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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Pace, Biagio: La basilica di Salemi
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0367

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725

LA BASILICA DI SALEMI

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celebrati ('), non è da escludere che vadano attribuiti
alla piccola arte locale,

IV.

Risultati cronologici ed artistici.

Sull'età delle basiliche (2) sovrapposte e dei loro
notevoli sepolcri è possibile venire a qualche conclu-
sione relativamente precisa dall'9same dei diversi
elementi.

Prescindendo per ora dal più antico e profondo dei
tre musaici (C), e fermandoci a quello (B) che pos-
siamo chiamare di Convuldio, va anzitutto notato
l'uso del monogramma costantiniano che ci riporta ad
epoca posteriore al trionfo della Chiesa (*). D'altro
canto la sobria decorazione a scomparti geometrici,
di cui discorreremo più largamente appresso, ed il
frasario delle iscrizioni, non meno dell'assenza asso-
luta di forme epigrafiche bizantine, ci istruiscono che
il nostro monumento si riferisce sicuramente ad un'età,
in cui la buona tradizione romana non era del tutto
perduta.

In base a tali elementi non si può precisare oltre,
una data, perchè i termini cronologici sono sempre
assai vaghi per ciò che riguarda le formolo epigra-
fiche, mentre, in provincia, ogni attività artistica ha
un carattere tradizionalista ed arretrato; si può tut-
tavia, in senso piuttosto largo, assegnare la basilica
di Convuldio ad età non posteriore al corso del sec. V.

A considerazioni particolari danno luogo le iscri-
zioni sotto il rispetto della loro lingua. Quelle origi-
narie del pavimento del Convuldio, sono come s'è
visto, in greco, mentre fra le iscrizioni rifatte di questo

(') Niceforo, de rebus post Mauriciurn gestis, pag. 62, ed.
Bekker, in C. S. H. B. ; cfr. su questa preziosa notizia: Pace,
i Barbari e i Bizantini in Sicilia, pag. 106, e Orsi, Byzan-
tina Siciliae, in Byzant. Zft., XXI, 1912, pag. 194.

C) Le fabbriche immediatamente vicine alla basilica po-
trebbero essere quelle di una lepà fxov^. Sugli antichi conventi
in Sicilia, ci manca finora ogni constatazione monumentale; ma
è noto che ve ne erano in gran numero. Cfr. Di Giovanni,
Storia eccl. di Sicilia, l, pag. 233; Pace, op. oit, pag. 90.

(3) E noto che il chrismon, sebbene usato anteriormente,
ebbe diffusione solo dopo il trionfo della Chiesa. Cfr. Cabrol,
Dictionnaire III, 1482 sgg. Kmfmànn, Handbuch, pag. 297 sgg.
e 600 segg.

pavimento, quella del prete Dionisio è in latino, ed
in latino è quella del pavimento più elevato (A). La
Sicilia, pur restando il greco la lingua di maggior
diffusione, è stata bilingue, anzi nella parte occidentale
trilingue, per oltre un millennio della sua storia (').
Per limitarci all'età che più strettamente ci riguarda,
possiamo ricordare le epigrafi cristiane delle cata-
combe parte in greco, parte in latino. Non è quindi
da attribuire a questo fatto un valore particolare.
Trattandosi tuttavia di documenti che hanno un certo
valore di ufficialità, quali appunto le dediche di chiese,
la sostituzione dell'uso del latino a quello del greco
può avere un certo significato, nel senso di più stretti
vincoli con la Chiesa di Roma. Il Cristianesimo in Si-
cilia, sebbene greco di origine, si orienta quasi fin dai
primordi verso Roma ; l'influenza latina culmina con
S. Gregorio Magno, di cui sono ben note le cure per
la nostra Isola, attraverso le testimonianze minute
delle sue lettere preziose (2). In seguito durante il
sec. VII la sorte politica dell'Isola, ne favorì l'attra-
zione nell'orbita della Chiesa Greca, che nel 732
è un fatto ufficialmente compiuto (3).

Non è arbitrario dedurre da ciò che il declinare
del musaico di Convuldio (B) col seppellimento del
prete Dionisio ed il successivo rifacimento di tutta la
chiesa con epigrafe dedicatoria latina, debbono prece-
dere il periodo in cui si fa più spiccata la tendenza
greca, cioè il sec. VII.

Le forme architettoniche della più recente basi-
lica (A), confermano e precisano questa cronologia.
Mancando infatti, come s'è visto, le absidi minori,
per la protesi ed il diaconio, l'edifizio non è presu-
mibile sia posteriore al corso del sec. VI quando questi
elementi diventano generali in Italia (*).

(l) Per l'età classica cfr. Columba, / porti della Sicilia,
Roma 1906, pag. 63 ; per l'epoca normanna, Amari, Epigrafi
arabe di Sicilia, parte II, voi. II, pag. 47. Si ricordi la sin-
golarissima epigrafe palermitana quadrilingue di Anna, madre
del chierico Grisando (1148), Salinas, Guida del Museo Nazio-
nale di Palermo, III ed., 1901, pag. 52.

(*) Amari, Mus. di Sic, I, 29 ; Lancia di Brolo, St. della
Chiesa in Sicilia, II, pp. 58-193; Pace, op. cit., pag. 96.

(3) Lancia di Brolo, II, pag. 22 segg. ; Pace, pag. 93 seg.
Cfr. anche Rodotà, Dell'origine, stato e progresso del rito
Greco in Italia, Roma 1760-3.

(*) Nella zona Adriatica, ove più efficace e pronta giunse
l'influenza bizantina, questi elementi appaiono anche prima.
Per la documentazione rimando a Toeeca, Storia dell'arte Ita-
liana, I, pag. 102.
 
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