Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

DOI Artikel:
Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0037

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
6t>

TEMPIO NURAGICO DI S.

ANASTASIA ECC

66

con foglie è ricostrutto a coronamento di tutto il
pronao. Nella faccia interna dell'ala è una nicchia
per deposito delle offerte, suggerita dagli esempii dei
recinti di Serri, di Serrucci, di Losa, di Bonorva.

Il rivestimento della cupola, composto di un tu-
mulo tronco conico con una elevata crepidine di pietre
lavorate, coronata dal ricordato fregio in calcare, è
sormontato sopra al centro della cupola stessa dal
pilastro in pietra, a tronco di cono, betilico (vedi
figg. 40, 41).

È a sperare che questa ricostruzione ideale del
tempio nuragico sia presto o confermata o demolita
da nuove scoperte ; per il momento essa non ha altra
pretesa che di riassumere quel poco che ci è noto
sulla struttura e decorazione del tempio a pozzo di
età nuragica. Però sin d'ora possiamo vedere, che, pure
seguendo con molto scrupolo le traccie date dai resti
e della decorazione, nella ricostruzione ideale del
tempio protosardo ci si affaccia una pallida ma sedu-
cente imagine dell'architettura micenea ed il riflesso
che di essa si manifesta nella potenza della mole
nuragica appare confermato anche da questo incerto
ma significativo albore di luce artistica che ci rivelano
i pochi resti dei templi sinora esplorati.

Le ricerche eseguite tutto attorno al tempio, sui
lati e dietro ad esso, specie negli spazii tra le pareti
ed i muri di sostegno, a scopo di trovare qualche
ripostiglio di bronzi figurati votivi non dettero che
magri risultati.

Abbondanti frammenti, ma ridotti a piccole pro-
porzioni, di stoviglia nuragica d'uso, fatta a mano,
specialmente di anse a gomito ed a ponticello, senza
traccia, almeno nello strato profondo, di ceramica di
importazione.

Pochi ed anche frammentarli gli oggetti di bronzo,
però tutti di tipo nuragico. Ricordo specialmente per
il loro carattere votivo i seguenti : Parte anteriore di
una navicella votiva in bronzo (tìg. 43), dalle pareti
assai spesse ; dalla prora si alza la consueta sporgenza
che doveva reggere la protome taurina, che però
manca. Spilli crinali, intieri e frammentati, alcuni
esili, altri più robusti ed a testa assottigliata ; taluni
con la testa semplicemente ripiegata e battuta ; altri
invece a capocchia espansa ed anello sporgente lungo
l'asta (figg. 44. 46). Si ebbero anche perline in bronzo
perforate, che spesso si rinvennero infilate alla punta
Monumenti Antichi — Vol. XXV.

di aghi crinali. Ohe questi oggetti fossero offerti in
voto alla divinità tutelare della fonte si desume dal
bello esemplare di ago crinale in bronzo, assai
lungo e robusto, lungo cm. 24 e mm. 12 di dia-
metro, acuminato come un'arma, che ancora porta
alla sua testa, leggermente rastremata, la saldatura
in piombo che doveva fissare l'oggetto in uno dei fori
rotondi di quelle tavole d'offerta, che ci furono date
da Serri e da Abini. Questo esemplare di oggetto
munito ancora della saldatura, è una prova che anche
nel tempio di Sardara si dovette impiegare questo
mezzo per fissare, in modo durevole, le offerte dei
devoti al nume (fig. 47).

Si ebbe anche una piccola faretra votiva in bronzo,
di cm. 8 di altezza, molto guasta dall'ossido; essa
conserva l'appiccagnolo nel fianco e porta sopra una
delle faccie, in rilievo, l'immagine di tre aghi crinali,
o piccole spade, segno distintivo dell'arderò o sim-
bolica offerta di esso alla divinità benefica (tìg. 48) (*).

Ricordo una borchia circolare, con sporgenza mam-
mellare al centro (tìg. 49) ed un bottone conico, munito
di appiccagnolo, del tipo già noto a Palmavera ed a
Serri, sormontato da una schematica figura di co-
lomba (fig. 50).

Si raccolsero anelli ed armille, intiere e fram-
mentate, in filo di bronzo, semplicemente ritorto, del
più semplice tipo (figg. 51, 52).

Fu già notata altre volte la grande scarsezza di
fibule negli strati protosardi (2) ; da questo si potrebbe
dedurre che nel vestimento del sardo nuragico man-
casse tale utensile, sostituito abitualmente da altri
mezzi per trattenere i lembi del vestito ; le pesanti
cappe di cui ci offrono l'immagine le statuette in
bronzo richiedevano robuste grappe ed uncini e non
esili fibbie. Anche a Sardara non si ebbe che una
sola fibula (fig. 53), perfettamente conservata, ad
arco semplice con staffa ed ardiglione a doppia curva ;
l'arco, leggermente ingrossato al centro, non è a se-
zione circolare, ma romboidale e non porta alcuna
incisione.

È il tipo delle fibule ad arco semplice delle tombe
più arcaiche di Chiusi, di Bologna, Benacci e Villa-

0) Cfr. Pinza, Monumenti primitivi della Sardegna, in
Monumenti dei Lincei, XI, tav. XV, 25-27.
(2) Pinza, op. cit., pag. 191.

5
 
Annotationen