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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0284

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539

LA CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

560

Le note di una caverna votiva riappaiono con la
maggior evidenza in quella detta « delle Mosche » a
S. Canziano (Trieste) e come tale la riconobbero lo
Szombathy e il Savini.

Essa si trova non lungi dalle immani voragini in
cui il Timavo si inabissa con orrendo fragore, sul
fondo di un precipizio di difficile accesso. Il Savini
vi eseguì estesi scavi dei quali è attesa la relazione.
Ma dalle notizie preliminari già apparse, sappiamo
che per quell'antro deve escludersi il supposto di
un'abitazione: la voragine, che gli serve d'accesso, fu
veramente un sacrario dove si accumularono gettan-
doli dall'alto, in numero sterminato, oggetti di bronzo
dell'età enea e del primo periodo del ferro. Spesso
gli oggetti sono spezzati intenzionalmente : di frequente
le punte delle lancie si son spezzate o ripiegate nel-
l'urto contro la roccia, il che conferma che eran get-
tate nell'abisso pensatamente. Vi si trovò larga copia
di astragali. Lo Szombathy credette che la deposi-
zione di tutto quel materiale si dovesse alla ricor-
renza di qualche festa solenne, nella quale si cele-
bravano importanti sacrifizi (').

Riassumendo pertanto lo stato delle scoperte fatte
nelle caverne ricordate, si nota anzitutto che in tali
casi la caverna è in modo perspicuo legata alle vive
acque correnti, e talora l'acqua sgorga nell' interno di
essa o dappresso. Inoltre, chi ha preso diretta visione
dei luoghi resta colpito del modo monumentale con
cui l'antro si presenta eccetto che, almeno ora, al Far-
neto. Le condizioni di giacimento del materiale, mentre
escludono, e talora in modo evidentissimo, la conti-
nuità dell'abitato là dentro, rivelano invece un con-

tivo non è lo stesso: si tratta di qualche linea incisa e tirata
in giro sotto l'orlo del vaso, con l'aggiunta di denti di lupo.
Talora son linee spezzate che costituiscono una fascia sotto
l'orlo. Si ha una coppa decorata con una stretta fascia la quale
contiene una linea spezzata i cui segmenti alternano con grossi
punti: ma anche in questo saggio, se la tecnica è la stessa, lo
stile non è quello di Pertosa-Latrònico. L'esemplare più note-
vole è un'ampia ciotola fonda, col corpo ventricoso, rastremato
a gola ornata in giro da tre solchi incisi con grosso stecco:
da questi si staccano festoni pendenti, ugualmente incisi con
tre solchi.

(') Szombathy, Altertumsfunde aus Hohlen bei St. Kanzian
irti osterreichischen Kiistenlande, nei Mitteil. der pràhistor.
Komm. der K. Akad der Wissenchaften, Wien, 1913, Bd. II, 2.

cetto intenzionale come nelle stipi, e qualcuno di quei
depositi è da considerarsi come tutta una vera stipe.
L'età loro inoltre si corrisponde: il deposito, nella
parte più notevole, si formò nell'età del bronzo e talora
si continuò nell'età seguente con le ben chiare note
della stipe votiva: si aggiunga che per quanto si sa,
non si usò in Italia abitare in modo stabile nelle
caverne nell'età del bronzo, almeno come condizione
generale.

Insomma il concetto che primi il Pigorini e lo
Szombathy avevano espresso per taluno di questi antri,
e cioè che avessero potuto servire alle pratiche di un
culto, mi sembra rafforzato quando si passi a raffron-
tarli tra loro.

L'idea di un culto prestato alle acque, sorge spon-
taneo dalla diretta ispezione dei luoghi. Ma può anche
appoggiarsi ad altro ordine di considerazioni che ac-
cennerò più oltre, e prima di tutto al fatto innegabile
che di un tal culto si hanno le prove certe non solo
in varie parti dell' Europa preistorica, ma in Italia
stessa, e qui anzi nell'età del bronzo per opera appunto
di quelle genti che nelle caverne sopra ricordate lascia-
vano i prodotti della loro civiltà (*).

Gli uomini del bronzo seppero utilizzare, è ben
noto, alla Panighina presso Bertinoro (Forlì) le acque
medicamentose cloro-saline facendole ascendere me-
diante un tronco cavo d'albero, ingegnosamente sta-
bilito: entro e intorno alla fonte salutare lasciarono
i loro donavi (2). Vanno certamente attribuiti al-
l'epoca proto-sarda nuragica i templi semisotterranei
a pozzo centrale, che le magnifiche scoperte del Ta-
ramelli A. han saputo mettere in luce per l'Isola
antichissima (3), a S. Vittoria di Serri, a S. Ana-
stasia, a Sardana, a S. Millauus, a Nuragus. Cotesti
templi in cui si prestò un culto alle acque sono con

(') Famosissimi i pozzi sacri d'Irlanda, che in parte risal-
gono alle età preistoriche. Per le tracce della religione delle
acque nell'Europa preistorica, rimando alle citazioni del Dèche-
lette, Manuel, II, e del Pettazzoni, La religione primitiva
in Sardegna.

(2) Pigorini, Uso delle acque salutari ecc., citato.

(3) Tarameli], Not. d. &c, 1909. — Taramelli e Nissardi,
L'altipiano della Giara di Gesturi, in Mon. ani.. XVIII. —
Taramelli, Il tempio nuragico e i monumenti primitivi di
S. Vittoria di Serri, in Mon. aut., XXIII: id., Problemi ar-
cheologici della Sardegna, nel volume per le onoranze al
Sergi; id., Note sulla civiltà protosarda, B. P. /., XLI, 1915.
 
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