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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Rellini, Ugo: La caverna di Latrònico: e il culto delle acque salutari nell'età del bronzo
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0308

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007

T.A CAVERNA DI LATRÒNICO ECC.

008

l'uso di grotticelle artificiali per i morti e dei dolmen.
Il De Mortillet, il Pigorini, Sóphus Mfiller, videro
la connessione di questi monumenti e le ultime sco-
perte che mostrarono nella necropoli di Anghelu Rujti
la ceramica di tipo dolmenico e i segni, d'origine
neolitica, già apparsi su grotticelle e su dolmen ven-
gono a confermarla ('). Uno dei gradi intermedi del-
l'evoluzione dalla tomba al dolmen, veniva scoperto
dall'Orsi a Monteracello, in prov. di Siracusa; ed un
altro esempio di transizione veniva osservato in Sar-
degna, dal Taramelli a Mesa Enas di Abbasanta dove
un corridoio megalitico è posto innanzi a una tomba
scavata nella roccia del tipo della domus de gianas (2).

Si può anche pensare che la venerazione per le
caverne sepolcrali, tradizionalmente mantenuta quando
tempi e usi mutavano, abbia contribuito a stabilire,
in taluni di quegli antri, il culto delle acque, che
una nuova civiltà veniva diffondendo. Si era in qualche
caso notata la connessione tra il culto alle acque e
quello per i morti e si cercarono le prove nel do-
minio etnografico (3).

Sostituzione di un culto a un altro, contamina-
zione di due culti diversi son fenomeni così del mondo
storico che del preistorico.

Il sorgere, il trasformarsi di un culto primordiale
nelle stesse sedi, forse in niun luogo può meglio
seguirsi che a Malta. Ma qui più mi interessa richia-
mare i fenomeni, ormai noti, del mondo minoico e
sardo primitivo, pur affrettandomi a dichiarare che
non intendo allargare una discussione, che sarebbe qui
fuori di posto, nè daltronde potrebbe condursi sui soli
dati monumentali (4).

(') Quelli che combattono questa idea si fondano sulle dif-
ferenze esteriori dei due generi di costruzioni, ma danno ec-
cessiva importanza all'architettura dolmenica, e la collegano
a quella di monumenti talora indubbiamente disparati. —
Montelius, Orient und Europa. — Pigorini, B. P. I., XXIX,
1903, pag 199, nota 28. — Mailer S., Europe préhist., pag. 41.
Hoemes, Natur. und Urqeschichte etc. II, 457. — Déchelette,
Manuel, I, pag. 427. — Peet, Ann. Brit. School. 1910-11,
pag. 258.

H Orsi, B.P.I., 1898, pag. 202 sg., figg. 13,14. - Ta-
ramelli, B.P.I., XLI, 1915, pag. 15. Interessanti per questo
riguardo le osservazioni del Mackenzie in Sardegna, Papers
Brit. School, at Rome, 1910, pag. 258.

(3) Pettazzoni, loc. cit., pag. 121.

(4) Il Mayr non crede che i santuari di Malta fossero in
origine delle tombe, benché ritenga per certo che il culto cui

Sul luogo stesso del sacrario betilico del palazzo di
Pesto, elevavasi il fano di un dio ellenico: Hephaistos.
Ed altre prove si hanno che non era ivi soltanto una
giustaposizione materiale. Quando l'avvento dell'ele-
mento miceneo determinava la decadenza della civiltà
minoica, il culto dello Zan Kretagenes contaminavasi
con quello di una ben diversa divinità emanata dal con-
cetto del Dyàuspitar delle genti continentali ascritte
al gruppo ario

I templi sardi in cui si praticava la religione
delle acque, con la complessità della loro struttura,
attestano un pensiero religioso già profondamente ela-
borato, nel quale pure si fondono due diversi concetti
fondamentali.

Prescindendo dalla forse troppo sottile ermeneu-
tica, che il Milani conforta di larga dottrina, dob-
biamo riconoscere col Taramelli, l'evidente amplifica-
zione ed evoluzione del tempio dalla primitiva tomba
dei giganti della quale esso conserva il vestibolo
semicircolare (2).

Neil' idea che informava il tempio sardo, deve
essere rimasto il ricordo dell' antichissimo culto dei
morti, venerati nelle loro tombe megalitiche, attestato
già dalla tradizione letteraria, e confermato dalle
ricerche archeologiche.

« Ma nel tempio di S. Vittoria di Serri, avverte il
Taramelli, il carattere sepolcrale si estende non a un
determinato eroe, ma alla divinità che ha sede nella
terra, e si manifesta nella virtù dell'acqua benefica,

essi eran dedicati si sia svolto dalla religione dei morti. Da
prima il culto si prestò a costruzioni simili a edicole e a ta-
vole di pietra che si trovarono scolpite sulle facce di un al-
tare di Hagiar-Kim, trasportato al Museo della Valletta. Se-
condo il M. eoteste costruzioni sarebbero derivate dalla forma
delle camere sepolcrali e dei dolmen, ove, in origine, si vene-
rava l'eroe che v'era sepolto. Da ciò l'idea di prestare un culto
alla camera sepolcrale, come abitazione dell'essere eroizzato;
infine il valore sacro attribuito alla parte più appariscente del
dolmen, cioè alla tavola di pietra di copertura. Perciò non di
rado, e specie nei monumenti di Malta, l'oggetto del culto ve-
niva a prendere la forma di una tavola. Mayr, Die vorgeschitl.
Denkm. v. Malta, in Abhandl. der k. Bayer. Akad. der Wiss.,
I, ci. XXI, Bd. III. — Cfr. la recensione del Colini in B. P. /.,
XVIII, 1902, pag. 201 sg.

(') Beloch, Le origini cretesi, in Ausonia, 1909. — Hal-
bherr, in Rend. della R. Acc. d. Lincei, 1906.

(2) La struttura ne fu specialmente studiata nel tempio
nuragico di S. Vittoria di Serri, che trova perfetto riscontro
in quello di S. Anastasia di Sardara ed anche richiama altri
elementi raccolti nell'isola. Taramelli, Mon. ant., XXIII.
 
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