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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Ducati, Pericle: La sedia Corsini
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0210

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411

LA SEDIA CORSINI

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ceretana f). Poiché, per il loro materiale, le tombe
a cui appartengono i troni di Dolciano, rammentano
e la tomba del guerriero cornetana (2) e quella del
Poggio alla Sala (Chiusi).

Le sedie fittili chiusine (nn. 8 25) non possono
assolutamente scendere più in giù degli inizi del
sec. VI; mentre non seguo il Milani nella determi-
nazione cronologica, un po' troppo alta, da lui espressa
a proposito dei vasi antropoidi concomitanti le sedie
medesime (3).

Arcaica dovrebbe essere una delle tombe ceretane,
quella cioè segnata al n. 2 per lo scarso materiale
rinvenutovi, che fu avvicinato a quello della tomba
Regolini-Galassi. Tale arcaicità non abbiamo ragione
di negare alla tomba segnata al n. 1. Credo invece
che la tomba delle Sedie e degli Scudi (n. 3) costi-
tuisca, eccettuata la sedia Corsini, il monumento più
recente in cui apparisce, nell' Italia centrale, il nostro
tipo di sedile.

La complessa conformazione della tomba e l'uso
del rilievo ad esprimere gli scudi, per cui questa tomba
dovrebbe avvicinarsi, a mio avviso, all'altra ceretana
dei Rilievi (4). mi sembrano indizi sufficienti per collo-
care detta tomba in età posteriore al sec. VI.

E, se ben osserviamo, nell'arte dell' Italia del nord
e delle Alpi il nostro tipo di sedile ci appare man-
tenuto in monumenti relativamente seriori, ma questo
non deve sorprenderci, dato l'attardamento di forme
viete ed arcaiche presso le arretrate popolazioni del
settentrione.

Piuttosto tarde, come vedemmo, sono le stele fel-
sinee (a-c) che ci esibiscono questo sedile; certo il
monumento più arcaico è la situla Benvenuti che, a
buon diritto, fu dimostrata appartenente ad una tomba
di transizione tra il 2° ed il 3° periodo euganeo(5):

(') Nel n. 7 il Poniseli, op. cit.. pag. 136, n. 5, riconosce
nella ornamentazione an carattere ciprioto.

(2) Ilelbig, in Ann. deWInst, 1874, pag. 249 e segg.:
Mon. dell'Inst., X, tav. X-X,d.

(3) Si veda ut-i Moti. d. Lincei, IX, 1899, pag 192 ed an-
che II R. Museo ecc., I, pag. 231 e segg. ; al sec. X sono ri-
feriti i canopi con maschere di bronzo, e tutti i vasi antro-
poidi con le relative sedie si estenderebbero per il periodo
dal X secolo alla prima metà del VII.

(4) NOel De Verger», L'Étrurie et les Ètrusques, tavv. I-III;
Martha, op. cit, tavv. IHII; Durm, op. cit., fig. 167.

(5) Si veda Ghirardini, in Mon. d. Lincei, X, pag. 27 segg.;
si cfr. Grenier, op. cit., pag. 408 e segg., che sostiene la po-
steriorità della situla Benvenuti a quella della Certosa.

essa non può assolutamente discendere più in giù
dell'inizio del sec. V. Invece la situla di Watscli
apparterrebbe alla seconda metà del sec. V, quella di
Kutfarn già al sec. IV (').

E nella situla di Kutfarn vediamo i forami che
già sono stati da noi indicati come peculiari di al-
cune sedie chiusine ed osserviamo la curva spalliera,
che si riduce ad un stretto schienale, la quale sche-
matizzazione è forse comune all'esemplare, dubbio,
esibito nella citata stele bolognese n. 169 dell'elenco
del mio lavoro sulle pietre funerarie felsinee.

Metodo decorativo della sedia. — La deco-
razione è zonale: a zone con figure,e a zone con
m'eri elementi ornamentali. È il vecchio principio de-
corativo dell'arte arcaico ellenica e, conseguentemente,
dell'arte etrusco-italica e che noi osserviamo presso
alcuni esemplari di sedie, ove la decorazione è in
prevalenza zoomorfa (nn. (5, 7, 24), e presso l'esem-
plare Barberini (n. 5) in cui. pure apparendo la figura
umana, questa ha il mero tipo dell arte geometrica
italica

Nella sedia Corsini tuttavia il vecchio metodo de-
corativo è vivificato da aspetti nuovi e da formo già
sciolte dalle pastoie dell'arcaismo. Ma. appunto in
riguardo al contenuto di queste zone figurate ed orna-
mentali, tanto questo metodo decorativo, quanto la
sagoma della sedia palesano un carattere di arcaismo
relativamente in ritardo. Per questo rispetto la sedia
Corsini richiama alla nostra niente ciò che si osserva,
e nelle sitale al nord dell'Appennino e nelle Alpi, e
nelle stele sepolcrali felsinee; due generi questi di
monumenti, in cui è ovvio riconoscere la espressione
di arti encoriche, che si appoggiano fortemente a mo-

(') T). I t'ito erronee, perchè non basate su osservazioni
stratigrafiche, sono le datazioni recenti del Décheleite (op. cit.,
II, 2èm" partie, pag. 768) per i bronzi figurati felsinei, atestini,
dell'Italia settentrionale ed alpini; per il Déchelette la situla
di Wat.icli apparterrebbe al sec. VI, quella di Kuffarn al V.
Secondo il Grenier (op. cit., pag. 406), la sitala di Watscli si
avvicina ai prodotti migliori, quali la situla della Certosa e lo
spacchio di Castelvetro, quella di Kuffarn sarebbe da collocare
tra i prodotti degenerati. Il Ghirardini (Mon. cit., X, pp. 155
e 105) accentua il carattere della necropoli di Watsch poste-
riore al 3" periodo atestino e alla civiltà tipo-Certosa, ed av-
vicina la situla di Kuffaru alla situla atestfna Boldù-Dolfin
(ivi, fig. 21, pag. 72 e segg.).
 
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