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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0038

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67*

li, TEMPIO NURAGÌCO DI S. ANASTASIA ECC.

68

nova e l'estrema rarità di essa in Sardegna fa
pensare a scarse e sporadiche importazioni da centri
di produzione italica.

Avevano forse funzione di fibule, alcuni grossi
aghi di filo di bronzo, curvati ad arco, con una embrio-
nale staffa, imitanti, alla meglio, le fibule ad arco
semplice (figg. 54, 55).

Nello strato della rovina furono anche rinvenute
alcune perle sferiche in vetro bianco, forate trasver-

tanto da giungere al fondo roccioso e da penetrare
entro allo stretto canaletto conducente l'acqua della
vena salutare. Il compenso della pena fu piuttosto
scarso: se si eccettua la conoscenza dell'antichissima
opera idraulica, non si ebbe altro materiale che la
grossa ciotola rappresentata nella figura 57, tav. VII,
figg. 58, 58 a.

È una ciotola in terracotta di forma circolare,
dalle pareti carenate ed assai basse, il fondo curvo.

Pio. 57. — Ciotola del pozzo sacro e brocchetta del pozzo votivo.

salmente, ed una anche in quarzo. È un fatto che
tali perle sono comuni nelle tombe puniche, in Sar-
degna, ma non si può escludere che esse possano
trovarsi in strati assai più antichi. Una perla in
quarzo ialino fu data dalla necropoli eneolitica di
Alghero (2) ; perle di vetro traslucido furono raccolte
anche nel dolmen di Grailhe (Aveyron) ed in altre
località della Francia, come in stazioni neolitiche
dell'Europa centrale, a Lengyel, in Ungheria ed a
Bodman, sul lago di Costanza (3).

Se scarsa fu la messe di oggetti dati dalla parte
esterna del tempio, non furono neppure abbondanti
quelle dell' interno. Con molta fatica ed approfittando
della più calda stagione questo pozzo fu vuotato com-
pletamente e mantenuto asciutto per qualche ora,

P) Montelius, op. cit., tav. V, 41 (Chiusi); V, 57, 59
(Benacci); VI, 58 (Villanova).

(2) Not. scavi, 1904, pag. 34, fig. 9.
(») Dechelette, op. cit., I, 574.

l'orlo ripiegato verso l'interno ; sopra l'orlo si alza
una robusta ansa schiacciata ad arco e che si connette
saldamente ai due punti opposti degli orli, in corri-
spondenza al colatoio circolare, munito di beccuccio
a canaletto, che perfora la parete. Il vaso, di tipo
sinora nuovo nella ceramica nuragica, è abbastanza
capace, diametro cm. 24, eseguito a mano, con le
pareti spesse, lisciate a stecco, senza alcun ornamento;
ricorda la fattura delle lampade trovate in varii nu-
raghi, a Palmavera, a Monte Idda, di Siliqua, ed a
Seni (]). Per le sue dimensioni, per il luogo del suo
rinvenimento al fondo del pozzo, ai piedi della porta
della scala, ritengo fosse un vaso rituale, servito forse
al sacerdote per raccogliere il liquido dalla polla
sacra per le abluzioni salutari a chi scendeva al pozzo,
invocando rimedii ai mali tìsici e morali.

I1) Per Palmavera, cfr. Monumenti antichi, 1909, col. 62,
fig. 18, tav. VI, 1. Monte Idda, di Siliqua, relazione sulle No-
tizie scavi (in corso di pubblicazione, anno 1918).
 
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