Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

DOI Artikel:
Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0352

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
687

GLI SCAVI INTORNO A L'ATHENAION DI SIRACUSA

688

Ma le relazioni colle rispettive metropoli essendo a
lungo perdurate, qualcuno ha pensato che l'invenzione
delle tea. debba attribuirsi a Corinto ('). Siracusa che
ne fu la grande colonia d'occidente, appunto per la
sua origine rivelerebbe così fatta dovizia di architet-
ture fittili, porgendo così una prova di riflesso alla
teoria del Dorpfeld, come la porgerebbero le grandiose
rivelazioni del tempio di Kardaki in Kerkyra, altra
grande colonia di Corinto. Certo in Corinto conver-
gono rispettabili ed eloquenti tradizioni relative a
questa e ad altre arti affini; e basterebbe ricordare
i « fictores » corinzir Eucheir, Diops, ed Eugrammos,
che avrebbero trapiantata la loro arte in Etruria
(Plinio, TV. h., XXXV, 152) («). Però allo stato at-
tuale delle scoperte, che io sappia Corinto non ha
ancora prodotto materiali, che corroborino la tradi-
zione e la teoria del Dòrpfeld; ma questo argomento
negativo ha un valore molto relativo, in quanto pos-
sibili e sperabili scoperte possono domani interamente
distruggerlo. Non è quindi inverosimile che Corinto,
la città industriale per eccellenza della creta, abbia
tramandato in Sicilia coi suoi coloni, anche i primi
germi e gli incunaboli di quest'arte. Ma è ancor più
certo che in Sicilia essa ebbe uno sviluppo speciale ;
anche la rodia Gela, che sembra attingere ad altre
fonti e ad altre correnti artistiche, fu non solo centro
di produzione delle tea., ma altresì di esportazione,
ad Olimpia per il thesauro dei Geloi, a M. S. Mauro,
e forse altrove. Eppure i tipi delle piastre e la loro
decorazione sono gli stessi dei selinuntini e dei sira-
cusani, salvo divergenze di moduli e di dettagli, ed
anche a Gela appariscono le medesime strane forme
di grandiosi xaXvmrjqtg foggiati a forma di cavallo
con cavaliere, quali si rivelarono a Camarina ed a
Siracusa. Ma dopo avere espressa questa impressione
di massima sulle tea. gelesi, devo impormi, quanto
ai dettagli, un giusto riserbo, perchè nulla ancora è

l'j.'W. UCrpl'eld, Athen. Mitteilungen, 1914, pag. 168
u Nach der Ueberlieferung musste di Erfindung der archit.
Terrakotten der Stadt Corint zugeschrieben werden ».

(') I recentissimi studi del Weege (Jahrbuch, 1916, pp. 105-
168) sulle pitture della tomba del Triclinio in Corneto Tar-
quinia accrediterebbero la notizia di Plinio, in quanto egli
ritiene che codeste pitture «.seguite fra 520-510 sieno dovute
ad un artista greco, probabilmente della M. Grecia, il quale
pero sarebbe vissuto così a lungo in Etruria da essere profon-
damente compenetrato delle idee e del sentimento religioso
etrusco.

pubblicato del vasto materiale gelese. Mi basterà ri-
badire la tesi, che le tea. siceliote rispondono al con-
cetto di una grande unità formale e decorativa, che
ben le distingue dalle campane, dalle laziali e dalle
etrusche, malgrado il fondo comune ed i molteplici
contatti anche con questi gruppi.

Sono dunque altrettante provincie di un'arte, ema-
nante da focolari comuni ; in Sicilia essa ebbe forme
ed andamenti con carattere individuale, ma scomparve
col progredire ed il perfezionarsi delle strutture la-
pidee, mentre in Etruria perdurò fino a tempi assai
più avanzati.

Grandi membrature architettoniche lapidee.

A prescindere da qualche pezzo, che diremo spo-
radico, in tre punti diversi della grande area di scavo
si rinvennero membrature architettoniche lapidee, non
in marmo, ma in calcare, pertinenti a più edifici an-
tichi, diversi, e quasi tutti preesistenti al grande
tempio superstite. Sono « disiecta membra », di edi-
fici che vennero, quasi tutti, soppressi ed aboliti in
occasione della grande riforma edilizia, cento volte
da me ricordata, la quale era stata provocata e resa
necessaria dalla costruzione del tempio nuovo. È ne-
cessario anzitutto premettere una descrizione di pezzi,
indicando la loro esatta provenienza, tentando poscia
il loro riferimento a questo od a quell'edifizio.

I-II) Triglifi di rivestimento dell'ara. ■— A suo
tempo (cfr. pag. 392) venne fatta una esposizione
dettagliata della scoperta dell'ara, ed ho in modo par-
ticolare insistito nel dimostrare le modificazioni su-
bite in momenti diversi dal piccolo ma insigne mo-
numento. A tav. IV si vede la imagine fotografica del-
l'ara nella sua ultima fase, quando su tutti e quattro
i lati il suo nucleo arcaicissimo venne per maggior
decoro rivestito di quattro placche in calcare bianco
fine, di cui due con metope e triglifi, e due liscie.
È chiaro, che questi quattro conci vennero tolti da
un edificio più antico, diruto ed abbandonato (forse
un'altra ara, attesa la eccessiva larghezza della me-
topa, ed altre peculiarità), e solo per ripiego si trovò
opportuno di applicarli a decorare la nuova sopraele-
vazione dell'ara. Di così fatti espedienti si hanno
esempi in tutti i momenti storici dell'architettura, e
sono così numerosi, che non è il caso di richiamarli.
 
Annotationen