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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Ghirardini, Gherardo: Gli scavi del Palazzo di Teodorico a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0374

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739 GLI SCAVI DEL PALAZZO

subita dalla massima parte de' monumenti antichi
ravennati. Esso fu raso insino al suolo in cui era
stato innalzato ; distruzione che dovette avvenire gra-
datamente a misura che dalle mura fatiscenti e rui-
nose del vetusto palazzo si volle trarre il materiale
laterizio, marmoreo e musivo da mettere in opera
per costruzioni nuove dell'età di mezzo. Da una let-
tera di papa Adriano I del 791 si trae la notizia
che Carlo Magno ebbe facoltà di trasportare di quel
materiale ed usarne per le sue fabbriche di Aquis-
grana (1). Anche una statua equestre di bronzo dorato
rappresentante Teodorico, che del palazzo era insigne
ornamento, fu da lui trasferita in quella città (2).

La devastazione spietata del palazzo risparmiò
fortunatamente notevoli avanzi dei pavimenti musivi.
La scoperta di questi fu pertanto nel rispetto artistico
il maggior frutto che si colse dalla investigazione
compiuta; ma, poiché, come si è detto, rimanevano
le fondamenta e alcuni tratti bassi dei muri perime-
trali e divisori; poiché al di sotto dei pavimenti da
prima scoperti giacevano resti di pavimenti anteriori,
ai quali si volle giungere a mano a mano nella nostra
investigazione rigorosamente e accuratamente strati-
grafica, potemmo raccogliere con essa elementi di
grande valore per la determinazione della topografia
e della storia del monumento dalle sue origini alle
successive trasformazioni.

Dei ruderi dell'edificio, presso che esattamente
orientato secondo i quattro punti cardinali, fu messa

(1) Cfr. Zirardiui, Degli antichi edifisi profani di Ravenna
(Faenza 1762), pp. 140-143; Ricci Corrado, Marmi ravennati
erratici in Ausonia, IV (1910), pp. 247, 248; Reumont, 77
musaico della chiesa di Carlomagno in Aquisgrana, in Archi-
vio storico ital., ser. IV, tomo Vili (1881), pag. 430; Kurth,
Die Mosaiken von Ravenna (Miinchen, 1912), pp. 132-133.

(2) Cfr. lo stesso Zirardini, op. cit., pp. 144-146. La no-
tizia è data da Agnello, Liber pontificalis Eccl. Ravenn. 94
in Monumenta Germ. hist: Script, rerum langob. et italic.
(1878), pag. 338. Cfr. Bock, Reiterstatue des Òstgothen Kòniqs
Theoderich vor den Palaste Karl des Grossen in Aachen
(Jahrbuch des Vereins von Alterthumsfreunden der Rhein-
lande V); Grimm, Das Reiterstandbild des Theoderich Zu
Aachen (1869) ; von Schlosser, Die Reiterst. des Theod. in
Aachen (SiUungsberichte de» philos.-hist. CI. der. k. Akad.
der Wissenschaften voi. 123, Wien, 1891) pp. 164-175.

Dal passo di Agnello, lacunoso là dove incomincia a dare
la notizia della statua equestre di Teodorico, non risulta da qnal
parte del palazzo fosse innalzata. Sorgeva su base piramidale
alta sei cubiti; e sarebbe stata in origine una statua dell'im-
peratore Leone Isanrico riadattata a rappresentare il re goto.

TEODORICO A RAVENNA 740

allo scoperto nella zona occidentale dell'orto Monghini
una grandissima parte, di cui si potè determinare
il limite estremo a oriente e a settentrione ; ma le
costruzioni proseguivano così al sud, dove la scavo si
arrestò presso al muro di chiusura dell'orto sulla
via Alberoni, al di sotto della quale certo, e forse
anche al di là, giacciono ulteriori parti del palazzo,
come ad ovest, dove pure lo scavo fu limitato accosto
ad un pergolato adiacente al muro che divide l'orto
Monghini da ortaglie e cortili di proprietà Serena.
Fuor di dubbio le costruzioni si stendevano e deb-
bono sottostare alle aree di proprietà Serena e Bran-
dolini (nella quale ultima è l'istituto dei PP. Sale-
siani ove vennero in luce antichi ruderi l'anno 1907)
e del Demanio, in modo da raggiungere assai proba-
bilmente a ovest la chiesa di S. Apollinare Nuovo, il
chiostro adiacente e quell'edificio che è chiamato vol-
garmente Palazzo di Teodorico, ma che, tenuto conto
de' suoi caratteri architettonici e del livello su cui
sorge, si giudica a ragione non anteriore all'età del-
l'esarcato ('). Anche l'orientazione dei muri dell'edi-
ficio testé rimessi in luce diverge alquanto da quella
del così detto Palazzo di Teodorico, mentre risponde
esattamente alla chiesa di S. Apollinare. La tav. I
dimostra la pianta sommaria di esso edificio in rap-
porto coi sopra indicati monumenti adiacenti ad esso
dal lato di occidente. La tav. II offre la pianta del-
l'edificio in maggiori proporzioni e con tutti i parti-
colari emersi dagli scavi. Sono dati con grosse linee
nere gli avanzi delle murature scoperti nello strato
superiore; con linee tratteggiate gli avanzi che gia-
cevano ai livelli inferiori, esplorati a mano a mano
nella indagine approfondita. Sono finalmente rese con
lineette tramezzate da punti le cloache che attraver-
savano il sottosuolo dell'edificio.

Notiamo fin da ora, come dato generale, che delle
murature si conservavano le fondazioni formate di opera
a sacco (sassi e frammenti laterizi), e soltanto una
piccola zona delle parti costruite regolarmente di
mattoni romani emergenti da una o due riseghe al
di sopra del suolo originario: le quali parti tuttavia
vennero a trovarsi poi sepolte al di sotto dei livelli
superiori a cui fu in processo di tempo portato l'edi-

ti) Ricci C, Ravenna (Bergamo, 1906), pp. 16-17; idem,
Guida di Ravenna (5a ediz.), pp. 104-107.
 
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