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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0301

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503

gu scavi INTORNO A L'aTHENAION DI siracusa

504

ambra, incarcerata entro alveoli circolari ottenuti col
trapano.

Le fìbule a placche di avorio furono già oggetto
di una mia recente dissertazione, nella quale però io
mi sono limitato agli esemplari a doppio disco, dei
quali si erano ricuperati saggi nelle più antiche
tombe greche del Fusco (').

Esemplari a placca quadrata, identici nella deco-
razione a quelli di Via Minerva, ma assai più pie-

sorta, che anche gli esemplari più rudi e pesanti non
fossero, al paro dei più delicati e gentili, prodotto
di una industria paleogreca, forse orientale, accolti
nel sec. Vili e nel VII, oltre che dai Greci, anche
dai barbari della Sicilia e della Brezia.

Circa le fìbule ad anima in ferro, arco trapezio,
rivestimento eburneo, vedi il citato mio scritto, pp. 194,
196, 200-201. Dalla presenza di numerosi esemplari
nei sepolcri più antichi di Siracusa, di Megara Hybl.,

Fig. 185.

coli, si erano già avuti nella necropoli sicula di M.
Pinocchito, associati a vasi geometrici greci (2), ed in
quella calabrese di Torre Mordillo (3). Se non in ab-
bondanza, tuttavia in una certa copia, ambedue i tipi
si rinvennero nella stipe del santuario di Artemide
Orthia in Sparta ('), ma quelli a piastra rettango-
lare sono di gran lunga prevalenti di numero, e tutti
adorni di decorazioni figurali, piuttosto grossolane, e
non puramente lineari come le nostre. Infine, esem-
plari a doppio disco s'ebbero altresì dal vecchio san-
tuario di Artemide nella lontana Efeso (5). Dalla di-
stribuzione dei reperti non cade quindi dubbio di

(') Contributi alla storia della fibula greca, in Opuscula
archaeologica 0. Montelio dir.ata (Stoccolma 1913), pp. 198-
199.

(') BPI. a. XX. pag. 52; a. XXIII, pag. 38.
(') Not. team, 1888, pp. 266, 463.

(«) Annual British School Athens, a. XIII (1900-1907),
pag. 78 e segg.

(*) Hogarth, Excavations al Ephesus. The arehaic Arte-
misia (London, 1908), tav. XXXII.

Monumenti Antichi — Vol. XXV.

di Cuma etc, nonché in quelli siculi del III periodo,
nelle necropoli indigene dei contorni di Locri, ed in
quelle del Piceno, se ne deduce che anche questo tipo
era di fabbrica paleogroca, ma trovava larga diffu-
sione, oserei dire anzi che era di preferenza usato
presso i barbari di varie regioni d'Italia.

Prima di procedere all'esame di altre categorie
di avori, produco alla fìg. 185 un pezzo di destina-
zione incerta. È, come vedesi, la metà di una piastra
a losanga, molto spessa, e munita di due appendici
traforate; asse min. 115, spessore mm. 17. È anche
dubbio, se trattisi di avorio, o, come pare più pro-
babile, di semplice osso. Il dorso ed il margine sono
decorati di rozzi ed irregolari denti di lupo. Che si
tratti di una placca di fìbula sembra per più ragioni
da escludere; la forma torna nuova, anche nella assai
ricca serie di Sparta; e nel rovescio manca la più
piccola traccia dell'agrafe in ferro, e delle rispettive
bullette. Ed allora il pensiero corre al coperchio di
uno di quei vasetti cilindrici od a bossolo, di cui, e
dei rispettivi coperchi, con appendici forate, si hanno

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