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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0363

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709

GLI SCAVI INTORNO A i/ATHKNAION DI SIRACUSA

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ma soprattutto per la presenza di ingenti masse di
ceneri con minuti detriti di ossa, si appalesa come
un grande altare ad incinerazione. Ma mentre le
masse di ceneri vennero segnalate a levante del ru-
dere D, le architetture si videro accatastate a le-
vante del rudere E. Onde a giudicare così ad occhio' e
croce, sembrerebbe doversi riconoscere in E il grande
altare, ed in D un altro edifìcio di carattere impre-
cisato. Ma la cosa sta invece nel senso inverso; perchè
il rudere D presenta assai meglio che non il rudere E
caratteri e requisiti, che ne consentano la restituzione
in grande altare. In fatto, mentre per una edicola,
o tempietto od altro che dir si voglia, il muro longi-
tudinale interno non avrebbe ragione di sorta di sus-
sistere, esso verrebbe pienamente giustificato ove lo
si interpreti come la fondazione del muro perimetrale
di levante del /Sw/tog nqóvaog propriamente detto, e
che lo separava dalla gradinata antistante. A corro-
borare questo mio supposto interviene un altro fat-
tore che parmi di molto significato. Se, come cercherò
di dimostrare al più presto, il grande rilievo a giragli
è il xtQug di un grande altare, se il vero e proprio
ftwtuóg di questo altare sarebbe la metà occidentale
del rudere B, tra questi due elementi vi dovrebbe
essere una esatta coincidenza metrologica. Ho fatto
riportare la lungh. del rilievo sul lato corto del pw[ióg
e con mia grande soddisfazione si è visto, che le due
lungh. corrispondono quasi alla perfezione, salvo una
assai piccola minor lungh. del rilievo, che però è a
supporre fosse integrato alle testate da due pilastrini
o membretti dì finimento; coll'aggiunta dei quali le
due misure collimerebbero alla perfezione.

Vi è però una pregiudiziale, che conviene chia-
rire ed eliminare. Se l'altare era il rudere D e non
quello E, come mai la catasta dei pezzi architetto-
nici è stata segnalata a levante di E, e non a levante
di D? Certo, malgrado che l'archeologo porti la mag-
gior diligenza ed ogni cura più sottile nello interpre-
tare, spiegare e dar ragione dei fatti anche più pic-
coli, ma che importano conseguenze di qualche rilievo,
non sempre perveniamo a raggiungere il nostro intento
ed a chiarire il bujo misterioso di certe situazioni.
In ogni modo, che le architetture raccolte a levante
di E avessero relazione coll'ammasso di ceneri di D,
lo ho desunto da una circostanza in apparenza insi-
gnificante, ma in realtà di grande valore e significato.

Procedendo ad un accurato ripulimento della super-
ficie di quei pezzi, ho con mia sorpresa notato che
negli interstizi e nelle piccole cavità di parecchi di
essi era penetrata, e tenacemente aderiva, della ce-
nere con minuti tritumi di ossa, corrispondente per
qualità e composizione a quella che forma il grande
banco tra D e E. Se ne deve quindi arguire, poiché
nissun ammasso di ceneri fu segnalato a levante di E,
che una parte almeno delle architetture colà segna-
late, in una fase precedente, o per caduta o per in-
tenzionale collocazione, o per altre ragioni che si
sottraggono alla nostra conoscenza, vennero a trovarsi
o dentro ad immediata prossimità al grande banco
di ceneri attiguo ad D, di guisa che è lecita la con-
gettura che una parte almeno di quei massi si ab-
biano a riferire al rudere D.

Sgombrato così il terreno da varie incertezze, esa-
miniamo ora le altre ragioni che consigliano di inter-
pretare il grande rilievo, come il xégag di un grande
altare, che noi vorremmo ricostruire in alzata sopra
il rudere D e di cui il secondo esemplare è proba-
bile si abbia a ricercare sotto le fondamenta dell'Al-
bergo Roma. Della decorazione terminale superiore
di codesti altari si è occupato con particolare amore
e con sottili ricerche lo Studniczka ('), nel suo pro-
fondo studio sul trono di Boston, che forma il « pen-
dant » a quello Ludovisi. A lui si è affacciata l'idea
che questi due troni costituissero i due singolari xéqara
di un grande altare.

In genere la decorazione delle estremità superiori
di codesti altari era molto sobria. È fortuna che noi
si possegga uno dei corni del grande altare di De-
meter in Pergamo, che era appunto costituito da una

(') Dus Gegenstùck des ludovisischen Thrònlehne, in
Jahrbuch XXVI (1911), pag. 50 e segg. ed in particolare
pag. 92 e segg. Si tenga anche presente l'istruttivo articolo
sul grande altare di Giove in Olimpia, già citato a pag. 447 n. 2.
E poscia lo spirituale riassunto critico che del dotto ma pe-
sante studio dello Studniczka ha fatto il Lechat nelle sue
Notes archéologiques V, in Revue d. études anciennes 1912,
pp. 151-170. Sulle forme degli altari rettangolari e sul loro
finimento superiore rimando al più volte citato articolo del
Keiscli, Aitar, in Pauly's Wissowa, R. Encyclopaedie, I,
pag. 1672, che però conviene aggiornare colle scoperte avve-
nute dopo il 1894, delle quali io ho appunto cercato di tener
conto. Per la forma rettangolare dei grandi xégata è quanto
mai convincente e persuasiva la rappresentanza del vaso ru-
vestino Monumenti Istituto, II, tav. XLIII = Eeinach, Réper-
toire vas. peints, I, pag. 105.
 
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