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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0325

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633

GLI SCAVI INTORNO A l'aTHENAION DI SIRACUSA

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sulle erme in genere, il suo divulgatore ('). Soggiungo
soltanto che, trattandosi di un documento molto ar-
caico, taluno vi potrà scorgere quei tratti fondamen-
tali, comuni ad una quantità di altri monumenti af-
fini, sui quali il Loevvy basò la sua teoria di una
fonte primigenia comune da Creta (2), da raggiungere
risalendo a ritroso le varie correnti, peloponnesiaca,
attica, chiota, ionica.

Nei rispetti religiosi l'erma ed il busto, peculiari
della religione e dell'arte siceliota, ci richiamano al
culto delle divinità chtonie, tanto diffuso nell'isola.

E nell'erma stessa, ove non si vogliano ravvisare
proprio le due divinità, si potrà anche scorgere sim-
bolizzata, come bene ha intuito il Rizzo, la duplice
potenza divina di Core, operante cioè sulla terra e
nell' Hades.

*

La Sicilia arcaica scarseggiò di opere di scoltura
marmorea per ragioni diverse ed ovvie, le quali fu-
rono variamente, e talvolta erroneamente valutate (3);
soprattutto la mancanza di marmi indigeni, la diffi-
coltà e la maggior spesa dei trasporti, e di conse-
guenza una minor fioritura di scultori del marmo,
sono condizioni che provocarono il sorgere di grandi
ed abili maestranze di coroplasti, che non esiteremo
a chiamare veri maestri. Per quanto i prodotti della
grande coroplastica siceliota ci sieno pervenuti in de-
solanti condizioni frammentarie, non cade dubbio che
in questo campo la Sicilia non abbia superata la
stessa Grecia, dando origine ad una tradizione arti-
stica propria, i cui effetti e la cui azione si fanno
sentire anche in Roma e forse nella bassa Etruria;
il che basta già di per sè a dimostrare il valore in-
trinseco di questa peculiare tradizione artistica.

Quest'arte speciale implicava un largo impiego

(') G. E. Rizzo, Busti fittili agrigentini, in Oester. Jahres-
hefte, 1910, pag. 70 e sgg.

{') Typenwanderung in Oester. Jahreshefte, 1909; soffer-
marsi in raffronti sullo teste muliebri, pp. 268 e segg.

(3) 11 Pace in Arte ed artisti (pag. 68 e segg.) ha svilup-
pato una serie di buone considerazioni per dimostrare che ai
Sicelioti non facesse difetto la capacità artistica, ma sì piut-
tosto la materia, per dare origine e lavoro a fiorenti scuole
di scultori marmorai. Conviene però sempre tener presente an-
che la diversa condizione in cui nel VII e VI secolo si svol-
geva la vita politica ed economica delle città della Grecia e
di quelle della Sicilia.

di colori, per dar vita alla morta e fredda materia,
come del resto si usò anche coi marmi dell'Acropoli;
ed il decoratore delle statue, un yqacpsvc, fu proba-
bilmente persona diversa dal plasmatore, ma in ogni
caso suo diretto ed intimo collaboratore di bottega ;
egli copiava dal vero i particolari dei costumi va-
ghissimi e di grande ricchezza, come li copiarono i
pittori dei vasi. Così queste imagini, vivide nella loro
gaja e vivace policromia, resistentissime nella loro
eccellente compagine, ben poterono gareggiare con
quelle marmoree, con enorme risparmio di spesa. È
stata questa circostanza, più che la sovente ed a torto
accampata, o per lo meno esagerata mancanza di ar-
tisti sicelioti, che ha fatto singolarmente prosperare
nell'isola questo ramo della plastica. Se nella prima
metà del sec. V esso sembra scomparire, per cedere
definitivamente il posto al marmo, in taluni centri
interni e di più difficile accesso, esso durò anche fino
al secolo IV (1).

Le nostre scoperte di Via Minerva recano nuovi
ed utili, per quanto molto frammentari elementi, alla
storia ancora poco nota (*) della grande plastica
cretacea siceliota; ed altri maggiori ci verranno dalla
divulgazione del materiale gelese, a cui converrà ag-
giungere quello più scarso e quasi completamente
ignorato della Magna Grecia (3).

Monumento veramente insigne di quest'arte è per
ora la placca gorgonica di Siracusa, che nella sua
cromìa rispecchia quella della pittura vascolare ar-
caica. Se, quale e quanta parte di codeste terrecotte
venisse posta in servizio dell'architettura è problema,
alle difficoltà della cui soluzione ho dovuto più volte
accennare.

(*) Così sulla montagna di Serra Orlando presso Aidone,
dove abbiamo una florida anonima città (Herbita?), una serie
di busti di divinità, taluni dei quali maggiori del vero, scen-
dono al IV, forse anche al III secolo.

(2) E ancora prematuro ogni tentativo di sintesi. Veggasi
per ora Deonna, Les statues de terrecuite dans l'antiquité
(Paris, 1907), pag 43 e segg.; Pace, Arte ed artisti, pp. 58
e 131.

(3) Il Museo Civico di Reggio Calabria, ad esempio, pos-
sedeva da molti lustri il ragguardevole rilievo di Griso-Laboc-
cetta, Notizie, 1886, pag. 243, che nessuno aveva mai pensato
di sottoporre a lavaggio. Compiuta per mio ordine, alcuni anni
addietro, la delicata operazione, saltarono fuori particolari del
costume, estremamente interessanti, che rendono necessaria la
pubblicazione « ex novo i del bellissimo frammento.
 
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