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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0358

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703

CUMA

produzione. Ho raccolto nella tavola CVII le più note-
voli varianti delle rnasclierette impresse sul fondo di
queste scodelle, e mette conto di esaminarle partita-
mente.

N. 1. Kylix campana (diam. cm. 12), che ha sul
fondo cinque palmette impresse in giro ad una ma-
scheretta (Gorgoneion?), sotto alla quale si legge il
nome del fabbricante T I MOSEN O g.

N. 9. Simile kylix (diam. cm. 12); del nome si
legge TIMOSEN

N. 2. Ciotola, sul cui fondo mascheretta (Gorgo-
neion?) su egida, in mezzo a quattro palmette disposte
a croce (diam. cm. 15).

N. 3. Kylix campana (diam. tirai. 125); sul fondo
mascheretta fra cinque segmenti di cerchio.

N. 6. Kylix, sul cui fondo mascheretta di Gorgone
con lingua in fuori; diam. cm. 12.

N. 4. Kylix ; sul fondo meandro quadrato con quat-
tro palmette agli angoli (diam. cm. 10).

N. 7. Kylix; sul fondo mascheretta fra quattro pal-
mette (diam. cm. 13).

N. 8. Kylix ; sul fondo maschera di Gorgone con
lingua sporgente, in mezzo a sette palmette, legate
da sette segmenti di cerchio (diam. cm. 13).

N. 10. Ciotola, sul cui fondo mascheretta in mezzo
a cinque palmette alternate con cinque cerchielli
(diam. mm. 145).

Altri fondi di ciotola con impressioni di una ma-
schera di Sileno, di festoni ecc., sono stati tralasciati
perchè mancavano esemplari buoni.

N. 5. Kylix campana con impressione di un meda-
glione di Euainetos in mezzo a dodici palmette e dop-
pio giro di sgraffìi (ved. descrizione alla tomba CXVI1).
Per la bibliografia rimando a Pagenstecher, Calerli-
sche Reliefker'amili, pp. 16 sgg., ed al mio studio sulla
necropoli ellenistica di Teano in Monum. ant. Lin-
cei, XX, 1910, col. 48 sgg. Aggiungi: Patroni, Catal.
Museo Campano, n. 959; Calai, di vendita Sam-
bon-Canessa, Parigi, 1901, n. 86; e 1903, p. 56,
nn. 171, 172.

Le tombe a cassa, parallele a queste del secondo
gruppo, contengono certe piccole lekythoi fusiformi
con una figura o una testa umana o un uccello di-
pinto a vernice nera ; i particolari interni sono graffiti
con l'aggiunta di qualche tratto bianco (specialmente

il nudo delle donne) ; sotto all'ansa palmetta nera e
girali.

Tomba CXXXII lekythos con anitra; alt. mm. 105.

» CXLIV » con cigno; alt. cm. 10.

n CXLIX i> con uomo nudo sedente.

che ha sulleginocchia un oggetto
indeterminato, e nella destra un
bastone; alt. mm. 165.

» CXC lekythos con donna che ha nello
mani una benda; alt. cm. 16
(tav. XVIII, n. 3).

» CCVII lekythos con Sileno coronato di
edera, con tirso nella sinistra; alla sua destra un'an-
fora; alt. cm. 11 (tav. CVTII, n. 2).

La rassegna di questi piccoli vasi, testé fatta dal
Pagenstecher ('), dimostrò che essi provengono da ne-
cropoli della Magna Grecia (Capua, Pompei, Taranto)
e della Sicilia (Siracusa, Palermo, ecc.), e l'autore
giustamente ne attribuisce la fabbricazione alla Cam-
pania, o più particolarmente, ma con molta incertezza,
a Cuma. Considerato che gli esemplari della Raccolta
Stevens si rinvennero quasi tutti in tombe a cassa,
le quali hanno il privilegio di contenere piccoli vasi
di tarde fabbriche greche, è quasi certo che le lekythoi
a figure nere sieno un prodotto dell' industria cam-
pana, che fu esportato nel resto della Magna Grecia
e Sicilia. I più antichi prodotti di questo genere fu-
rono certamente lavorati a Cuma ; difatti l'esemplare
del Museo di Berlino, edito dal Pagenstecher alla fig. 4,
e uno dei due del Museo di Capua, sono senza dubbio
di fabbrica cumana (si confronti la donna seduta dell'e-
semplare di Berlino, con quella della tav. XCV, n. 1-3) ;
il che è confermato dalla lekythos della tomba CXXVII,
pubblicata alla tav. CVIII, n. 1, la quale appartiene al
primo gruppo. Tutte le altre simili lekythoi a me
note, compresa quella di Pompei (Sogliano, op. cit.,
pag. 213, fig. 6,1), con figure di animale, sono di
stile tardo ; la loro produzione dovette durare a lungo.
Esse, insieme con altri vasi campani, studiati dal Pa-
troni (Ceramica, pp. 29sgg.), devono considerarsi come
una tarda sopravvivenza della tecnica a figure nere,
rimasta nella Campania e nell'Etruria.

(') Schwarzftguiige Vaaen dea vierten uni dritten Jahr-
hunderts (Bulletin de la Societé archéol. d"Alexandrie, 1912,
n. 14).
 
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