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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 22.1913

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Gàbrici, Ettore: Cuma
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https://doi.org/10.11588/diglit.11259#0376
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bero di tenersi così in alto nella cronologia. Lo Gli oggetti più pregevoli nelle tombe imperiali
stamnos è più tardo ancora della lekane cumana dianzi sono i vetri, lavorati alla ruota ed a pareti sottilis-
studiata, la quale deve considerarsi come uno dei più sime; per modo che non si desidererebbe maggior
tardi prodotti dei vasi con fondo a vernice nera, e finezza. Plinio {Nat. ffist., XXXVI, 66) ricorda l'arena
non può quindi essere anteriore alla seconda metà del bianca del lido campano, utilizzata per la fabbrica
secolo terzo; per lo stamnos possiamo tenerci tra la zione dei vasi di vetro. Ma ciò non impedisce di rico-
fine del secolo terzo e i principii del secondo. noscere come prodotti importati le bocce screziate della
Fra la rozza a disadorna produzione ceramica del tav. CXVIII, nn. 7, 10, ed il piatto variegato della ta-
secolo secondo richiamano l'attenzione nostra un ci- vola CXVIII, n. 11 (Race. Cura., n. 86423, diametro
nerario alquanto simile a quello ora descritto (tavola mm. 125), simile ad un altro edito dal Sambon ( Verres
CX, n. 7), ed una piccola olla poggiata su tre piedi antiques, tav. LXXI, n. 9), di fondo verde-chiare
(tav. CX, n. 5), simile ad un'altra di Aegina (Flirt- con laminette di varii colori ed anche di oro nella
wangler, Aegina, tav. 122, n. 13). pasta stessa. Questi ed altri vetri erano introdotti
Dalla tomba CLXXVIII, ad incinerazione, si ebbe dal commercio alessandrino, almeno nell'epoca augu-
un piede di candelabro formato da più delfini, ed una stea, il quale importava pure vasi di maiolica egizia,
mascheretta di leone di buona modellatura. Di questo La boccia di maiolica, mancante del suo lungo collo,
secolo è pure un grande bacino di bronzo laminato, trovata nella tomba CCXVI (tav. XCIX, n. 2), e la
con ovoletti al labbro, ed anse a coppia; riproduco collana di pastiglia, trovata verso il 1820 in una
il tipo, che troviamo dipinto sul vaso cumano del tomba romana (vedasi colonna 41, nota 3), sono la
secolo quarto, illustrato alla tavola XCVI, n. 4; ma prova di tali commerci. Fra i vetri, oltre agli esempì
questo vaso di bronzo non lo farei risalire fino alla citati, possiamo addurre l'anforetta di vetro bleu della
età della ceramica greco-sannitica, poiché credo che tav. CXVIII, n. 9, con baccellatura e un fregio rile-
la tecnica di lavorare il bronzo non fosse così per- vato a spiraline, che è proveniente dalla Siria {Caia/.,
fezionata presso i Sanniti di Clima durante quel se- De Clercq, VI, tav. X, n. 267; Sambon, op. cit.,
colo, salvo che non se ne voglia ammettere la impor- tavola LXXI, n. 3). Un'ampollina di vetro chiaro,
tazione ( Vendita Ferroni, 1909, n. 641). sul cui ventre conico si sviluppa una spiralina a ri-
Durante l'età imperiale si trovano vasi aretini Levo (Race. St., alt. cm. 7), panni pur essa un pro-
(tomba CCXXX) e vasi a smalto vitreo, imitanti, alcune dotto orientale {Catal. De Clercq, VI, tav. XXII,
volte, forme metalliche (tomba CLXXIX ; cfr. Arch. n. 436 ; e XXIII, nn. 437, 453) ; e forse tale è pure
Anseiger, XV, 1900, p. 185, flg. 11). Prevale, ac- l'anforetta senza manichi (tav. CXVIII, n. 8 ; altezza
canto al vasellame grossolano, un genere di vasi pie- mm. 95), di vetro bleu con linee ondulate bianche,
coli a pareti sottili, di creta rossa a forma di tazzine, Fra i vetri romani della Raccolta Stevens, noto due
poculi, gutti ecc. ; uno di questi è decorato a linee fusi con linee bianche a spirale attorno all'asta, che in
ondulate e rami graffiti (tav CXXI, n. 5; altezza uno è verdastra, nell'altro bleu (tav. CXVIII, n. 10;
mm. 54 ; Race. St.) ; un altro è una tazzina biansata 1. mm. 326 e cm. 32) ; ed una oinochoe di vetro bleu,
(Race. St., alt. cm. 7; tav. CXXI, n. 6), con deco- alta mm. 153. Provengono da Clima (scavo Osta) uno
razione di foglie e fiori secondo la tecnica dello zuc- skyphos di vetro bianco cesellato ed una pisside di vetro
chero filato (cfr. Arch. Ans., X, 1895, p. 226, n. 30). imitante la tartaruga (Sambon, op. cit., figg. 76, 77).
Di questa creta rossastra è il gutto della tav. CXXI, Si rinvennero pure due piattelli di vetro bianca-
n. 3, con la maschera di un satiretto; alquanto più castro, dipinto e dorato. L'uno ha sul fondo un om-
chiara è quella del vaso in forma di maialetto in- phalos dipinto in rosso-minio, con ramo di alloro a
ghirlandato (tav. CXXI, n. 4; alt. cm. 15; Raccolta sfoglie d'oro applicate alla superficie; sul labbro e
Cumana). Al genere aretino appartiene il poculo con sul concavo giri di fascette di rosso-minio, su cui
zona di punti rilevati sul ventre (tav. CXXI, n. 7 ; ad intervalli tre foglie d'alloro di laminetta d'oro ;
Race. St.), che pare di fabbrica gallica (Behn, lìòm. diametro mm. 107. L'altro non ha l'omphalos, ma la
Keramik, n. 1183, tav. V, 11). stessa decorazione a fasce; diam. mm. 127.
 
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