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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0182

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GLI SCAVI INTORNO A L'ATHENAION DI SIRACUSA

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prendeva per ciò una parte non indifferente del sacro
tetnenos, che cingeva il santuario. Molte piccole sco-
perte indiziali (1), per impianto di condotture d'acqua
e di elettricità, stimolavano vieppiù la mia curiosità,
la quale attendeva soltanto un'occasione propizia, che
permettesse di tradurre in atto i miei disegni. Otte-
nuto il necessario consenso dall'Amministrazione co-
munale, io ho sottoposto ad una metodica esplora-
zione tutta la piazza Minerva, mediante quattro cam-
pagne di scavi, che si svolsero negli anni 1912-17 (2),
e che vennero sempre accompagnate dall'occhio vigile
mio e del signor Carta, l'abile disegnatore della So-
vrintendenza, al quale devesi la esecuzione dei nume-
rosi disegni e fotografie e della grandiosa pianta, che
corredano la presente monografia. Alcuni dei ruderi
dopo tanti secoli tornati per breve tempo a vista hanno
una tale importanza storica ed archeologica, che pro-
vocò in me un vero rimorso il non averli potuti con-
servare visibili più che all'ammirazione, allo studio
del pubblico colto. Eppure si escogitarono tutti i mezzi
possibili per tentarne il salvataggio (3) ; ed anche la

(l) Verso il 1888, costruendosi la nuova aula capitolare,
sembra sieno stati scoperti avanzi della gradinata dell'ingresso
principale del tempio. Ma il Cavallari, che di ciò mi parlava,
al mio primo arrivo in Siracusa (settembre 1888), prese bensì
schizzi ed appunti, ma nulla poi pubblicò. E veramente deplo-
revole che i numerosi taccuini di quel valentuomo, contenenti
dati preziosi di mezzo secolo di attività, sieno andati perduti,
e che a nulla sieno valse le pratiche da me più volte avviate
cogli eredi, per redimerli e venirne in possesso.

(2) Le varie campagne si svolsero alle date seguenti:
18.XI.'12-25.1/13; 11.IV.'13-25 detto; 19.1.'14-2. III.'14-
1, III. '17 -14. IV. '17.

(3) Due furono i sistemi ideati per la loro conservazione
a vista; quello di costituire nel centro di Ortygia un'area ar-
cheologica scoperta, di parecchi metri sottostante al piano stra-
dale, analogamente a quanto si è praticato a Roma col Foro
Romano e col Trajano. Ma gli ostacoli alla circolazione resulta-
rono tali e tanti, che il progetto si dimostrò al tutto inattuabile.
Una seconda soluzione sarebbe stata quella di conservare se
non tutti i ruderi, almeno i principali, in sotterranei accessi-
bili, protetti da volte in cemento armato. Ma data la poca pro-
fondità dei ruderi (m. 3 in media) avrebbesi dovuto sollevare
di almeno un metro il piano stradale, il che dava origine ad
altri inconvenienti gravissimi. Principale quello di turbare il
livello di P. Minerva, in rapporto agli edifìci circostanti, ed
in particolare in rapporto a quello del tempio, che con un lieve
abbassamento, già attuato, venne a guadagnare di molto in
prospettiva, risollevandosi al di sopra del suolo che si era ve-
nuto accumulando attorno ad esso. Escluse pertanto ambedue
le soluzioni, non restava altro partito, che riconsegnare alla
madre terra quelle venerande reliquie, che vi avevano dormito
per 25 secoli.

cittadinanza, che aveva preso molto interesse a quegli
scavi, aperti nel cuore dell'antica città greca, s'era
divisa in due campi: gli uni volendo la conservazione
di quelle venerande reliquie; gli altri, pur rispettan-
dole, non intendendo che pochi informi ruderi doves-
sero ostruire e paralizzare la vita e la circolazione
di una delle principali e più frequentate arterie stra-
dali di Siracusa. Tale corrente prevalse, e davanti
alle esigenze della vita moderna vennero ad infran-
gersi i migliori propositi delle Soprintendenze degli
scavi e dei monumenti.

Nei quasi 30 anni della mia attività archeologica
Calabro sicula, mai m'era accaduto di imbattermi in
un così imponente complesso di avanzi monumentali
greci, che dal sec. VII a. C. scendono ai tempi bizantini.
Mai mi era accaduto di svolgere uno scavo stratigrafico
di tanta eloquenza, oltreché archeologica, storica, nel
quale i letti di terra che io veniva lentamente to-
gliendo, nitidamente svelavano le varie fasi dell'antica
vita siracusana, ed il suo lento e faticoso ascendere
dalla barbarie della civiltà sicula alle prime fasi di
quella greca arcaica, impregnata di influenze e di
merci orientali, al fasto ed al rinnovamento edilizio
dei tempi dinomenidici, alla decadenza dei secoli suc-
cessivi, allo spegnersi della civiltà e della vita greca,
che attraverso i lunghi secoli romani trapassa nella
bizantina.

In questo prezioso volume palinsesto, racchiuso
dal più volte millenario suolo di Piazza Minerva, tutte
le fasi della vita siracusana dal X sec. a. C. fino agli
ultimi dell'èra moderna sono variamente rappresen-
tate, quando con umili ricordi, quando con grandiose
reliquie, che pur nella miseranda loro ruina sollevano
il pensiero indagatore ad alte meditazioni storiche.
E le centinaia di oscuri morti degli ultimi secoli,
che fino a ieri l'unghia ferrata del cavallo empiamente
calpestava, riposano sopra un letto di gloriose me-
morie elleniche, alla loro volta sovrapposte alle tracce
delle umili dimore dei Siculi barbari. !1 lettore che
vorrà seguirmi con cortese attenzione nella lunga e
complessa esposizione ne trarrà profonde emozioni
storiche ed artistiche.
 
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