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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Il Tempio Nuragico di S. Anastasia in Sardara (Prov. di Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0065

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IL TEMPIO NDRAG1CO DI S. ANASTASIA ECC.

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lamica isolana. Copiose erano anche le fusaiole in
terracotta, biconiche, e ciottoli tondeggianti, leviga-
tissimi, in quarzite gialla, forse giocattoli per fan-
ciulli.

Furono da me rinvenuti e raccolti nell' interno di
queste camerette, anche frammenti di stoviglie di età
punica, nello strato superficiale, e specialmente resti
di piatti a vernice nera, di importazione dalla Cam-
pania, che sono tanto frequenti nelle tombe puniche
di Carales, di Nora e di Tharros, del IV sec. a. C. (x).
Sono questi frammenti la prova della persistenza della
vita degli abitatori nuragici, entro il recinto di Ortu
Commidu, quando già i Cartaginesi si erano da lungo

Fig. 120. — Piccozza in pietra, con foro a sezione biconica.

affermati e saldamente piantati nelle coste, e prova
anche che la loro penetrazione all' interno dello stesso
Campidano e la immissione di elementi libici, a so-
stegno del loro dominio, non fu così sollecita nè così
generale da spegnere completamente la vita dei pro-
tosardi, situati ad una giornata di cammino da Nea-
polis ed a due giornate da Carales.

Dove accendevansi fuochi di tanta intensità e con
tanta continuità, per alimentare forni e fornaci era
necessaria l'acqua e per la vita e per i bisogni del-
l' industria ; quindi la necessità di una fonte o di un
pozzo, la cui presenza fu forse determinante a sta-
bilire l'officina fusoria in Ortu Commidu.

i1) Patroni, Nora, colonia fenicia in Sardegna (Monu-
menti Lincei, 1904, pag. 214. flgg. 44-45; Taramelli, Necro-
poli di predio Uba (Mori. Lincei, 1912, pag. 118, figg. 28,29).

Il pozzo, di indubbia età nuragica, rappresenta
un'opera idraulica non indifferente, dati i mezzi di
cui disponeva la tecnica di quell'epoca e rivela anche
una sicura conoscenza delle leggi freatiche, giacché
il pozzo discende al livello della vena d'acqua del
letto di Eio Piscinas.

Questo pozzo fu da noi esplorato e ripulito sino
al fondo.

Il pozzo la cui bocca era recinta da una specie
di robusta ghiera, in pietra, si trovava tra le pareti
della torre nuragica C e la linea del recinto D D D.
Di questa ghiera facevano parte varii conci di pietra
lavica, lavorati molto accuratamente a martellina, a
faccia curva, rettangolare e coda ad incudine, disposti
perciò per essere murati in una costruzione circolare,
quale era appunto la ghiera del pozzo (figg. 121-123).
La cura con la quale tali pietre erano scalpellate mi
indusse nel sospetto che anche questo pozzo avesse
un carattere votivo; perciò lo esplorai sino al fondo
a raggiungere il letto della vena acquifera.

Il pozzo, di cui offro la sezione (tav. XII, fig. Ili),
della profondità di m. 15,50, del diametro di m. 2,
presentava all'alto una specie di ghiera o di chiusura,
quasi cupoliforme, che rivestiva la parte alta del pozzo
per circa 2 metri di altezza. Per il resto penetrava
con sezione presso a poco circolare attraverso agli
strati regolari e quasi orizzontali dei calcari eocenici
del colle di Ortu Commidu.

Alla profondità di m. 7,50 dalla bocca si presentò
nel corso dello scavo una vasta camera, un allarga-
mento della tromba del pozzo, che raggiunge l'am-
piezza di m. 3,50 ed un'altezza di m. 4, forse cor-
rispondente ad un tratto di terreno arenario più
friabile ; dopo questa camera per altri 7 metri il
pozzo continuava sino al fondo, attraverso ad una
roccia più compatta, con molte vene acquifere, come
dissi, sino alla profondità di m. 15,50.

Il fondo del pozzo, che trovai riempito sino quasi
all'orlo dal materiale caduto, ci dette oltre ad una
certa quantità di ossa di bove, di pecora, porco e
cinghiale, corna di cervo e di capriolo, anche varie
teste di mazza in pietra, qualche macinello e pestello,
pure in pietra e frammenti di suppellettile nuragica
in terracotta.

Una domanda si affaccia spontanea alla nostra
mente: le ossa di bove, di pecora, di porco e di cin-
 
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