grande
processione da Atene ad Eleusi, sacritìcavasi a Ge
Kourotrophos. ad Hermes Enagonios, alle Charites,
ad Artemis, a Triptolemos, a Iakchos e alle grandi
dee (C. I. A., I, 5). Athena seduta su di una rupe
accanto ad Herakles sarà la 7iohov%oc simboleggiante
il luogo, dove si iniziava la grande solennità che do-
veva poi avere il suo sèguito ad Eleusi (Svoronos,

(1) Sulla triade eleusinia, oltre allo studio del Kizzo, si con-
sulti Svoronos in Ephem. arch., 1911, p. 39, e Athener Natio-
nalmus. pp. 474, sgg., tav. LXXX,
 
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