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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0276

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543

LA CAVERNA DI I,ATRÒNICO ECC.

544

che l'Halbherr confermò per Haghia Triada (1). La

autori considerano nello stesso gruppo di ceramiche incise, quelle
di Tebe Ftiotide e di Zerelia, pur notandone le differenze:
differenze stilistiche locali che si produssero anche in Italia.

Ma poiché esse hanno punti in comune, conviene ammettere
che il processo differenziativo si compieva nelle varie località
partendo da un fondo più antico comune. Invero gli stessi autori
notano la somiglianza della ceramica incisa di Tebe Ftiotide
classificata come r, con la ceramica incisa Ba del II strato
neolitico che è appunto contemporanea della ceramica dipinta
e anche ripete taluni motivi decorativi della bella ceramica
B»« quali la speciale combinazione della spirale con gli ele-
menti geometrici. Cotesto stile della B„ si stringe a quello
delle ceramiche incise di Butmir e vedo pertanto fondata l'opi-
nione dello Jatta che ritenne la ceramica nero lucida italiana,
incisa, scaturita — ma in epoca più tarda — da quelle bal-
caniche tipo Butmir che egli ritenne eneolitiche. Ma la cera-
mica nero-lucida aveva fatto la sua prima comparsa nel NE
della Grecia anteriormente al periodo calcolitico di W. e Th.
Si noti anzi che mentre a N la ceramica liscia era quasi in-
variabilmente rossa, fin- dai primi strati, a S è più spesso nera
(op. cit., pag. 240). Ma è specialmente da segnalare la varietà
Aq. caratteristica a Orchomenos, trovata anche a Cheronea,
e Drakhmani, associata alla ceramica dipinta del 1° strato.
Essa è ben lavorata, decorata di piccoli rilievi lentiformi;
tale decorazione in Italia appare su ceramica rozza d'età
enea. Il fatto che la ceramica dipinta sparisce nei Balcani e
nell'Italia meridionale quando si afferma la ceramica nero-
lucida, come la decorazione incisa di quest' ultima, ormai
differenziata in vari stili, ma certamente derivati da motivi
che compaiono negli strati balcanici più antichi, conferma
che cotesti strati appartengono all'età eneolitica, durante la
quale scambi dovevano avvenire tra le due rive adriatiche.

La spirale ricorrente, sul piccolo vaso di Campeggine, in-
dicato dal Chierici fin dal 1877 (B. P. I., anno III) rimasto
esempio unico nel materiale neolitico italiano, forse risente di
cotesti primi e lontani influssi commerciali, senza con ciò sia
necessario ammettere che il vaso sia direttamente importato.
Ma benché siano per me ormai innegabili i rapporti tra le due
rive adriatiche nell'eneolitico, rapporti che già sospettai per
Fano iniziati anche nella fase neolitica, può pure credersi che
quella spirale sia un prodotto spontaneo, come è avvenuto nel-
l'eneolitico sardo. In linea secondaria ritengo che lo sviluppo
della ceramica incisa balcanica nell'eneolitico forse spieghi la
diffusione di essa nelle palafitte svizzere, poiché è noto che fu
durante tale età che i primi palafitticoli occuparono quei laghi.

I fatti detti trovano anche qualche riscontro nella Mol-
davia e nella Bulgaria. A Cucuteni, presso Jassy in Moldavia,
lo Schmidt riconosceva due strati, il secondo dei quali conte-
neva armi di bronzo: il primo, più antico, contiene abbondante
ceramica dipinta che in parte ricorda quella del secondo pe-
riodo tessalo, secondo i sigg. W. e Th. (op. cit., pag. 257;
cfr. Zeits. f. Etnol., 1911, pag. 582) i vasi dell'età del bronzo
si stringono a quelli trovati dallo Steri) a Petreni, e mentre
essi si legano a quelli dell'età precedente per la decorazione
a spirale, hanno anche qualche analogia con quelli del II pe-
riodo tessalo. Differente sembra la cultura primitiva della
Serbia, dove per le ricerche del Vassits (Preistorische Zeits..
II, 1910) sappiamo che la ceramica incisa largamente prevale
su quella dipinta.

(') Halbherr, in Bollettino riassuntivo del III Congresso
Archeolog. internai, di Roma, 1912, pag. 50.

civiltà minoica apparve compresa tra la civiltà neo-
litica e la colonizzazione greca dell'epoca geome-
trica. La spirale, con le daghe di rame, con oggetti
di marmo, d'avorio con la maggior parte del mate-
riale di Haghia Triada, compare solo nel minoico pri-
mitivo lì, cioè distanziata dallo strato neolitico da
tutto il periodo minoico I. E però fu anche l'Evans
indotto a vedere il nord della civiltà egea, in senso
largo, dove alla fine del neolitico appare la ceramica
colorata e la spirale, con aspetto diverso dal neoli-
tico di Creta. Cotesta civiltà per lui si lega a quella
di una vasta regione che dalla Tessaglia si stende
alla Crimea: ivi secondo l'Evans il neolitico si attar-
derebbe regnando ancora, come nelle Cicladi e in
Troade, quando Creta lavora i metalli f1).

Analogamente Sophus Miiller vide parecchi ele-
menti della civiltà premicenea, tra cui le figure fem-
minili in argilla nude e stecchite, come quelle greche,
e le spirali di Butmir, diffusi più a nord in una
civiltà diversa, che era in pieno sviluppo dell'età
della pietra. Per il Miiller. la civiltà che formò in
Grecia l'introduzione al grande periodo miceneo dava
luogo nella Bosnia, nella Serbia, nella Transylvania.
ad un ulteriore svolgimento, benché povero, durante
un'età della pietra e del bronzo. Mediante i raffronti
con l'Egitto, il Miiller riportava i più antichi strati
di Creta al terzo millenio, mentre nell'Arcipelago
greco per lui spettavano al secondo, ed avvertiva che
bisognava assegnare una data sensibilmente più re-
cente all'età della pietra premicenea dei paesi set-
tentrionali (2).

La ceramica nera di Latrònico, di Pertosa, delle
camerucce sepolcrali del Materano, della grotta delle
Felci ecc., spetta a quella categoria del bucchero
preistorico, di cui non mancano tracce tra la ruvida
cretaglia grigio-nerastra dei terramaricoli, che il Ma-
ckenzie tuttavia credette inventato dai popoli del-
l'Egeo (3).

Ma esso deve anche tenersi distinto dalla cera-
mica ingubbiata, che per la perfetta lucidatura mec-
canica che ne rende la superficie brillante come smalto,

(1) Evans, Essai de classiftcation des époques de la c'ivi-
lisation minoenne. Londres, 1906.

(2) Miiller Sophus, L'Europe préhist., trad. Philipot, pag. 36.

(3) Mackenzie, Journal of hell. stud,. XXIII, 1903, p. 163.
 
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