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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0210

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411

GLI SCAVI INTORNO A l'aTHENAION DI SIRACUSA

412

che svelassero una buona volta il nome della divinità
eponima del santuario arcaico, e dei cittadini siracu-
sani del VII e VI secolo, che ad essa avevano offerto
i loro anathemata e charisteria. Ma poscia l'esame
accurato dei cippi strappati dal suolo cagionò in me
una profonda disillusione e riconfermò la fama di anal-
fabetismo, o (per usare una espressione più temperata)
di mutismo dei prischi Siracusani. Non uno solo dei
13 cippi portava una traccia qualunque di titoli, chè
tutti erano anepigrafi. Uno solo ha caratteri artistici,
e reca sicure tracce di stuccatura della superficie.
Tutti gli altri sono semplicissimi, taluni anzi rozzi;
una pietra riquadrata, senza sagome, senza ornati, e
per quel che oggi si vede, anche senza stuccatura.
Il materiale è per tutti una eccellente arenaria con-
chiglifera volgarmente detta « giuggiolena », delle
cave dell'Isola (== Plemmirio), che devono essere
state sfruttate a datare dal VII e VI secolo, ed oggi
sono esaurite. L'esame di questi pilastri ci dà una
impressione di povertà, quasi di miseria, della Sira-
cusa predinomendica in fatto di scoituva decorativa.
È in vero coU'avvento della casa dei principi gelesi,
che la citta prende uno slancio ed un impulso poli-
tico straordinario, al quale risponde anche una fiori-
tura artistica; il piccolo statarello che estendeva la
sua signoria per non molti chilometri attorno la città,
nel breve giro di pochi lustri, e dopo le strepitose vit-
torie terrestri e marittime su Cartaginesi ed Etruschi,
diviene la capitale politica della intera Sicilia orien-
tale. È coi Dinomenidi che prende voga il candido
calcare finissimo in sostituzione della rude « giuggio-
lena » ; ma con ciò non si afferma che mancassero
anche scolture marmoree, in marmo insulare od in
pario, dovute forse ad artisti forestieri ; ed a suo
tempo studieremo i pochi avanzi raccolti; e nemmeno
mancavano i bronzi artistici, perchè ad ogni cippo
rispondeva un àvadr^iu saldato ed impiombato alla
sommità di esso. Non uno di codesti preziosi ex voto,
che costituivano un museo della plastica enea del
VII-VI secolo, e che erano distribuiti nella piazza
circostante al tempio arcaico, se non anche dentro di
esso, è a noi pervenuto. Dovevano essere figurine di
xóqui e di xoì'goi, di divinità, di animali ed anche
vasi. Sarebbe stata una magnifica rievocazione del-
l'arte paleogreca ed arcaica della Sicilia, infiltrata,
naturalmente di forti elementi esotici; ma questa lu-

minosa visione ci viene sottratta proprio nell' istante
in cui credevamo di toccarla colla mano, di ammi-
rarla coll'occhio avido dello studioso.

Le stelai raccolte in questo singolare banco ar-
cheologico sono in tutto 13, ed io ne porgo qui una
rapidissima descrizione, a corredo delle figure, che
meglio del testo giovano a dare una idea della rude
semplicità di codesti monumenti, nei quali nemmeno
è dato scorgere un tentativo di progressivo sviluppo,
perchè tutti, all'infuori di uno, sono egualmente sem-
plici, egualmente poveri.

.V. 1. Pilastro in « giuggiolena imperiale »(tìg 22)
delle cave del Plemmirio. di taglio rude, con incasso

*_q-ì75 b

Fio. 22.

per Vex-voto non al centro del piano superiore ma
nello spigolo; ciò sembra denotare, che esso pilastro
fosse appoggiato ad una parete.

N. 2 (fig 23). Simile, vorrei dire alquanto più
rude, della stessa pietra, con due fori, che non si sa
bene, se rispondano a due figurine od a due sostegni
dello stesso ex-voto.

N. 3 (fig. 24). Altro, basso e molto semplice,
nella stessa pietra, con due fori quadrati.

N. 4 (fig. 25). In calcare fino, molto consunto,
con foro di profondità inusitata (mm. 75) nel piano
 
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