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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Galli, Edoardo: Il sarcofago etrusco di torre San Severo: con quattro scene del ciclo Trojano
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0045

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81

IL SARCOFAGO ETRUSCO DI TORRE SAN SEVERO ECC.

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Ritornando alla fonte artistica della nostra rap-
presentazione, ricorderò che essa per il suo stesso con-
siderevole sviluppo ed uniformità, per la disposizione
e lo stile delle figure — con vesti, armi e pose cor-
rispondenti ai tipi della migliore arte attica del se-
colo V — per gli scorci, per gli effetti di chiaroscuro
e per altre secondarie caratteristiche del rilievo, deve
riportarsi piuttosto ad un prototipo pittorico che non
ad un fregio scolpito. Questa tesi, cui s'arriva dal-
l'esame oggettivo della composizione, trova un valido
appoggio in una notizia tramandataci da Pausania,
sull'esistenza nella pinacoteca dei propilei d'Atene di
un dipinto col sacrificio di Polissena dinanzi alla
tomba di Achille ('). Non è certo, anzi è molto dubbio
che tale pittura fosse stata eseguita dal grande Poli-
gnoto, come voleva Polliano (2) ; ma se non a lui pre-
cisamente, poteva ben risalire a qualcuno dei disce-
poli e imitatori che fiorirono all'ombra della sua
scuola nella seconda metà del sec. V, e che nelle
vaste composizioni concepite ed eseguite dal maestro,
come per esempio quella famosissima che adornava
la Lesche di Delti, trovavano già tracciato un nuovo
indirizzo artistico da seguire. Che poi la tragica fine
di Polissena, fra i molti episodi sensazionali offerti
dalla leggenda troiana, fosse con particolare predile-
zione sfruttata e diffusa dagli artisti greci, si desume
da un altro ricordo dello stesso Pausania relativo ad
un'analoga figura della Priamide esistente sul Caico
di Pergamo e da un accenno di Libanius ad un
gruppo statuario, in cui si vedeva Neottolemo che con
una mano tratteneva la donzella mentre nell'altra
stringeva la spada (4). Sopra tali notizie, per quanto
scarse e inorganiche esse siano, è tuttavia lecito di
poter fondare l'ipotesi che queste tre ultime rappre-

(') Pausania, I, 22, 6. Cfr. ed. critica dello Hitzig-
Bluemner, I, pag. 248.

(2) Veramente questo dipinto era attribuito da Polliano a
Policleto (Antol. Pai., 4, 150); ma il nome giusto dato da lui
doveva essere Polignoto: cfr. Brunii, Gesch. d. griech. kun-
stler 2, 24 sg. ; Robert, Iliupersis des Polygnot, 17 Halle,
U'inckelmannsprogr., pag. 25 ; Roscher, Lex Myth., Ili — 2,
pag. 2736.

Il Robert inoltre, nel suo più volte citato studio intorno
al bicchiere omerico di Berlino con Polissena, alla pag. 75,
esclude in modo esplicito che Polignoto abbia mai dipinto
sotto P ispirazione àe\V Ecuba di Euripide.

(3) X, 25, 10,-Cfr. Hitzig-Bluemner.o/). cit., Ili, pag. 764-5.
(*) Libanius, ed. Reiske, IV, 1088 sg. ; Roscher, op. cit.,

III-2, pag. 2736.

Monumenti Antichi — Vol. XXIV.

sentazioni non giunte fino a noi, dipendessero dalla
stessa fonte a cui fu fatto risalire il lato B del sar-
cofago volsiniese.

E poiché risulta chiara l'essenza delle quattro
rappresentazioni del nostro monumento, che si svol-
gono intorno alle due più illustri figure di eroi che
l'epopea omerica abbia creato, Achille nei lati lunghi
ed Ulisse in quelli brevi, sorge spontanea una do-
manda, se cioè le principali imprese di costoro non
fossero per avventura svolte in un cotal dipinto che,
indirettamente, servì da prototipo all'artefice etrusco.
L'intonazione generale delle due scene riguardanti
Ulisse, nonché i particolari stilistici e tecnici delle
figure del tutto uniformi a quelle dei lati lunghi,
consiglierebbero appunto ad ammettere un'unità ori-
ginaria non solo concettuale, ma altresì artistica (1).

Vili.

Lato C: Minaccia di Ulisse a Circe.

La scena si svolge sullo specchio rettangolare che
chiude tutto il vuoto di questo lato breve, fra due
larghi listelli a destra e a sinistra e due minori in
basso e in alto, i quali — come ho già dimostrato
in principio — non sono altro che membri tectonici ed
allusivi dell'architettura lignea della cassa (fig. 7-C).

Siamo in aperta campagna, come si rileva dal
suolo sassoso e da una grossa pianta di quercia ali an-
golo sinistro, sulla quale è posato un uccello di rapina
(falco o sparviero) in atto di spiccare il volo, come

I1) Sull'esistenza, ormai da tutti ammessa, di cicli figu-
rati riproducenti episodi epici, e diffusi specialmente nell'età
ellenistica e romana, ma certo di origine più antica, cfr. gli
accenni in Ateneo (V, 207) per il famoso mosaico con l'illu-
strazione di tutta VIliade fatto costruire da Jerone di Siracusa
(nel sec. Ili) sul ponte di una nave ; in Plinio (N. H., XXXV, 144)
per i celebri dipinti ciclici eseguiti da Teone di Samo sotto
i portici di Filippo in Roma, e visibili ancora al tempo di
Plinio; nonché le conclusioni di A. Briining ( Ueber die Bild-
lichen Vorlagen der Ilischen Tafeln, in Jahrb d. Inst., 1894,
pag. 13 sgg.); e di E. Romagnoli (Proclo e il ciclo epico,
pag. 112 sgg.).

È quindi possibile, per ciò che ho già detto e per quanto
esporrò circa i lati brevi, che tutte le scene del nostro sarco-
fago — attraverso ad uno o più di tali riassunti ciclici popo-
lari — siano da ricondurre ad un'opera egregia del periodo
aureo dell'arte greca.

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