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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0305

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601

GLI SOAVI INTORNO A I, ATHENAION DI SIRACUSA

602

che questi segni, questi èma^ncna, non avessero il
loro significato, il loro linguaggio convenzionale, non
dirò certamente araldico; ma questo a noi sfugge, ed
era noto soltanto al proprietario o titolare del suggello.
Ed a me sembra opera vana quella di fantasticare
sopra concetti astratti, mentre propendo a vedere in
questi piccoli soggetti realistici un significato conven-
zionale desunto da circostanze realistiche di ambiente,
di condizione ecc.

Prima di chiudere questo elenco degli avori di via
Minerva, ed a proposito della piccola arte crisoele-
fantina, cui ho dianzi, appena di passata, accennato,
mi preme far rilevare, come in mezzo agli avori sieno
stati raccolti dei frammenti di sottilissime bractee
d'oro, molto deformate, che dovettero appunto servire
alla placcatura di talune parti di detti avori ; di che
abbiamo un documento preciso nel manichetto tìg. 194.

Ed ora come necessario epilogo al nostro studio
sugli avori intagliati di Siracusa, ci si affaccia il pro-
blema più delicato e difficile, quello cioè della loro
provenienza, delle officine donde uscirono, dell'arte cui
sono inspirati. Giova ripetere a questo proposito che
fino ad oggi i due centri, che hanno dato il maggiore
numero di avori arcaici sono i due Artemisia di Efeso
e di Sparta. Per quest'ultimo il loro editore, il Dawkins,
non ha creduto di pronunciarsi al momento della loro
prima e sollecita divulgazione. Ma parecchi anni dopo
la scoperta, ed in seguito a studi maturati egli è ar-
rivato alla conclusione, che tutta quella massa di in-
tagli, salvo pochissimi pezzi, è prodotto di industrie
locali, sotto lo stimolo di correnti artistiche diverse;
la loro età starebbe fra il 700 ed il 550 ('). Anche
l'editore degli avanzi di Efeso ha creduto prudente
di non pronunciarsi, ma il Poulsen, sottoponendo i
pezzi più caratteristici ad analisi e comparazioni,
scorge in essi molteplici influssi di varie correnti del-
l'arte asiatica (Assiria, Caldea, Hetei) e per un gruppo
in particolare non esita a chiamarli « altrodisch *,
nati cioè in Rodi, sotto la diretta influenza di articoli
orientali (2).

(') Il Dawkins non ha ancora divulgato lo studio suo, nel
quale dovrebbe dar ragione della sua tesi. Questo studio fu ar-
gomento ad una sua lettura tenuta alla Scuola Inglese di Atene
nel febbraio 1911; di tale lettura possediamo soltanto un sunto
ne\V American Journal of archaeolugy, 1911, pag. 559

(2) Poulsen, Der Orient ecc., pag. 42 e segg.; pag. 84
e segg.

Da parte mia osservo che conviene anzitutto te-
nere da parte gli scudetti di fibule, quadrati e rotondi,
i quali non presentano decorazione figurale veruna;
per essi, attesa appunto la deficenza di qualsiasi veste
artistica, torna più che mai difficile stabilire il loro
centro di origine. Data la quantità di esemplari ap-
parsi ad Efeso, che molto avorio ritirava da Rodi, sede
di una fiorente industria elefantina, io non escludo
che in Rodi sieno stati confezionati; ma esprimo in
via al tutto riservata questa congettura, occorrendo,
per un giudizio definitivo, meglio studiare la diffu-
sione di codeste guarniture di fibule, in tutto il mondo
greco.

Altra cosa è per i pochi avori figurati di Siracusa.
In essi il sentimento dell'arte arcaica greca sgorga
sincero e spontaneo dal loro esame stilistico, ed appena
per il manichetto fig. 194, dai corpi leonini inveisi,
può sorgere qualche dubbio. Includendo nel gruppo
siracusano anche la bella piastra (Notizie, 1895,
pag. 119), con la rappresentanza di 'ÀQTsuigrvayia, noi
siamo ben lontani dall'arte goffa, dura, stentata e vol-
gare che caratterizza buona parte degli intagli di
Sparta; ne concluderemo adunque, anche per buone
ragioni storiche, che essi non vengono da Sparta.
D'altro canto nemmeno scorgo in essi quelle note,
così spiccate nella serie delle figurine muliebri efesie,
dell'arte creduta rodia. Tutto accenna invece ad una
fase più progredita nella quale il sentimento greco
della forma e del modellato prevale su quello orien-
talizzante. Qui sono mani delicate e gentili che hanno
attaccata la fragile materia, per ritrarne con abile
magistero forme non grossolane ma corrette e talora
perfette. Tuttavia siccome questi avori sono stati rac-
colti assieme, e proprio mescolati a ceramiche rodie,
e siccome a Rodi fioriva l'industria dell'avorio, non
escludo che essi emanino da officine paleorodie, ma
un po' meno arcaiche di quelle che hanno prodotto
il. materiale di Efeso. Assieme ai vasi avremmo qui
pertanto testimonianze di rapporti commerciali abba-
stanza antichi (fine VII e Vs VI sec.) fra Rodi e
Siracusa, circa i quali veggasi anche la pag. 537 con
la rispettiva nota.

Ma donde sarebbe venuto a Rodi l'avorio grezzo,
per alimentare così fatta industria? Io penso da
Cirene, fondazione dorica di Thera, alla cui coloniz-
zazione avrebbero però partecipato anche i Lin-
 
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