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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0380

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GLI SCAVI INTORNO A L'ATHENAION DI SIRACUSA

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condizioni da permettercene uno studio stilistico, che
lo tradisce di origine chiota. Nè deve cagionare sor-
presa tale comparsa; perocché Siracusa non ebbe nè
durante il suo massimo prosperare e quanto meno
prima una scuola di scultori con indirizzo autonomo;
essa era direttamente tributaria dell'estero, ed attin-
gevano all' indirizzo delle scuole forestiere i suoi scarsi
scultori, nissuno dei quali assurto a gran fama. Appena
a Selinunte (ne convengo col Pace) è il caso di par-
lare di una scuola locale di anonimi maestri, che per
circa due secoli attesero alla decorazione dei templi
della opulenta e sventurata città. Ma anche queste
maestranze si piegano alle inspirazioni peloponnesiache
prima, attiche poi, riuscendo tuttavia ad assumere
una certa ed efficace fisionomia locale; nissun nome
illustre di maestro culmina in esse, che abbia saputo
tentare audaci novazioni; i suoi artisti sanno però
trattare maestrevolmente la forma, trasfondere in essa
espressioni ora "rudi e grossolane, ora profondamente toc-
canti di dolore e di pathos, e sanno ricorrere ad espedienti
tecnici (policromia dei materiali) di molto effetto. Per
concludere sono quanto mai scarsi i nuovi elementi
acquisiti dai nostri scavi alla storia della scoltura
siracusana.

Di gran lunga più confortanti sono i lumi che
emergono dallo studio della stirpe sacra, formata in-
teramente di prodotti della piccola arte industriale.
In prevalenza essa è costituita da vasellami. A pre-
scindere dalle ceramiche siculo, riferibili non alla stipe
ma al sottostante villaggio, i documenti più antichi
sono gli scarsi avanzi geometrici. Ma rimane per essi
tutti il dubbio, se derivino dallo strato siculo o dal
paleogreco, che sovente si compenetrano e si confon-
dono. In ogni caso quel materiale ci porta ben ad-
dentro nel secolo Vili, forse nel IX, ed ancor che

10 si voglia in prevalenza siculo, esso afferma una
decisa influenza greca. Seguono masse di piccola cera-
mica protocorinzia, le più antiche delle quali ancora
con caratteri geometrici ; è questo il materiale che
coincide con la fondazione della città, spettando alla

11 7* sec. Vili ed ai primordi del VII. Seguono in
ordine di tempo i protocol-, zoomorfì, che continuano
accanto ai corinzii in quasi tutto il secolo VI. Non
è qui il caso che io ritorni alla agitata questione sulla
patria dell'industria protocorinzia, sulla quale veggasi,
in particolare, Purtwaengler, Aegina, pag. 477; essa

devesi, in ogni modo, trovare in Corinto e nelle sue
adiacenze. Evidenti ragioni politico-commerciali spie-
gano la grande diffusione di questa merce nella Sicilia
in genere ed a Siracusa in particolare, dove essa ha
resistito più a lungo che non in altri luoghi ('). alla
concorrenza attica, che con la '/* VI sec. si afferma
minacciosa alla vecchia industria della metropoli.

Dell'attico a f. n si ebbero poche tracce in Via
Minerva, e più copiosi avanzi, però ridotti in bric-
ciole, nel cortile Arcivescovado. Tutto ciò si spiega
per ragioni economico-commerciali. La mancanza poi
dell'attico a f. r. non può non venir messa a calcolo
nella valutazione cronologica degli strati di Via Mi-
nerva e conseguentemente anche in quella della co-
struzione del tempio nuovo.

Alla dilagante industria protocorinzia e corinzia
fece per un certo tempo una moderata concorrenza
anche l'industria ceramica delle isole, ed in parti-
colare di Rodi, che eccelle nella magnifica brocca
tav. XII. Codesti prodotti venivano portati in Ortygia
da una corrente commerciale, che con le ceramiche
adduceva altri articoli di avorio, piccole imagini fittili,
forse anche vetrerie. Nulla abbiamo dell'industria di
Naukratis, cotanto affine alla rodia, ma è ben pos-
sibile che i commercianti rodioti abbiano direttamente
attinto all' Egitto, per lo scalo di Naukratis, anche
il prezioso vaso in porfido, di genuina industria egi-
ziana molto antica, munito di geroglifici e contenente
forse prelibati unguenti orientali presentati in omaggio
alla dea. Ed* olii profumati e balsamici contenevano
pure quei vasetti in mezza porcellana invetriata, in-
trodotti forse dal commercio fenicio, o da greci che
ad esso facevano concorrenza.

La presenza di numerosi accertati avanzi di anfore
panatenaiche, provenienti sovrattutto dal cortile Arci-
vescovado, è un altro argomento di peso per la epo-
nimia del santuario.

Infine non hanno valore nè storico nè industriale
i pochi e scadenti avanzi ceramici dell età romana e
bizantina, derivanti dagli strati superiori, completa-
mente estranei ormai alla vita ed alle vicende del
santuario greco.

(l) A Megara Hyblaea l'industria attica a f. n. e quella
corinzia quantitativamente si equilibrano; non cosi a Siracusa
dove il corinzio mantiene una preponderanza ancora per tutto
lo scorcio del sec. VI.
 
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