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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0367

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COMA

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Apelle (Furtw.-Reichhold, II, pag. 139) bisogna am-
mettere un originale greco, da cui dipendono pure un
vaso di Corchiano nel Museo di Villa Giulia e le
riduzioni ed aggiunte a questa pittura vascolare, fatte
su vasi falisci (Nicole in Sumbolae litierariae in
hon. I. De Petra, pag. 166, fìg. 1), e dimani (Pol-
lai, op. cit., tav. VII ; Patroni, Ceramica, fig. 53) (')•
Col tempo negli ornati dei vasi dimani, apparte-
nenti al primo gruppo, si fa strada qualche elemento
che è proprio di vasi pestani e pugliesi, come il
ramo d'edera; la sintassi degli ornati si altera, eie
figure sempre più affettano uno stile proprio dei vasi
pugliesi. Su questo punto vorrei che il Patroni, al
quale riconosco bene il merito di essere il creatore
di una teoria sulla ceramica italiota, consentisse ad
ammettere, almeno dei rapporti artistici, fra i centri
di produzione ceramica del versante tirreno e quelli
delle Puglie. Non ammetterei una vera e propria di-
pendenza delle fabbriche di Clima e di Pesto da
quella di Ruvo; ma rapporti reciproci ve ne furono.
Si è visto, che alle officine ceramiche di Teano, verso
la fine del secolo quarto, accorrevano artisti siciliani
e forse tarentini, che la così detta decorazione di Gna-
thia ebbe colà tanto sèguito, che le forme stesse di
piccoli vasi pugliesi vi erano accolte: nulla di più
naturale, adunque, che alle officine cumane si recas-
sero a lavorare ceramografi di altre fabbriche. Ciò
non infirma punto la tesi, da me per altro sostenuta,
quando scrissi intorno al frammento di vaso di Assteas,
che la produzione ceramica della Magna Grecia ha
caratteri propri in ciascuna regione, e trae le mosse
da diversi momenti della evoluzione artistica della
ceramica attica, pur avendo caratteri comuni con
quella delle altre regioni dell' Italia. Ritengo assurda
l'ipotesi, che lo stile cumano siasi formato sotto l'in-
fluenza della ceramica di Ruvo dell'ultima fase mi-
diaca; ma non saprei rinunziare a riconoscere una

(') Lo skyphos della tav. XCIX. n. 3 contiene una di
quelle pitture vascolari, intorno alle quali è opera vana l'affa-
ticarsi ; parmi che tra le due figure in essa rappresentate non
esista rapporto di sorta. L'uomo è coronato di edera, e pare
che giunga a grandi passi presso l'ara. Sarà Lykourgos, atteso
che 6 coronato di edera, o sarà Oreste inseguito? Chi deco-
rava questi vasi, spesso ritraeva una o più figure da rappre-
sentazioni più complesse, accozzando insieme figure senza rap-
porto tra loro.

Monumenti Antichi — Vol. XXIL

certa impronta di famigliarità fra i vasi campani e
quelli pugliesi : impronta che diviene sempre più evi-
dente, e che prelude ad una sempre maggiore fusione
tra le popolazioni dell' Italia meridionale specialmente,
nel secolo terzo.

Tale fusione è tanto più da ammettersi nei li-
miti di ciascuna regione. Nessuno dubiterebbe di
dare la precedenza a Curna nella lavorazione della
ceramica speciale, contenuta nelle tombe della sua
necropoli ; ma potremmo noi affermare che Cuma, Sa-
ticula, Abella siano state sole nella Campania, che ab-
biano esercitato quella industria? Le tombe stesse di
Clima hanno fornito dei vasi, che non si possono a
verun patto ascrivere a Cuma o a Saticula; tale è il
loro carattere spiccato di arte campana. L'anfora di
Berlino col supplizio di Issione (l) (tav. XCVII1, n. 1)
proviene da Cuma; essa per altro non è di stile cu-
mano, e le figure stesse di donne alate ne sono un
indizio, che diventa certezza, se consideriamo che la
Furia alata del registro inferiore, agitante una teda
nella destra, ha un carattere etrusco ed ha lo stesso
atteggiamento e la stessa tìsonomia delle tante Furie
scolpite sulle urne etrusche (2). Lo stesso carattere
etrusco presenta un rilievo di piccolo sarcofago (?)
della Race. Stevens, la cui figura alata, con modio in
testa e chitone, richiama l'arte di molte urne etrusche ;
solo che qui la figura non ha la teda, ma un ramo
nella mano sinistra (fig. 257) (3). Il rilievo è rica-
vato su calcare tenero bianco, come quello di Sira-
cusa, che manca nel territorio cumano; rocce di tal
fatta esistono nei pressi di Teano, come ho potuto

(') Furtwangler, Katalog, n 3023; alt. m. 0,557; Ann.
Instit., 1873, tav. IK ; Baumeister, Denkmàler, fig. 821 ; Ro-
scher, Ausf. Lexikon, II, p. 770; Hermann-Bruckmann, Denkm.
der Malerei des Altert., Lief. V, testo alla tav. 39.

(a) Simili figure di Erinni trovansi scolpite sopra urne
etrusche col soggetto della morte di Agamennone (Brunn, /
rilievi delle urne etr. I, tavv. LXXVII-LXXIX), della fuga di
Oreste (ibid., tav. LXXXI sgg.), della uccisione di Eteocle e
Polinice (Korte, ibid., II, 1, tav. X, 4), della morte di Ippo-
lito (ibid. II, 1, tav. XXXIV sgg.). Le Erinni sono rappresen-
tate pure in una pittura di vaso pugliese col soggetto del sup-
plizio di Issione (Arch. Zeitung, 1844, tav. XIII).

(3) Rinvenuto il 30 agosto 1879; Not. Scavi, 1880, p. 95.
Sono due frammenti di pietra arenaria molto friabile, con ri-
lievo raffigurante un genio femminile (?) vestito da chitone
senza maniche, di fronte, con lunghe ale, modio sul capo e
ramo nella sinistra (manca il braccio destro); all'estremità
dell'ala sinistra è scolpita una rosetta. Il frammento che pub-
blico è largo mm. 285, alto mm. 145.

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