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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0228

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447

GLt SCAVI intorno A l'aTHENAION di SIRACUSA

448

Con queste premesse vengo ad esporre le ragioni,
che mi fanno ritenere molto dubbia la tesi, che in
questo e non in altro rudere si abbiano a vedere gli
avanzi di un grande altare sacrificale. E queste ragioni
emanano sovratutto dall'esame e dalla comparazione
con monumenti analoghi. È fortuna che si conosca in
dettaglio la struttura di parecchi di essi, così di età
arcaica come di buoni tempi, perchè ne trarremo molto
aiuto alla nostra indagine. Dico questo perchè a -priori
l'esame dei muri perimetrali, che pur sono di fonda-
zione, sembra dia per risultanza una eccessiva debo-
lezza così per sorreggere il peso di un lastricato su-
periore, come la spinta di una colmata interna ; due
elementi fondamentali, che sono stati riconosciuti in
tutti i graudi altari fin qui studiati. Ed eccessiva
sembra anche la larghezza; perchè se gli altari erano
molto lunghi, altrettanto erano angusti. Si aggiunga
che nel caso nostro la presenza di un battuto interno
fra i muri perimetrali sembra escludere la colmata,
la quale fa invece presentire un ambiente vasto; am-
messo questo, cade per ovvie ragioni, la possibilità
di un altare. Ma esaminiamo anzitutto alcuni dei mo-
numenti congeneri sin qui meglio conosciuti (l), il che
poi gioverà invece alla identificazione del precedente
rudere D con un grande altare.

Il più grande santuario dell' Eliade, Olimpia, ebbe
anche il più grande numero di altari che mai in
nessun luogo siasi riconosciuto; sono 27 distribuiti
senza un ordine prestabilito, e corrispoudenti ai culti
prestati a varie divinità, che facevano quasi corona
ai due maggiori e venerandi templi delle somme di-
vinità Zeus ed Hera, forniti essi pure dei loro altari
a gran fiamma. Ora. per quello di Zeus è fondamen-
tale uno studio del Puchstein (2), il quale ha grande

(l) 0. Puchstein aveva in animo di pubblicare una vasta mo-
nografia Ueber Brandopferaltàre, ma di essa non è mai uscito
altro che un saggio assai compendioso neWArchaeol. Anzeiger,
1893, pp. 19-23. È utilissimo consultare su questa materia il
denso articolo di E. Reisch alla .voce Aitar nella R. Encyclo-
paedie di Paulvs-Wissowa; ma il materiale monumentale sfrut-
tato non va oltre al 1894, mentre nell'ultimo quarto di secolo
avvennero altre scoperte di primo ordine in tale materia. Ormai
i grandi altari di cui possediamo ruine più o meno vaste e più
o meno studiate, superano la ventina, ed una monografia sin-
tetica sarebbe assai utile e desiderata.

(•) Ber Aitar des olympischen Zeus in Jahrbuch dell'Isti-
tuto germanico XI (1896), pp. 53-77, nel quale è anche data
la ricostruzione di questo grande altare.

valore per molte considerazioni, che svolge circa la
forma ed il contenuto anche degli altri. Questo grande
altare, secondo la esplicita testimonianza di Pausania
(V. 18, 8), confermate dalle scoperte: ntnoirpai Sé
tsodwv tàtv ^vofisvcov Tip Jù «no tfjg zttpqui; rwv
fiegàiv, xaDànsQ ys xcà èv /IsQy('<!-t(». x, i. X. Ed
ogni anno il 19 del mese di Elaphios i sacerdoti
procedevano ad un rituale ripulimento, quasi dealba-
mento (xoviacng), di questo monumento sacro mediante
una miscela di ceneri sacrificali tolte dal Prytaneion
ed impastate coll'acqua dell'Alfeo. Anche gli altri
minori altari di Olimpia consistevano quasi tutti di
un nucleo di ceneri sacre con tritumi di ossa animali,
e chi volesse minutamente esaminare le stratificazioni
e lo svariato contenuto di questi banchi dovrà tener
conto della minuta analisi fattane dal Furtwaengler (').

L'altare di Egina (2) è una vasta e complessa co-
struzione con amplissima gradinata di accesso, che
occupa tutto uno dei lati lunghi; ma il vero altare
che si sviluppa per m. 13.08 non ha più di m. 2.80
di largo, ed era superiormente basolato. Quello del-
l' Artemision di Sparta, rettangolare, lungo e stretto,
aveva un diam. corto di m. 3.30, constava di una
massicciata interna ed aveva invece una modesta
scaletta di accesso ad uno dei lati corti (3). Nel te-
menos di Demeter alla Gaggera di Selinuute ve ne ha
uno cogli stessi caratteri proporzionali (m. 16.30 X
3.15) non più alto di m. 1.10, privo di scala e di
prothysis, ma pavimentato superiormente di tegole,
che proteggevano il banco delle ceneri sacre, racchiuse
nell' interno (■*).

In Sicilia, fatta astrazione dal grande altare di
Jerone II, che per la sua tarda età, e per il suo iso-
lamento da qualsiasi tempio, sta a sè, ma tuttavia è
stato eretto secondo le norme ed i principi di una
vecchia tradizione artistica, noi conosciamo altri cinque
grandi altari del sec. V almeno, dico grandi tutti,
meno uno, quello del megaton selinuntino di Demeter,
già citato (5). Malgrado che il loro stato di conser-

(') Olympia, IV voi. Die lìronzen, pag. 1 e segg.
(2) Fiechter in Aegina, pag. 69 e segg,
("J Dawkins in An. Brith. Se. Athens. 1905-6, pag. 297
e segg.

(') Fougòres et Hulot, Selinonte, pag. 267.

(5) La fonte più attendibile, se non l'unica, per la esatta
conoscenza dei pwfioi sicelioti è la classica opera di Koldewey
e Puchstein, Die griech. Tempel etc. Per quello selinuntino
 
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