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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 24.1916

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Ghirardini, Gherardo: Gli scavi del Palazzo di Teodorico a Ravenna
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https://doi.org/10.11588/diglit.11257#0412

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815

GLI SCAVI DEL PALAZZO DI TEODORICO A RAVENNA

816

invariabilmente, lo stacco de' musaici fu limitato a
semplici quadri di maggiori o minori dimensioni,
secondo l'estensione dei motivi stessi.

Tale remozione de' musaici era tanto più consi-
gliabile in quanto specialmente il corpo meridionale
dell'edifìcio doveva essere, come fu, sepolto per sempre
sotto nuovi fabbricati che si stanno costruendo, essendo
stato dall'attuale proprietario, signor avv. Antonio
Serena, erede dei sigg. Monghini, venduta, appunto
per servire a costruzioni di case, quella zona dell'orto
adiacente alla via Alberoni.

4. Si compilò la pianta generale dello scavo del-
l'ultimo strato; e per il corpo sud, dove più pavi-
menti giacevano sovrapposti ed eràn diverse le dispo-
sizioni dei locali, si disegnarono quattro piante rispon-
denti ai differenti livelli di pavimenti contraddistinte
da colori diversi: da color azzurro lo strato superiore,
da giallo il secondo, da rosso il terzo, da verde il
quarto e più profondo. Anche per quegli ambienti del
corpo nord che subirono modificazioni e innalzamenti
di livelli, specialmente per il salone, si disegnarono
piante separate.

5. Si delinearono parecchie sezioni delle rovine
dissepolte nei due corpi di fabbricati a nord e sud,
e nel quadriportico : sezioni destinate a dimostrare le
profondità delle fondazioni e l'altezza a cui giunge-
vano i resti dei muri conservati.

6. Si riprodusse con schizzi presi a mano a mano
che avveniva la scoperta de' singoli musaici, tutto
quanto avanzava della loro decorazione figurata e geo-
metrica; e, dopo che ne furono staccati e rimossi i
saggi da conservarsi, s'iniziarono ed ora proseguono
le riproduzioni fedeli in policromia dei saggi medesimi.

Tutta questa serie di piante, sezioni e disegni,
affidata alla perizia e allo zelo amoroso del prof. Azza-
roni, accompagnerà la pubblicazione degli studi tecnici
instituiti sui ruderi venuti in luce dall'egregio archi-
tetto prof. Nave.

7. Fu trasferito tutto il materiale proveniente
dagli scavi nell'ex-Chiesa di S. Romualdo annessa
alla Biblioteca Classense che costituiva una delle sale
del Museo Archeologico ravennate prima del suo trasfe-
rimento nel chiostro di S. Vitale. L'ampia Chiesa si
presta egregiamente ad accogliere gli avanzi de' mu-
saici rimessi in luce, i quali saranno quivi classificati
e distribuiti in guisa da potersi col riscontro delle

planimetrie del palazzo, che ivi saranno esposte, iden-
tificare e attribuire alle rispettive parti e ai piani a
cui appartenevano. E gli avanzi marmorei e fittili
saranno del pari classificati e ordinati nell'antica sa-
grestia adiacente. Avrà così sede in quei locali una
specie di Museo del palazzo di Teodorico.

Ma era veramente il palazzo di Teodorico quello
da cui uscirono i ruderi ne' nostri scavi? La risposta
affermativa a tale quesito sembra facile a tutta prima
per la corrispondenza generica delle notizie topogra-
fiche che di questo palazzo ha tramandato la tradi-
zione storica con la località esplorata. Le ricerche
degli eruditi e una dotta e diligente trattazione del
conte Pier Desiderio Pasolini mi dispensano dal di-
scorrere ex novo dell'argomento (1).

Che il palazzo dovesse essere compreso in un'area
avente ad ovest la Chiesa di S. Apollinare, l'antica
chiesa teodoriciana detta prima di Gesù Cristo, poi
di S. Martino in coelo aureo, e quell'avanzo volgar-
mente battezzato col nome di palazzo di Teodorico,
ad est il recinto delle mura urbane, a nord la chiesa
consacrata da Galla Placidia a S. Giovanni Evange-
lista, è cosa comprovata da un concorso di dati, i quali
in una più ampia monografia sui nostri scavi potranno
essere ancora particolarmente analizzati, escussi e
determinati nel loro giusto valore. Ma, ammessa la
identificazione del sito esplorato con quello designato
dalle fonti storiche come sede del palazzo di Teodo-
rico, il quesito che ho posto sopra, se, cioè, i ruderi
dissepolti si possano ad esso riferire, si presenta dopo
i recenti scavi più che mai grave e complesso.

Si consideravano con piena sicurezza come avanzi
del palazzo que' pochi tratti di musaici scoperti dal
conte Ouvaroff in un ristrettissimo saggio di scavo
del 1870 (2), nell'orto dei fratelli Monghini, ed altri
brani estratti più tardi da essi medesimi e murati
nelle pareti della scala della loro casa sul corso Ga-

(*) Pasolini, Il palazzo di Teodorico, in Atti e Memorie
della R. Deputazione di Storia Patria per le Romagne, serie II,
voi. I (1875), pp. 197-211. Dei vecchi storici ravennati mi limito
a ricordare lo Zirardini, Degli antichi edifizi profani di Ra-
venna cit., pp. 84-150. E forse la più ampia esposizione pub-
blicata di ciò che recano le fonti storiche intorno al palazzo.

(2) Debbo a Corrado Ricci la notizia di quel saggio di
scavo intrapreso dal conte Ouvaroff. Egli mi ha messo innanzi
fotografie e disegni degli avanzi de' musaici che allora vennero
in luce e che furono rinterrati.
 
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