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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0056

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IL TEMPIO NURAG1CO DI S. ANASTASIA ECC.

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che ha nelle tombe sioule il suo parallelo. Tale pa-
rallelismo cronologico sarebbe anche confortato da
prove di ricambio di armi e strumenti di bronzo tra
la Sardegna e la Sicilia, nei quali scambii io credo
che la Sicilia sia stata debitrice all' isola sorella,
ricca di giacimenti di rame eli e erano sfruttati, come
ne abbiamo le prove, in età nuragica. Ed espongo
qui l'ipotesi, che vorrei più tardi confortare con le
analisi chimiche, che non solo i pani di rame dati
dai ripostigli siciliani di Adernò e di Monte S. Mauro
siano provenienti dalla Sardegna, ma lo siano anche
le piccozze a doppio tagliente, le cuspidi di lancia a
larghe lame, così frequenti nei ripostigli della Sar-
degna, e soprattutto le ascie a cannone di cui il ri-
postiglio di Monte Idda dette numerosi esempii, che
attestano il parallelismo morfologico e cronologico con
la civiltà sicula del II periodo, corrispondente alla
fine dell'età micenea.

Ma anche ammettendo tale origine antica delle
forme della ceramica e dei bronzi protosardi è anche
possibile la loro persistenza, per lungo corso di tempo,
nell'ambiente conservatore dell' isola, sottratta dalla
sua postura a troppo rapidi e perturbanti impulsi
innovatori. A tali persistenze e continuità di forme
originarie dalla civiltà mieenea o coeve con essa,
parrebbe anche accennare la presenza che sopra ab-
biamo ricordato di forme e di elementi affini a quelli
dati da strati archeologici della penisola italica, rife-
ribili all'età del ferro.

Alle analogie che il chiaro collega prof. Patroni
ebbe a suggerire tra alcune forme di vasi protosardi
e qnelli della ceramica arcaica dell'Apulia, come ad
esempio tra gli orcioli a ventre globare e biconico,
muniti di largo collo espanso ad imbuto ed i consi-
mili orci appuli a manicucci sul ventre, che il Pa-
troni ritiene derivati dal vaso « a calamaio » egeo,
altre ne abbiamo accennate con la ceramica delle
tombe protoetrusche vetuloniesi e specialmente con
le brocchette ad ansa forata, che trovano con queste
di Sardara e di Paulilatino le più stringenti analogie.
Esse sono poi anche confortate dalla presenza di na-
vicelle votive in bronzo di tipo protosardo, nella ne-
cropoli vetuloniese.

Questi rapporti, leggieri ma non trascurabili, con
la ceramica protoetrusca, a cui dobbiamo aggiungere
probabilmente quelli indicati dalla fibula ad arco sem-

plice che dalla Etruria si sarebbe diffusa tanto in
Sicilia quanto in Sardegna, per un lato tenderebbero a
ringiovanire alquanto, portando verso l'Vili secolo
a. C. il deposito di terrecotte del pozzo votivo Sar-
darese, per l'altro farebbero pensare che gli elementi
formali di ceramica di tipo eneolitico esistenti nel ma-
teriale paleoetrusco, siano dovuti alla persistenza in
Etruria di elementi etnici neolitici, in seno alla popo-
lazione vetuloniese e paleoetrusca in genere, che si
vuole allacciare alle genti che portarono in Italia il
rito della cremazione; perciò nello studio del pro-
blema etrusco penso si debba dare maggiore consi-
derazione di quanto finora fu fatto, all'elemento eneo-
litico, precedentemente insediato in quella parte della
penisola.

Per ragioni topografiche i contatti fra l'Etruria
e la Sardegna debbono essere stati più antichi di
quanto è sinora dimostrato dai materiali archeologici.
La situla calcidese in bronzo della tomba di Lentini,
illustrata dall'Orsi, indusse il chiaro collega ad am-
mettere i rapporti commerciali tra le regioni tirrene
e l'isola di Sicilia alla fine del secolo VIII od al
principio del VII, rapporti che però io credo debbano
essere stati preceduti da altri di cui non possiamo
precisare le traccie. Ma è certo che l'esclusivismo
xenofobo che gli Etruschi dimostrarono verso l'ele-
mento greco-siculo nel VI secolo a. C, è un fatto,
posteriore ed assai più recente, il quale non esclude
affatto rapporti di tutt'altro carattere, in età assai
più remote (*).

Anche questi scavi di Sardara, adunque, ci atte-
stano, oltre alla manifestazione di un' intima vitalità
protosarda, qualche novello rapporto con altre regioni
oltremarine, e specialmente si vanno allargando i rap-
porti con l'isola sorella, con la Sicilia, che già si
intravidero rettamente, anche dall' Orsi (2), quando

(J) Orsi, Bull. Paletti, ital., 1913, pag. 36. A proposito di
situle debbo accennare che sinora la Sardegna non dette ancora
nessuna situla a cordoni, mentre invece non mancano gli indizii
dei rapporti tra la civiltà nuragica e la Sicilia. Forse un fram-
mentario vasetto in bronzo, dato da Monte Idda, ornato da in-
cisioni profonde orizzontali, può essere inspirato da situle a
cordoni e connettersi, per quanto indirettamente, a quel tipo
di vasi in bronzo. Sulla presenza della situla in Sicilia l'Orsi
è ritornato recentemente (Bull. Paletti, ital, XLII (1917),
pag. 43 e seg.

(2) Orsi, Bull. Paletti, ital. 1908, pag. 167.
 
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