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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0020

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31

IL TEMPIO NURAGICO DI S. ANASTASIA RCC.



limite, come dissi, confermato da divisioni ammini-
strative, non solo recenti, ma anche di tempi passati.
Ed io credo che molto prima che indicare in parte
il limite tra i Giudicati di Cagliari e di Oristano,
e le due circoscrizioni diocesane Caralitana e Ter-
ralbense, e prima ancora di separare il territorio di
Carales da quello di Neapolis, tracciasse una sepa-
razione tra due gruppi di tribù preromane, affini si,
ma distinte, quella che occupava il bacino del fiume
Caralita, o Manno coi suoi affluenti, e l'altro gruppo
che si stendeva nella parte settentrionale della pianura
e nei due versanti esterni delle alture che la limi-
tavano.

Ho accennato al numero relativamente alto di co-
struzioni nuragiche di cui rimangono avanzi o ricordi
in una regione che a prima vista ne è priva e che
passava, come vediamo a torto, per la più povera di
tali monumenti.

La tribù o il fascio di tribù che popolava questa
regione, fu forse distinta col nome di Sardi, per eccel-
lenza, fra i più forti ed i più ricchi dei Sardi pri-
mitivi. Questa supposizione ci è suggerita dal nome
del villaggio Sardara, nome certamente antico, che è
rimasto ad una parte notevole del territorio, per quanto
non centrale rispetto all' intiero bacino, ma interes-
sante perchè posta ad uno degli sbocchi di vie natu-
rali comunicanti il piano con l'interno bacino della
feconda Marmilla e di là verso gli altipiani centrali,
ed anche perchè insignito dalla presenza di un luogo
di culto.

Nello studio del tempio di Serri (1), ho già accen-
nato alla possibilità che un vasto territorio, abitato
da numerosi gruppi di popolazione protosarda, anni-
dato attorno ai varii nuraghi, avesse un centro reli-
gioso, un santuario comune, a cui accorrevano per
determinate circostanze tutti gli abitanti di un vasto
territorio, abitato da numerosi gruppi di popolazione
protosarda, e ritenni che tale santuario comune va-
lesse come centro di mercato oltre che di culto ad
un vasto distretto. Anche il chiaro collega prof. Pa-
troni, in uno studio dedicato alle mie modeste ri-
cerche (2), non solo accettò questo concetto di un

(x) Tarameli], II tempio Nuragico ecc. Monuménti an-
tichi, 1914, col. 125.

(a) Patroni, Recensione della memoria sul tempio nuragico,
in Archivio storico Sardo, anno 1915, pag. 203.

tempio comune, ma suppose che dovesse anche essere
inteso in un senso molto più vasto; che cioè dovessero
esistere dei templi consacrati al culto di più tribù,
occupanti vasti e diversi territorii, come lo erano i
centri di culto e di mercato delle regioni galliche.

A stabilire tali vasti raggruppamenti di tribù
riunite da un vincolo religioso estrinsecato in un luogo
di culto comune ci fanno troppo difetto le notizie
delle fonti storiche e non ci soccorre che lo studio
topografico, quale appunto tentai di fare, sia nel pre-
cedente lavoro sul tempio di Serri, che nel presente
scritto. È evidente, dissi più sopra, che questo grande
bacino del Sacer pareva destinato dalla natura ad un
gruppo di tribù unico, composto di elementi affini e
perciò collegati da vincoli famigliari e religiosi, man-
tenuti attraverso alle successive generazioni ed estrin-
secato da culti prestati in comune, in luoghi consa-
crati da una comune venerazione, e nei quali si cemen-
tavano e si l'innovellavano quelle fraternità intime e
formali che costituivano appunto la compagine tribale.

Ho dato più sopra alcuni cenni sulle favisse di
Matzanni, o Mazzani, presso Villacidro, già illustrate
dal professore Lovisato, le quali però, data la loro
situazione nel versante meridionale della catena mon-
tuosa del M. Linas, appartengono al bacino del Kio
Garalitano o anche del Cixerri.

L'esplorazione non completa di quel santuario,
situato in regione elevata e selvosa, non consente di
desumere osservazioni precise e generali ; non possiamo
neppure immaginare se nella sua solitaria posizione si
avesse alcuna di quelle manifestazioni di fatti natu-
rali, ma sopranaturali agli occhi di una gente primi-
tiva, che potesse attrarre verso di esso l'indiscusso
primato, come centro di culto principale di una tribù
o di più tribù affini e confederate.

Ma il santuario di Mazzani, di Villacidro, non
solo è fuori da questo ampio bacino del fiume sacro,
ma è segregato sui monti ; e la sua ubicazione elevata,
presso lo spartiacque tra i bacini del Cixerri e del
Rio Manno Caralitano, fa pensare ad un luogo di
riunione fra gli abitanti di varii distretti, apparte-
nenti a tribù differenti.

Nella grande valle del fiume, alla sorgente di uno
dei corsi di acqua che vanno a finire nel fiume sacro,
dal lato destro, quasi al punto più lontano dalla foce
di esso, più a sud del nodo montuoso di Monte Arci,
 
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