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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Pace, Biagio: La basilica di Salemi
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0369

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LA BASILICA DI SALEMI

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di Palermo ('), ed in altre repliche meno felici dello
stesso motivo, trovate in più luoghi, di cui la mi-
gliore è quella di Marsala (!).

Fuori dell' isola non mancano certamente gene-
rali riscontri ; ne offrono in buon numero i pavimenti
di alcune chiese della Venezia Giulia. Ricordo sovra-
tutto quello celebre, se pure ancora in gran parte
sconosciuto, scoperto sotto il piano attuale del Duomo
di Aquileia, che, per l'iscrizione dedicatoria del ve-
scovo Teodoro, va con ogni sicurezza attribuito ai
principi del sec. IV, e quelli di alcune chiese di Pa-
renzo (3).

Tuttavia questa analogia di concetto decorativo
va riportata al fondo comune derivato dalla tradizióne
romana. Le più dirette correnti di influenza vanno
cercate, a mio vedere, altrove.

Già alcuni più antichi musaici siciliani, nel reper-
torio dei soggetti e delle forme, ci rivelano l'influsso-
di quella particolare fioritura che l'arte musiva ebbe
nell'Africa settentrionale (4). Se lo splendido quadro
con la caccia, scoperto dal Salinas nella Paleapoli
di Palermo, riproduce ancora vivamente motivi e ten-
denze alessandrine, già nel musaico dell Orfeo (5),
sono prettamente africani gli elementi e la disposi-
zione delle figure ; il pavimento della basilica absidata
di S. Nicolò di Carini (5), con la fiorente decorazione
di tralci e scomparti geometrici con gruppi di uc-
celli, potrebbe poi agevolmente confondersi con uno
dei musaici del Museo del Bardo.

grafia Pace, op. cit., pp. Ili, 118 ecc.; vedi anche Strigowsky,
Kleinasien, Leipsiz, 1903, pag. 222; Freshfield, Celiai Tri-
chorae, London, 113, pp. 1,5, 8. 10, 12, 18-19 ecc.

.(') Cfr. bibliografia, Pace, Arti ed artisti della Sicilia
antica, Roma, Lincei, 1917, pag. 113.

(*) Ivi, nota 7.

(*) Per Aquileia brevi cenni e bibliografia del poco che
se ne è scritto in Toesca, Stona dell'arte italiana,!, pp. 61,78.
Sono coevi e pertinenti, a quanto pare, ad un'altra basilica co-
strutta dallo stesso Teodoro gli altri musaici già scoperti presso
il campanile romanico; cfr. Lanckoronsky, Der Dom von Aqui-
leia, Wien, 1906, pag. 50 sgg. Per Parenzo, cfr. col. 706,
nota 3.

(*) L'influenza dei mosaicisti africani si è talvolta esage-
rata, cfr. ad es. H. Dutschke, Ravennatische Studien, Leipzig,
1909, pag. 259; ma vedi C. Ricci, // mausoleo di Galla Pul-
cidia in Ravenna, Roma, 1914, pag. 99.

(') Pace, Arti ed artisti cit., pag. 113, fig. 74.

(•) Galati, Opere, voi. IV, Fireuze, Barbèra, 19, pag. 221
sgg., e tav. IL

La stessa influenza io credo di riscontrare nel
nostro musaico. I modesti artigiani di provincia che
lo eseguivano in epoca di profonda decadenza delle
arti del disegno, non osavano affrontare le difficoltà
della composizione paesistica e figurata; ma dipen-
dono dai musaicisti africani per le risorse decorative,
dalle trecce, alle croci nel circolo, ai nodi di Salo-
mone, agli scudi a pelte, di cui circoscrivono ed ador-
nano gli scomparti geometrici (').

Non è da escludere che qui si tratti d'influenza
cronologicamente mediata; perchè questi elementi de-
corativi noi troviamo già in musaici siciliani più an-
tichi, sicché queste forme potrebbero essere ormai
passate nel patrimonio locale. Nondimeno fa pen-
sare a più dirette relazioni con l'Africa il fatto che
noi le ritroviamo, in disposizione che vivamente ri-
chiama quella del pavimento di Salemi, in un musaico
del Lilibeo, cioè della città siciliana più strettamente
legata con l'Africa

D'altro canto anche l'epigrafe sepolcrale di Dio-
nisio, vera lastra a mosaico, come disse il Salinas,
ci richiama in certo modo a quell'uso di decorare le
pietre tombali con musaici, che era diffusissimo in
Africa, donde pare originario (3). Ed all'Africa ci ri-
conduce anche l'iscrizione costituente elemento deco-

(') Non occorre una particolare documentazione per dimo-
strare questa influenza, bastando scorrere una qualsiasi raccolta
di antichità africane. Ricordo ad ogni modo, come esempio, il
pavimento del peristilio nel noto mosaico dell'arsenale di Sussa
(Glauckler, Revue ArchéoL, XXXI, 1, 1897, pag. 12, tav. IX bit),
ed uri frammento, pure da Hadrumetum, nel Museo Alamii
(Doublet, Revue ArchéoL, XXX», 1892, pag. 221 seg., tav. XXII).

Si possono ricordare anche alcuni esempi recentemente
studiati in Libia, a Zliten (località: Dar Buck Ammira), cfr.
Aurigemma, Notiziario archeologico del Ministero delle Co-
lonie, I, 1915, pag. 57, fig. 20 e pag. 56, fig. 19

(a) Salv. Struppa, in Rivista Sicula, I2, 1869, pag. 502
segg. al mosaico accenna anche Cavallari, Relax, sullo stato
delle antich. di Sicilia, Palermo, 1872, pag. 16. Esso fu rin-
venuto nella c. d. Flora, fuori porta Nuova « a 20 passi dallo
stabilimento del signor Lipari n, oggi è conservato n«lla
biblioteca comunale. L'iscrizione, secondo la revisione del
Mommsen, C. I. L., X«, 7225 dice: « Salvis Plotino et | Rufa,
[e], Logus servus | Actor portus lilybitani | Hoc sacrarium | ex
voto exornavit ». Lo Struppa giudica li musaico forse cristiano,
per i cuori palmati che stanno a fianco dell'epigrafe, e lo attri-
buisce ai sec. III-IV d. Gr.

(*) Cfr. Monuments Piot, XIII, pag. 175 segg. Un esempio
dell'Italia meridionale, per cui l'analogia africana è molto cal-
zante è stato rinvenuto a Teano. Cfr. Spiriamola, Notizie
Scavi, 1907, pag. 701.
 
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