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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Castelfranco, Pompeo; Patroni, Giovanni: La stazione palustre di campo Castellaro presso il Vhò di Piadena
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0160
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311

LA STAZIONE PALUSTRE DI CAMPO CASTELLARO

312

Prendendo per base gli scavi già fatti da noi pre-
cedentemente, si ebbe specialmente in mira di spin-
gere le trincee in varie direzioni disponendole quasi
a raggi, e movendo da quei punti che, per gli antichi
trovamenti, specialmente di bronzi, potevano conside-
rarsi il centro della stazione, cosicché si dovesse, al-
l'estremità di quelle trincee radiali, raggiungere i li-
miti della stazione stessa. Risultò che la stazione non
aveva limiti regolari, poiché si andò fuori di essa, non
incontrandosi più cumuli, e cioè più tracce di capanne,
per tratti di oltre cento metri senza trovare né argine
né fossa. Il terreno fuori dei cumuli, era, in ciascuna
trincea, omogeneo; in taluno più asciutto con tracce
evidenti dell'antico piano di campagna, di cui abbiamo
cercato e trovato la continuazione anche con piccole
trincee trasversali; in altre trincee il terreno era più
argilloso ed umido, come se a tratti irregolari fosse
stato in antichi tempi invaso da acqua.

La configurazione irregolare del terreno in tempo
antico risultò pure dal vasto allargamento che facemmo
eseguire della trincea rappresentata in Notizie, 1911,
pag. 17, fig. 2 (cfr. pag. 15). Questa trincea, che
non è segnata nell' annessa tavola planimetrica, era
una trasversale della trincea 2, tirata verso il punto B.
Come a suo tempo riferimmo, non avevamo potuto, nello
scavo precedente, allargare questa trincea in modo
conveniente, per non danneggiare il prodotto del prato.
Ma, alla ripresa dello scavo, svanì del tutto l'aspetto
di terreno vergine, e la creduta distinzione di un
terrapieno sabbioso tra le capanne ; poiché anche
nelle parti sabbiose, miste alle argillose, si trova-
rono evidenti tracce di pali, ed in una delle buche,
o macchie nere formate di legno decomposto, e quindi
di terreno più tenero, un nostro lavoratore affondò
senza difficoltà, alla nostra preseuza, tutto il manico
del badile. Scoprimmo così un'area di m. 14 X 6 che
non presentò tracce di configurazione regolare inten-
zionale, e in gran parte nemmeno tracce di pali. A
un certo punto, verso est dell'area scoperta, e nel
sito più lontano dai pali, si notava un piccolo mucchio
di ciottoli che avevano tutti subito l'azione del fuoco,
ed ivi presso un incavo, fondo di più vasta conca,
pieno di cenere con carboncelli di legno. Il professor
Patroni lo fece sezionare, per mostrarne la sezione
al prof. Castelfranco, ma allorché questi sopraggiunse,
il luogo era invaso dall'acqua, che non si ritirò più

per tutto il tempo che durò il lavoro. Ciò mostra ad
ogni modo che, fra i pali e le capanne, rimaneva qua
e là qualche luogo scoperto e all'asciutto, almeno in
determinate stagioni, ove dagli abitanti si poteva di
tempo in tempo accender fuochi.

Esaminiamo ora le estremità di ciascuna delle
trincee radiali destinate a cercare il confine della
stazione.

Nella trincea del 1910 (A) si raggiungeva quasi
una roggia oltre la quale una nuova trincea (A') in
prosecuzione della precedente (vedi pianta annessa)
trovò terreno asciutto, con piano di campagna antico,
senza traccia di oggetti di stazione preistorica, e
senza la untuosità e il color nero del terreno di
questa.

In P e G si trovò terreno asciutto con piano di
campagna antico, chiarissimo, di natura diversa dal
terreno interno.

In H per lungo tratto non si trovarono cumuli,
iutei rompendosi così la continuità tra una capanna
isolata chiarissima in FG e le altre ; verso la capanna
isolata era chiaro il piano di campagna antico, poi
4 metri pantanosi, indi cumuli. Prova manifesta della
irregolare distribuzione delle capanne, con spazi vuoti
fra i gruppi che esse formavano.

In C, E, cumuli, oltre i quali per un lungo tratto
di una cinquantina di metri nulla si trovava; poi,
dopo un tratto di una quindicina di metri in cui si
volle evitare di scavare perchè passaggio di carri,
ripresa la trincea con una deviazione verso S.-O. per
due tratti, uno di metri 30, l'altro di 20, nulla più
si rinvenne fuorché terreno pantanoso, e qua e là piano
di campagna antico asciutto.

In P, R si toccava una via vicinale, fiancheggiata
da fosso, di configurazione irregolare; di qua e di là
nessuna traccia d'argine; piccole prosecuzioni delle
trincee e saggi nel terreno di là dalla strada mostra-
rono una natura del suolo assai diversa da quello
della stazione, con tracce del piano di campagna
antico, sempre a pochi centimetri sotto l'attuale. Parve
probabile che l'attuale via fiancheggiata da fosso po
tesse essere stata nell'antichità un canale naturale di
comunicazione con l'Oglio, dove perciò i palafitticoli
della nostra stazione avranno potuto recarsi in piroga,
tornando poi con lo stesso mezzo alle loro case, sta-
bilite in una specie di laguna più bassa che l'attuale
 
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