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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0020

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IL SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

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un particolare interesse, perchè esibisce la maschera
teriomorfa del nume a rilievo fiancheggiata da due
serpenti (fig. 16). Fra le urne non si trovano imma-
gini d'Acheloo, se si eccettuano i due frammenti chiu-
sini in pietra, esibenti a bassorilievo la figura di
Acheloo accovacciata con corna e corpo taurino, editi
dal Micali in Mon. per la storia ecc., III. pag. 94-5,
tav. LVII, 8-9; ma in compenso si possono citare
due cospicui esempi di sarcofagi tarquiniesi, uno in
alabastro — quello detto del Magnate — e l'altro
in nenfro, che oltre ad avere sulla testata del co-
perchio una grande protome simile a quelle che qui
si studiano (cfr. fig. 18), presentano col nostro sar-

Fio. 16. — La maschera a rilievo di Acheloo catactonico,
fiancheggiata da due serpenti, sopra una targhetta di
bronzo nel Museo Vaticano.

cofago di Torre San Severo molteplici punti di con-
tatto sia per la colorazione delle figure, e sia per le
scene a rilievo sulle quattro facce della cassa desunte
da miti greci ('). 11 primo di essi inoltre trova ri-
scontro nel nostro anche per la struttura del fregio
a rilievo come incastrato; mentre il secondo presenta
una notevole analogia per la cornice a rosette di cui
è adorno sui lati lunghi del coperchio.

Il tipo varia alquanto nei particolari, ma la fiso-
nomia conserva sempre le caratteristiche fondamentali
dell'essere teriomorfo: le corte ed aguzze corna, le
larghe orecchie tauriue, e la barba per lo più a punta
negli esemplari enei, che accentua maggiormente la
tendenza, tutta propria di questo tipo, a mantenere una
espressione di arcaicità. Quando invece, come sui

(') Sono quelli edili da G. Koertc in Ann. Intl., 1883,
pag. 227-52; Man. fnst., XI, tav. LVII-LVIII.

sarcofagi, nel pendaglio barberiniano d'oro, nel lampa-
dario di Cortona (fig. 17) e nella bulla tarquiniese
sopra ricordata, la barba si arrotonda e il viso si
idealizza, il tipo acquista un aspetto di severa maestà,
che ci fa pensare a talune nobili figure di divinità
della grande arte greca. Si deve quindi ritenere che
questa idealizzazione e quasi purificazione del viso
originariamente bestiale di Acheloo corrisponda ad
uno stadio evolutivo ulteriore; ma non v'è qui ne-
cessità di diffonderci su tale tesi di natura stilistica,
dopo avere ribadito — a maggior chiarimento di
quanto sopra è detto — che la differenziazione che
esiste tra le protomi di Acheloo del nostro sarcofago

FlG. 17. — Protome di Acheloo ripetuta a rilievo sedici volte
intorno al celebre lampadario etrusco di bronzo nel Museo
di Cortona.

e dei due sarcofagi tarquiniesi, e le immagini in pre-
valenza arcaistiche di questa divinità correnti in
Etruria, è del tutto apparente e formale.

Della esistenza di una Nekyia etnisca la quale
doveva essere concepita in base ad un rituale minu-
zioso e severo, giunsero fino a noi prove non dubbie
con le figurazioni delle pitture murali delle tombe e
dei rilievi delle urne, senza contare altre classi di
monumenti. Elementi essenziali dell'Ade per gli
Etruschi, come si sa, erano spaventevoli demoni e
belve soprannaturali, nonché miti immagini di Lase
che avrebbero guidato ed assistito le anime nel-
l'estremo viaggio. Fra i tipi di mostri isolati di ori-
gine non etnisca, come Meduse, Scille, Grifi, Chi-
mere ecc., che vengono riprodotti con maggiore pre-
dilezione, al pari delle scene mitologiche cruente
desunte dal mondo greco per richiamare indiretta-
mente l'idea della morte, sul declinare della loro arte
 
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