Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

DOI Artikel:
Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0055

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
101

IL TEMPIO NURAGICO DI S. ANASTASIA ECC.

102

Ma accanto alle concezioni della divinità geni-
trice e nutrice e della divinità maschile genetica,
noi abbiamo ancbe nel tempio di S. Anastasia affer-
mata quella di una divinità che si esprime con ca-
ratteri e con aspetto tauromorfo. La ripetizione di
un elemento già dato dall'altro tempio di S. Vittoria
di Serri aumenta, a mio avviso, la probabilità che
tale concetto sia stato fondamentale nella ideologia
religiosa protosarda.

È possibile anche che l'espressione tauromorfa
fosse la più antica, od almeno si fosse affacciata alla
mente del protosardo prima di quella antropomorfa,
ma questa si sovrappone, nell'età nuragica, all'altra.
Una prova di questa sovrapposizione, o meglio, di
questa sintesi di elementi ideografici già ebbi a ricor-
darla nello studio sul tempio di Serri, pubblicando un
singolare oggetto votivo, proveniente da un deposito
di S. Maria di Tergu e che qui riproduco (fig. 105),
in cui i tratti elementari, ma chiarissimi, del viso
umano, si appongono alla base di due corna lunate
del toro, terminate in punta dalle due palle difen-
sive ed ornamentali, comuni nelle protomi taurine
delie barchette votive, come anche sulle corna degli
elmi nelle statuette di guerrieri. Io ritengo che un
nuovo elemento, ed un forte argomento, a riprova di
questa fusione, meglio che confusione, di concezioni
antropomorfe con i riflessi di una divinità tauro-
morfa sia da vedersi nel rude rilievo espresso nel
vaso frammentato in terracotta (figg. 99, 100) che ci
presenta una figura umana, e verosimilmente fem-
minile, che tiene al petto uno strumento rituale, ter-
minato superiormente, come una forca, da due corna
lunate.

Queste varie espressioni di un culto a divinità
taurina o tauromorfa tendono a mostrare i legami
con l'oriente preellenico e specialmente con la civiltà
minoica cretese, legami spirituali alimentati da rap-
porti e da scambii commerciali, i quali, probabilmente,
seguono e ricalcano le traccie lasciate nelle due ci-
viltà da più antichi ed intimi rapporti e da comu-
nanza di origine o di razza.

A quegli elementi attestanti i rapporti con l'oriente
preellenico, ed in special modo con la civiltà cretese,
sino ad ora raccolti dall' indagine archeologica, alcuni
dei quali già noti, come i pani di rame di Serra Ilixi
e recentemente ripresi in esame dal compianto amico

dott. G. 6. Porro (x), altri se ne vengono aggiungendo
con le indagini del tempio di S. Anastasia, soprat-
tutto nelle forme delle brocchette e delle anforette
date dal pozzo votivo, che si richiamano agli esem-
plari del tipo di Camares, dati da Phaestos, ed ai
più semplici tipi della ceramica di Cnossos.

Anche le recenti scoperte del ripostiglio di bronzi
di Monte Idda, presso Siliqua, ci offrirono numerosi
esemplari di spade in bronzo, dalle salde impugna-
ture, fuse in un pezzo solo con la solida lama, le
quali sono un riflesso, evidente per quanto lontano,
delle forme delle belle spade della necropoli cnos-
siaca del III periodo minoico di Zapher Papoura (2).

La constatazione di questi rapporti intimi o formali
rende possibile supporre che alla civiltà micenea, in
vasto senso, noi dobbiamo attribuire quegli insegna-
menti, adombrati nella leggenda di Iolao e di Aristeo,
che raffinano la tecnica della costruzione nuragica
protosarda; nella lavorazione delle pietre del tempio
di S. Anastasia, come di quelle di S. Vittoria di
Serri e dei loro congeneri noi potremo scorgere l'in-
fluenza di quel magisterio tecnico che produsse le
belle costruzioni isodome dei palazzi di Cnossos, di
Phaestos, di H. Triada, dei negarci e delle iholos
della civiltà micenea. Così pure nella decorazione
architettonica del tempio, quali ci è dato dagli scarsi
resti sinora raccolti, noi possiamo scorgere un riflesso
pallido, ma non privo di significato, dell'architettura
micenea e minoica.

Ma qui sorge la possibilità di un'obbiezione contro
questa che può parere una tendenza ad invecchiare
la civiltà nuragica, quale ci è data da questo tempio
di S. Anastasia, sospingendola ad un'età equivalente,
almeno, al III periodo minoico. In una parola, questi
criterii di analogie intime e formali possono avere
un valore cronologico, in modo assoluto?

A propendere verso una tale valutazione cronolo-
gica, almeno approssimativa, noi saremmo anche con-
dotti dai confronti che siamo venuti accennando con
materiali e con forme del II periodo siculo, tanto delle
brocchette comuni tanto a Sardara quanto a Thapsos,
a Pantalica, a Montagna alta, a Cassibile, come anche
del tipo dell'unica fibula ad arco semplice di Sardara,

(1) G. G. Porro, op. cit., Atene e Roma, 1915, pp. 145-184.

(2) V. Notizie degli scavi, 1915, pag. S3.
 
Annotationen