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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0033

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IL TEMPIO NORAG1CO DI S. ANASTASIA ECC.

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questo culto ad una divinità bovina, comune a tante
regioni d' Europa, a partire dall'epoca neolitica e si
viene anzi a segnare una nuova tappa della diffusione
di tale culto che si era già seguita sino alla Sicilia,
dall'Egeo, e di lì appariva interrotta sino alle Baleari
ed alla penisola Iberica.

Le molte scoperte fatte nell'ambiente egeo e mi-
ceneo attestano l'esistenza e l'importanza di questo
culto nell'oriente del Mediterraneo. Le rappresenta-
zioni numerose, le figure, le protomi e gli emblemi
cornuti che ci sono offerti dai varii periodi della ci-
viltà egea micenea, dalla testa taurina in argento con
le corna d'oro della quarta tomba di Micene, accanto
alla quale dobbiamo porre, anche per bellezza di stile,
la testa taurina in terracotta rinvenuta dalla signora
Boyd Hawes a Goinnià in Creta, alle sottili brattee
in oro, a testa taurina con la doppia ascia tra le corna,
pure da Micene, motivo questo ripetuto anche dal
frammento di vaso miceneo da Cipro, sono tutte rite-
nute una testimonianza sicura di un culto a divinità
tauromorfa, con la quale sarebbero anche connessi i
numerosi esemplari delle così dette « corna di consa-
crazione ", rinvenute a Micene, a Salamina e, soprat-
tutto in Creta (1).

Come ben riassunse il Paribeni nello studio
su tali elementi archeologici, gli scavi di Cnosso,
di Haghia Triada, hanno mostrato numerosi esempii
di corna di consacrazione o la loro rappresentazione,
sia sopra le edicole religiose, o collocate sopra l'altare,
od ai piedi di un albero sacro, oppure munite del
simbolo divino della doppia ascia; in modo da non
lasciar dubbio che esse, assai più che ricordi del sa-
crificio bovino, fossero veri simboli divini (;ì).

E da Creta, ove il culto a divinità tauriforme ha
la sua eco nel culto di Minos, noi possiamo seguirne
le traccie in Sicilia, dove è attestato dalla presenza
di corna fittili, rinvenute nelle necropoli di Castel-

(*) Dussaud, Les Civilisations préhelleniques, 2a edizione,
pag. 73, fig. 51 ; Dechelette, Manuel d'Archéol. préhistorique,
II, pag. 475; Reinach, La Créte avant Vhistoire. (Anthropo-
logie, 1902, pag. 25, fig. 19).

(2) Paribeni, Corna di consacrazione nell'età del ferro
Europea. Ballettino di Paletnol. ital, 1904, pag. 305.

(:!) Evans, Mycenaean Tree and pillar Cult, pag. 135;
Bosanquet, Palaicastro. Ann. of Rrit. Schol. Athen., IX,
pag. 280.

luccio, di Monteracello, di Cannatello (Girgenti) (*),
ed anche nella remota Pantelleria, dove appare in
fondi di capanne neolitici.

Ho già ricordato altrove le numerose teste di
bronzo trovate nella Spagna e nelle Baleari, e spe-
cialmente quelle maravigliose di Costig, nell'isola di
Maiorca che l'Evans attribuisce ad una brillante scuola
minoica (2), ed il Vives ritiene espressione dell'arte
Egea in Spagna. A questa si debbono porre accanto
le placchette in piombo con le corna di consacrazione
trovate a Pina, presso Montuire, Maiorca, ed in un
Talayot des Lluc Major (Minorca) (3). Ed accanto alle
teste taurine rinvenute nella penisola iberica dovremmo
porre varii esemplari di queste medesime corna di
consacrazione. Ad El' Officio, presso Almeira, nella
necropoli eneolitica il Siret (4) rinvenne un'edicola in
terra, a forma di altare, sormontata da corna di con-
sacrazione, di tipo minoico, e come tali dobbiamo pure
considerate le piccole corna rinvenute nelle stazioni
neolitiche di Campos e di Campo-Real, nella valle del
Betis, illustrate dal Bonsor (5).

Non meno suggestivi dei confronti iberici e balea-
rici sono i confronti con le figurine dei tori in bronzo,
rinvenute a Chatillon Sur Seiche (Isle et Vilaine),
nell'Armorica (6), alle quali già il Reinecke e poi il
Dechelette accostarono le figurine di bovini di Bythin
(Posen) (7), e la serie copiosa dei cosiddetti capezzali
delle stazioni lacustri della Svizzera, vere e proprie
corna di consacrazione, come dimostrò in modo chiaro
il Paribeni e fu accettato anche dal Dechelette (8).

La testa taurina di Sardara, come quella di Serri,
possono valere come testimonianza di un culto a di-
vinità taurina simile a quello riconosciuto per l'isola
di Creta, come riassunse il Dussaud (9) ; culto che in
Sardegna si protrae dalla lontana età neolitica, a cui

(') Orsi, Bull. Paletnol. ital, 1907, pag 92; 1897, pag. 117.

(2) Monumenti antichi dei Lincei, voi. XXIII, pag. 99 ;
Evans, Scripta Minoa, pag. 97; Paris, Espagne primitive, I,
pag. 140.

(3) Cartailhac, Monumenta primitifs des Iles Balcares.
pp. 68, 69.

(4) Siret, L'Espagne préhistorique. (Rev. des Quist. Scien-
tifiques, 1893, pag. 70.

(5) Bonsor, Les colonies agricoles préromaines dans la
vallèe du Betis. (Rev. Archéol., 1899, II, pag. 302.

(6) Dechelette, ,op. cit., II, pag. 470. fig 198.

(') Montelius, Chronologie d. Bronzezeit, pag. 9, fig. 3.
(8) Paribeni, op. cit., png. 305.
(') Dussaud, op. cit., pag. 345.
 
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