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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0205

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401

GLI SCAVI INTORNO A 1,'aTHENAION di siracusa

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più basso, quanta è l'altezza normale di un masso
(m. 0.40). Non vi è dubbio che codesti spianamenti
sorreggessero i grandi massi di fondazione, parecchi
dei quali, rimossi dalla loro sede originaria ed in via
di estrazione apparvero nella sezione inferiore della
voragine, dovuta ai Bizantini cercatori di pietre conce.

Senza pregiudizio dell'esame stilistico, figurale e
cronologico della stipe sacra svariatissima, rinvenuta
attorno al tempio arcaico, all'ara ed alla gradinata,
esame che verrà fatto in altra parte del libro, è ora
che, a seguito della nuda ed obbiettiva esposizione
dei fatti si svolgano qui alcune considerazioni sulle
costruzioni riconosciute, ed in particolare sull'ara, sulle
sue funzioni culturali e sulla stipe sacra.

Il tempio era la sede del culto, e tra le varie
manifestazioni di esso, era essenziale il sacrificio, che
si compieva sopra l'altare od ara. Non è qui il luogo
di discorrere delle svariate forme di altare e della
differenza che intercedeva in origine tra il fimfióg,
Viaria e Vèa^ccQu, sul quale argomento esiste una
vasta letteratura ('). Ma se èa%àQa e fiwfióg sono tal-
volta quasi sinonimi, l'saxócQa non ha mai perduto
il significato di altare a fiamma, con un foro o cavità
centrale, che avrebbe dovuto scendere sino alla terra
vergine, per addurvi il sangue delle vittime, poiché
Y èo%<xQa era di preferenza usata nel culto delle di-
vinità chthonie e dei morti ; affine all' ìoxàoa è anche
la fossa sacrificale, il fió9(>og, che poi divonta altare
mediante rivestimento in muratura. Ma il significato
originale di tali voci si è andato, col volger del tempo,
modificando, ed esse sono divenute di uso quasi pro-
miscuo.

E nemmeno intendo diffondermi sulle varie specie
di &voiai o sacrifici, cruenti ed incruenti, e sugli
ctnvQct ed ìxxanva, consumati senza impiego di fuoco.
Tutto ciò porterebbe lungi dal nostro tema diretto,
e si può del resto apprendere dai manuali delle an-
tichità religiose.

(') Raccolta in parte dallo Stengel, Die griech. Kultus-
alterthùmer. (Mtinchen, 1898), pag. 13 e sgg., ma che oggi si
dovrebbe di parecchio amplificare. Insurficente, perchè troppo
vecchio, è l'articolo Ara, di Saglio, in Dictionnaire ecc. s. v.
Utile parziale complemento è quello di A. S. P. Gow, On the
meaninq of the wort 8v/xéX>j (in Journal hel. stud., 1912,
pag. 213 sgg », ed altra letteratura che produco più oltre.
Utile e ricchissime! l'articolo di E. Reisch, Aitar, in R. En-
cyrlopaedie di Pauly'-YVissowa, I, pag. 1640 sgg.

Monumenti Antichi, Vol. XXV.

Recinti sacrificali di forma rettangolare, con re-
litti di ceneri, carboni ed ossa si riconobbero già
dentro templi molto arcaici come quello di Neandria
in Asia M., e di Prinià in Creta ('), illustrando il
quale ultimo il Pernier opportunamente ha rilevato,
come essi sieno la derivazione semplificata dalla
è<s%aQu dei megara micenei. Ma col progresso del-
l'arte e collo sviluppo delle cerimonie cultuali, questo
elemento che nell' interno del tempio cagionava in-
gombro, fumo e pericoli fu spostato all'esterno, rima-
nendo di dentro solo un ricordo od un simbolo nel
piccolo altare od ara, su cui si consumavano i sacri-
fici minori, mentre quelli grandi avevano luogo al-
l'esterno È così che ogni tempio, nel quale sia stata
possibile l'esatta esplorazione del temenos, ha quasi
sempre dato reliquie di altari, d'ordinario grandi, e
che talvolta anzi assumono proporzioni imponenti
(dando origine ad una architettura speciale), sulla sua
fronte orientale. È così che nell'arcaicissimo tempio
di Neandria vediamo gli avanzi di due rozzi altari
in piccole pietre, eretti all'esterno, ed assimetrici alla
fronte del santuario.

Che il nostro altare, di origine assai vetusta e
molto semplice nella sua forma primordiale, sia stato
replicate volte rifatto, migliorato e da ultimo sopra-
elevato, risulta dalle precise osservazioni e dai dati
di fatto, che ho esposti in precedenza. Di codeste
reiterate rinnovazioni le ricerche sistematiche degli
ultimi anni ci porgono esempi molteplici in santuari
celebri, ed anche in altri meno famosi (2).

(') Koldewey, Neandria, pag. 20; Pernier, Annuario Regia
Scuola archeol. ital. Atene, a. I, pag. 79 e sgg. Adde il tem-
pietto di Vroulia in Rodi (Kink, Fouilles de Vroulia, pag. 10
e sgg.j, col suo modesto altare nell'interno, accanto al quale
v'era il [ìóSqos o pozzetto delle offerte, le quali erano altresì,
come nel caso nostro, disperse su tutto il pavimento del san-
tuario.

(") Ad esempio, l'altare di Demeter a Pergamo (Athen.
Mitteilungen, 1912, pag. 247 e sgg.), quello di Artemide Me-
sopolitis in Orchomenos, il quale non è orientato col tempio,
ma appunto per ciò risulta più antico di esso (Karo, Arch.
Anzeiger, 1914, pag. 161). Del paro il grande altare del san-
tuario di Artemide Orthia in Sparta presenta le prove sicure
di tre rifacimenti di età arcaicissima, arcaica e romana (An-
nual Brit. School Athens, 1906, pag. 295 sgg.; 1910, pag. 21
sgg.). Così ad Egina si riconobbero le reliquie di tre altari,
uno grandioso sul fronte orientale del tempio superstite, e due
più piccoli, assirametrici ad esso, arcaicissimo l'uno, arcaico
l'altro. (Furtwaengler, Aegina. Das Heilif/thum der Aphaia,
pag. 69 sgg., pag. 155 e sgg).

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