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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0014

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19

IL TEMPIO NDRAG1CO DI S. ANASTASIA ECC.

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quelli di sinistra hanno acqua, se non perenne, però
per quasi tutto l'anno; in tutti poi è comune la grande
ricchezza d'acqua nell' inverno e nella primavera, donde
i vasti aquitrini che coprono in parte il piano nelle
parti più livellate, massime nel corso inferiore del
fiume.

La pianura è quindi tutta quanta solcata da questa
rete idrografica copiosa e capricciosa, dalla cui siste-
mazione dipende in massima parte la salubrità del
territorio, ricco e ferace in sè stesso, ma che richiede
l'opera di riconquista e di dominio da parte dell'uomo,
che richiede soprattutto quella disseminazione degli
abitanti per tutto il territorio che, come ora vedremo,
appare essere stata maggiore nell'età dei nuraghi di
quanto oggi non'sia.

Come vedremo, oggidì in 15 o 16 centri abitati,
si agglomera la popolazione di questo vasto territorio,
mentre assai più numerosi furono in età preromana
gli abitati nuragici. sparsi in tutto il vasto bacino,
in località oggidì lontane da ogni centro di villaggio,
ed invase da folte macchie di lentischi e di arbusti
e da incerti acquitrini.

In questa vasta regione, costituita da bassure, da
conoidi e pianure alluvionali, da vallate addentrantisi
fra gli speroni dei monti e da alte ed aspre vette
montane, fronteggiate e seguite da linee più dolci di
colline del periodo terziario, si stendono ora i territorii
di varii Comuni, ai quali mi riferisco per ricordare i
nuraghi o gli indizii di costruzioni nuragiche che ho
potuto raccogliere, sia da indagini personali, che da
regolari inchieste.

Nella parte occidentale di questo territorio si se-
guono, procedendo da settentrione a mezzogiorno, i
seguenti territorii (vedi Carta a fig. 1): quello di
Terralba, che occupa il bassopiano alle foci del Sacer
ed il promontorio di Capo Frasca; più a sud quello
di S. Nicolò d'Arcidano, nel piano paludoso dove il
Rio Sitzerri entra nel Rio Mannu, o Sacer. Poi, sempre
volgendo a sud e nel piano, segue il territorio di
Pabillonis, mentre quello, vastissimo, di Guspini
comprende con gran parte della catena metallifera di
Montevecchio e l'Arcuentu, i varii valloni che ne
scendono di Rio Purcidda, di S. Sofìa, di Rio Mau-
reddus, di Curturria, di Montevecchio, affluenti di
Rio Sitzerri, e quello di Terramaistus, affluente del
Mannu, che a mezzo corso prende nome di Belu.

Questo rio di Terramaistus, porta al Sacer le acque
del versante settentrionale della catena che torreggia
col Monte Linas, occupata dai territorii di Arbus e
di Gonnosfanadiga e Villacidro. mentre i versanti
occidentali e meridionali dànno affluenti al Rio di
S. Leni, al Rio Mannu o Caralita ed al Rio Cixeni.

Nel versante orientale del territorio abbiamo i
seguenti distretti comunali: Nel piano, a pantani e
lagune tra la foce del Sacer e quella del Rio di
Mogoro nello stagno di Sassu, l'agro di Marrubbiu ;
più a mezzogiorno quello, alquanto più elevato, di
Uras, che in parte si aderge alle falde del massiccio
del monte Arci, sul quale si stendono i territorii
alpestri ed ancora in parte boscosi di Moigongiori,
di Siris, di Pompu, di Masullas, di Mogoro. Il piano
solcato dal Rio di Mogoro e dal medio corso del
Manno o Sacer, e dal suo affluente il Rio Malu. ali-
mentato in parte anche dalle acque scaturienti dalle
fonti termali di S. Maria di Sardara, piano ferace e
fronteggiante a quello di Pabillonis, spetta al comune
di Sardara. Questo comune occupa parte delle pen-
dici dei colli che succedono a mezzodì del nodo mon-
tano dell'Arci a chiudere il piano campidanese, che
nel centro del territorio di Sardara è dominato dal-
l'acuto sperone del Monreale, su cui torreggiano i
maestosi ruderi del castello medioevale.

Ad oriente del territorio di Sardara, la regione
collinosa che chiude il Campidano è possesso dei co-
muni di Collinas e di Villanova Forni; mentre al
piano si stendono, al sud di Sardara, i territorii gra-
niferi di S. Gavino Monreale, e più a sud-est quello
di Sanlnri, che in parte occupa la linea dei colli
chiudenti il Campidano e col suo territorio piano sta
al limite fra i due bacini, versanti al golfo di Ca-
gliari ed a quello di Oristano; questo limite anche
oggi segnato dalla distinzione dei territorii comunali,
e delle diocesi io ritengo che coincidesse, anche per
quei legami tra le caratteristiche geografiche e la
divisione dei territorii tribali, che più volte notammo,
ad un limite tra gli antichi aggruppamenti di tribù
nuragiche.

Ricordiamo ora, per ciascun territorio, i varii
nuraghi.

Nel territorio di Terralba esiste ancora, sul ter-
razzo di Capo Frasca, dominante il mare, all' ingresso
dello stagno di Marceddì, il nuraghe Priogosu, e sulla
 
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